Il primo
progetto dei congiurati era quello che gl'inglesi dovessero occupar Ischia e
Procida, come difatti l'occuparono, onde aver maggior comodità di mantenere una
corrispondenza in Napoli e di prestare a tempo opportuno la mano alle altre
operazioni. Questo inconveniente fu previsto; ma il governo non avea forze
sufficienti per custodir Procida: i francesi non compresero il pericolo di
perderla.
Gl'inglesi,
padroni di Procida, tentarono uno sbarco nel littorale opposto di Cuma e
Miseno. Un distaccamento di pochi nostri, che occupò il littorale, lo impedì; e
la corte di Sicilia dovette più di una volta fremere per le disfatte dei suoi
superbi alleati.
Forse sarebbe
riuscito anche di discacciarli dall'isola. Ma la nostra marina era stata
distrutta dagli ultimi ordini del re; e nei primi giorni della nostra
repubblica le spese sempre esorbitanti, che seco porta un nuovo ordine di cose,
avean tolto ogni modo di poter far costruire anche una sola barca cannoniera. I
pochi e miseri avanzi della marina antica furono per indolenza di
amministrazione militare dissipati; e si vide vendere pubblicamente il legno,
le corde e finanche i chiodi dell'arsenale.
Caracciolo,
ritornato dalla Sicilia45 e restituito alla patria, ci rese le nostre
speranze. Caracciolo valeva una flotta. Con pochi, mal atti e mal serviti
barconi, Caracciolo osò affrontar gl'inglesi: l'officialità di marina, tutta la
marineria era degna di secondar Caracciolo. Si attacca, si dura in un
combattimento ineguale per molte ore; la vittoria si era dichiarata finalmente
per noi, che pure eravamo i più deboli: ma il vento viene a strapparcela dalle
mani nel punto della decisione; e Caracciolo è costretto a ritirarsi, lasciando
gl'inglesi malconci, e si potrebbe dire anche vinti, se l'unico scopo della
vittoria non fosse stato quello di guadagnar Procida. Un altro momento, e
Procida forse sarebbe stata occupata. Quante grandi battaglie, che sugl'immensi
campi del mare han deciso della sorte degl'imperi, non si possono paragonare a
questa picciola azione per l'intelligenza e pel coraggio de' combattenti!
Il vento, che
impedì la riconquista di Procida, fu un vero male per noi, perché tratanto i
pericoli della patria si accrebbero. Le disgrazie diluviavano: dopo due o tre
giorni, si ebbero altri mali a riparare più urgenti di Procida; e la nostra non
divisibile marina fu costretta a difendere il cratere della capitale.
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