In tale stato
erano le cose, quando le autorità dipartimentali, già inviate ne' dipartimenti,
incominciarono l'opera della organizzazione delle municipalità.
Per una
rivoluzione non vi è oggetto più importante della scelta de' munìcipi. Dipende
da essi che la forza del governo sia applicata convenientemente in tutt'i
punti; dipende da essi di far amare o far odiare il governo. Il popolo non
conosce che il municipe, e giudica da lui di coloro che non conosce.
Per eleggere i
munìcipi in una nazione, la quale già anche nell'antica costituzione avea un
governo municipale, si volle seguire il metodo di un'altra che non conosceva
municipalità prima della rivoluzione; e così, mentre si promettevano nuovi
diritti al popolo, se gli toglievano gli antichi. Era quasi fatalità seguire le
idee, sebbene indifferenti, de' nostri liberatori!
L'elezione de'
munìcipi fu affidata ad un collegio di elettori, che furono scelti dal governo.
- Qual è dunque questa libertà e questa sovranità che ci promettete? - dicevano
le popolazioni. - Prima i munìcipi erano eletti da noi; abbiam tanto sofferto e
tanto conteso per conservarci questo diritto contro i baroni e contro il fisco!
Oggi non lo abbiamo più. Prima i munìcipi rendevano conto a noi stessi delle
loro operazioni; oggi lo rendono al governo. Noi dunque colla rivoluzione,
anziché guadagnare, abbiam perduto? - Si volea spiegar loro il sistema
elettorale; si volea far comprendere come continuavano a dirsi eletti da loro quelli
che erano eletti dai suoi elettori: ma le popolazioni non credevano né erano
obbligate a credere ad una costituzione che ancora non si era pubblicata. Si
diceva che gli elettori dovessero un giorno esser eletti dal popolo; ma intanto
il popolo vedeva che erano eletti dal governo: il fatto era contrario alla
promessa. Quando anche la costituzione fosse stata già pubblicata, i popoli
credevan sempre superfluo formar un corpo elettorale per eleggere coloro che
prima in modo più popolare eleggevano essi stessi, e riputavano sempre perdita
il passare dal diritto dell'elezione immediata a quello di una semplice
elezione mediata.
Ho osservato in
quella occasione che le scelte de' munìcipi fatte dal popolo furono meno
cattive di quelle fatte dai collegi elettorali, non perché i collegi fossero
intenzionati a far il male, ma perché erano nell'impossibilità di fare il bene,
perché non conoscevano le persone che eleggevano e perché spesso eleggevano
persone che il popolo non conosceva. Io ripeto sempre lo stesso: nella nostra
rivoluzione gli uomini eran buoni, ma gli ordini eran cattivi. Io comprendo
l'utilità di un collegio elettorale dipartimentale, che elegga o proponga que'
magistrati che soprastano alla repubblica intera; ma un collegio dipartimentale
che discenda ad eleggere i magistrati municipali mi sembra un'istituzione
antilogica, per la quale dalle idee delle specie, invece di risalire a quella
del genere, si voglia discendere a quella degl'individui, che debbon precedere
l'idea della specie. È vero che in taluni momenti si richieggono negli uomini
pubblici molte qualità che il popolo o non conosce o non apprezza; ma voi, che
avete il governo della nazione, sapete molto poco, quando non sapete far sì che
l'elezione cada sulle persone degne della vostra confidenza, senza alterare
l'apparenza della libertà.
Che ne avvenne?
I collegi elettorali distrussero le elezioni fatte dal popolo, disgustarono il
popolo e gli uomini popolari che il popolo avea eletto. Se il collegio elettorale
chiedeva degli uomini probi, questi erano più noti al popolo, coi quali
convivevano, che a sei persone inviate da Napoli, le quali non conoscevano il
popolo né erano conosciute dal medesimo; se chiedeva degli uomini utili alla
rivoluzione, quali potevano esser mai questi se non quegl'istessi che il popolo
amava e che il popolo rispettava?
Questa parola
«popolo», in tutt'i luoghi ed in tutt'i tempi, altro non dinota che quattro,
tre, due e talvolta una sola persona, che, per le sue virtù, pe' suoi talenti,
per le sue maniere, dispone degli animi di una popolazione intera: se non si
guadagnano costoro, invano si pretende guadagnare il popolo, e non senza
pericolo talora uno si lusinga di averlo guadagnato.
Dopo qualche
tempo i collegi elettorali furono aboliti; ma non si restituì l'antico diritto
alle popolazioni. Si credette male degli uomini il male che nasceva dalle cose.
S'inviarono de' commissari organizzatori, cui si diedero tutte le facoltà del
corpo elettorale; si commise ad un solo quel diritto che prima almeno
esercitavano sei; e, con ciò, l'esercizio, sebbene fosse più giusto, parve più
tirannico e più capriccioso. Diverso sarebbe stato il giudizio del popolo, se
questi commissari fossero stati inviati prima. La loro istituzione era più
conforme alla natura, alle antiche idee de' popoli, ai bisogni della
rivoluzione.
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