Sentì al vivo Elisabetta la malattia del suo amatissimo
genitore e in quei giorni si portò a farle qualche visita. Essendo stato il
suddetto sempre buon cristiano, stava tranquillo e sereno dando buoni documenti
ai suoi figli.
La sera avanti alla sua morte, San Francesco
gliene dette l’avviso in modo mirabile; il buon Tommaso lo disse alla sua
consorte e alla figlia maggiore che stavano ad assisterlo. Non è meraviglia che
il Santo lo favorisse con questa segnalata grazia, godendo la sua famiglia la
figliolanza, essendo egli stato molti anni sindaco del convento di Aracoeli.
Quelli buoni religiosi, per compenso, gli avevano accordato tanto privilegio;
passò agli eterni riposi questo santo uomo il giorno 29 gennaio 1807. Il dolore
di tale perdita fu molto sensibile alla buona Elisabetta, ma si rassegnò alle
divine disposizioni; diceva ella stessa che il dolore della sua perdita le fu
mitigato dalla sua preziosa morte. Non lasciò peraltro di affaticarsi molto per
suffragare la benedetta anima del genitore, col fargli celebrare Messe,
comunioni, visite alla Scala Santa40, altre devozioni e molte
mortificazioni per liberarlo dal purgatorio. Procurò che da qualche buona anima
gli fossero fatti dei suffragi, come fecero, né si dette per soddisfatta
fintanto che non fu assicurata che il suo genitore era in Cielo.
In questa occasione conobbe una
penitente41 del Padre Ferdinando, trinitario in San Carlo alle Quattro
Fontane. Il Signore si servì di questo mezzo perché quando il suo confessore
era fuori di Roma, avesse il sollievo spirituale di questo buon padre, fintanto
che il suo confessore fu fatto vescovo. Allora liberamente poté fissarsi dal
suddetto Padre Ferdinando, avendo ben conosciuto essere quella la volontà di
Dio.
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