Tali erano le
idee del popolo. Le cure della repubblica erano ormai divise da che si eran
divisi i poteri; e la commissione legislativa, sgravata dalle cure del governo,
si era tutta occupata della costituzione, il di cui progetto, formato dal
nostro Pagano, era già compìto. Ma di questo si darà giudizio altrove, come di
cosa che, non essendosi né pubblicata né eseguita, niuna parte occupa negli
avvenimenti della nostra repubblica.
Altri bisogni
più urgenti richiamavano l'attenzione della commissione legislativa.
Volle occuparsi
a riparare al disordine dei banchi. Fin dai primi giorni della rivoluzione, la
prima cura del governo fu di rassicurare la nazione, incerta ed agitata per la
sorte del debito dei banchi, da cui pendeva la sorte di un terzo della nazione.
Un tal debito fu dichiarato debito nazionale. Tale operazione fu da taluni
lodata, da altri biasimata, secondo che si riguardava più il vantaggio o la
difficoltà dell'impresa: tutti però convenivano che una semplice promessa potea
tutt'al più calmare per un momento la nazione, ma che essa sarebbe poi divenuta
doppiamente pericolosa, quando non si fossero ritrovati i mezzi di adempirla.
Allora tutta la vergogna e l'odiosità di un fallimento sarebbe ricaduta sul
nuovo governo, e si sarebbe intanto perduto il solo momento favorevole, quale
era quello di una rivoluzione, in cui la colpa e l'odio del male si avrebbe
potuto rivolgere contro il re fuggito, e gli uomini l'avrebbero più
pazientemente tollerato, come uno di quegli avvenimenti inseparabili dal
rovescio di un impero, effetto più del corso irresistibile delle cose che della
scelleraggine de' governanti. Così il governo non fece allora che una promessa,
e rimaneva ancora a far la legge.
Ma, quando
volle occuparsi della legge, non era forse il tempo opportuno. La nazione era
oppressa da mille mali, le opinioni erano vacillanti, tutto era inquietezza ed
agitazione. In tale stato di cose il far delle leggi utili e forti è ottimo consiglio:
sgravasi così la somma de' mali che opprimono il popolo e si scema il motivo
del malcontento; il farne delle inutili e delle inefficaci è pericoloso, perché
al malcontento, che già si soffre per il male, l'inutilità del rimedio aggiunge
la disperazione. Se non potete fare il bene, non fate nulla: il popolo si
lagnerà del male e non del medico.
La commissione
legislativa altro non fece (e, per dire il vero, allora che potea far di più?)
che rinnovare per i beni, ch'eran divenuti nazionali, quella ipoteca che già il
re avea accordata sugli stessi beni, quando erano regi. Gli esempi passati
poteano far comprendere che questa operazione sola era inutile. Questi beni non
poteano mai esser in commercio, perché riuniti in masse immense in pochi punti
del territorio napolitano; ed i possessori delle carte monetate erano molti,
divisi in tutt'i punti e non voleano fare acquisti immensi e lontani. Quando
furono esposti in vendita, in tempo del re, i fondi ecclesiastici, i quali non
aveano questo inconveniente, si ritrovarono più facilmente i compratori. Si
aggiungeva a ciò l'incertezza della durata della repubblica, la quale alienava
maggiormente gli animi dei compratori; l'incertezza della sorte dei beni che
davansi in ipoteca, quasi contesi tra la nazione ed il francese: per eseguir le
vendite in tanti pericoli, conveniva offerire ai compratori vantaggi immensi, e
così tutt'i fondi nazionali non sarebbero stati sufficienti a soddisfare una
picciola parte del debito pubblico50.
Il debito
nazionale in Napoli non era tale che non si avesse potuto soddisfare. Era più
incomodo che gravoso. Conveniva una più regolata amministrazione, e questa vi
fu51: infatti, in cinque mesi di repubblica, il governo, colle rendite
di sole due province, tolse dalla circolazione un milione e mezzo di carte. Con
tanta moralità nel governo, si potea far quasi a meno della legge per un male
che si avrebbe potuto forsi guarire col solo fatto, e che si sarebbe guarito
senza dubbio, se le circostanze interne ed esterne della nazione fossero state
meno infelici. Ma conveniva, nel tempo istesso, che tutta la nazione avesse
soddisfatto il debito nazionale; conveniva che questo debito avesse toccato la
nazione in tutt'i punti; e, dove prima gravitava solo sulla circolazione, si
fosse sofferto in parte dall'agricoltura e dalla proprietà: così il debito,
diviso in tanti, diveniva leggiero a ciascuno.
La nazione
napolitana è una nazione agricola. In tali nazioni la circolazione è sempre più
languida che nelle nazioni manifatturiere o commercianti; ed il danaro, o
presto o tardi, va a colare, senza ritorno, nelle mani dei possessori dei
fondi. Difatti in Napoli, e specialmente nelle province, non mancava il danaro:
ma questo danaro era accumulato in poche mani, mentreché per la circolazione
non vi erano che carte. Conveniva attivare tutta la nazione, ed offerire ai
proprietari di fondi delle occasioni di spendere quel danaro che tenevano
inutilmente accumulato. Conveniva... Ma io non iscrivo un trattato di finanze:
scrivo solo ciò che può far conoscere la mia nazione.
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