Ma il governo,
mentre si occupava della organizzazione apparente, trascurava o, per dir
meglio, era costretto a trascurare, la parte più essenziale dell'organizzazione
vera, che consiste nel mantener libera la comunicazione tra le diverse parti di
una nazione. Sarebbe stato inescusabile il governo, se questa trascuratezza
fosse stata volontaria; ma essa era una conseguenza inevitabile della scarsezza
e della non buona direzione delle forze. Se poca forza, ben ripartita, la quale
avesse agito continuamente sopra tutt'i punti, o almeno sopra i punti
principali, sarebbe stata bastante a prevenire, ad impedire, a togliere ogni
male; molta, che agiva per masse e per momenti in un punto solo, non potea
produrre che un debole effetto e passeggiero.
Le province
ignoravano ciò che si ordinava nella capitale; la capitale ignorava ciò che
avveniva nelle province. Si crederebbe? Non si pubblicavano neanche le leggi.
Due mesi dopo la pubblicazione in Napoli della legge feudale, non fu questa
pubblicata in tutto il dipartimento del Volturno, vale a dire nel dipartimento
più vicino; e la legge feudale era tutto nella nostra rivoluzione.
Questa legge,
che dovea esser nota ai popoli ai quali giovava, fu nota ai soli baroni che
offendeva, perché questi soli erano nella capitale. Questa sola circostanza
avrebbe di molto accelerata la controrivoluzione, se una parte non piccola
della primaria nobiltà non fosse stata per sentimento di virtù attaccata alla
repubblica, ad onta de' non piccoli sacrifici che le costava.
Intanto
circolavano per i dipartimenti tutte le carte che potevano denigrare il nuovo
ordine di cose, e passavano per le mani de' realisti, i quali accrescevano
colle loro insidiose interpretazioni i sospetti che ogni popolo ha per le
novità.
Questa mancanza
di comunicazione fu quella che favorì l'impostura dei còrsi Boccheciampe e De
Cesare nella provincia di Lecce; e di questa profittarono il cardinal Ruffo e
tutti gli altri capi sollevatori, e riuscì loro facile il far credere che in
Napoli era ritornato il re e che il governo repubblicano erasi sciolto. Essi
erano creduti, perché il governo nelle province era muto, né più si udiva la
sua voce. Ruffo dava a credere alle province che fosse estinta la repubblica:
il Monitore repubblicano, al contrario, dava a credere alla capitale che
fosse morto Ruffo. Ma l'errore di Ruffo spingeva gli uomini all'azione, e
quello de' repubblicani gli addormentava nell'indolenza; ed a Ruffo giovavano
egualmente e l'errore de' realisti e quello de' repubblicani.
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