Oggi le idee
de' popoli di Europa sono giunte a tale stato, che non è possibile quasi una
rivoluzione politica senza che strascini seco un'altra rivoluzione religiosa,
doveché prima la rivoluzione religiosa era quella che per lo più produceva la
politica. Da ciò forse nasce che le rivoluzioni moderne abbiano meno durata
delle antiche?36.
In Francia la
parte della rivoluzione religiosa dovette esser violenta, perché violento era
lo stato della nazione a questo riguardo. Si riunivano in Francia tutti gli
estremi. Essa avea innalzata in Europa l'autorità papale; essa era stata la
prima a scuoterne il giogo, ma scuotendolo non l'avea rotto come si era fatto
in Inghilterra, ma le antiche idee erano rimaste per materia di eterne dispute
su degli oggetti che conviene solamente credere. Il clero era continuamente
alle prese con Roma; i parlamenti lo erano col clero; la corte ondeggiava tra
il clero, i parlamenti e Roma. La nazione non si potea arrestare ai primi passi,
una volta dati: l'incredulità venne dietro all'esame; ma, nata in mezzo ai
partiti, risvegliar dovette la gelosia dei potenti, e si vide in Francia la
massima tolleranza ne' filosofi e la massima intolleranza nel governo e nella
nazione. Poche nazioni di Europa possono, in questo pregio di barbara
intolleranza, contendere coi colti ed umani francesi.
La nazione
napolitana trovavasi in uno stato meno violento. La religione era un affare
individuale; e, siccome esso non interessava né il governo né la nazione, così
le ingiurie fatte agli dèi si lasciavano agli dèi istessi. Il popolo napolitano
amava la sua religione, ma la religione del popolo non era che una festa, e,
purché la festa se gli fosse lasciata, non si curava di altro. In Napoli non vi
era da temere nessuno de' mali che l'abuso della religione ha persuasi a tanti
popoli della terra.
Il fondo della
religione è uno, ma veste nelle varie regioni forme diverse a seconda della
diversa indole dei popoli. Essa rassomiglia molto alla favella di ciascuno di
essi. In Francia, per esempio, al pari della lingua, è più didascalica che in
Italia; in Italia è più poetica, cioè più liturgica, che in Francia. In Francia
la religione interessa più lo spirito che il cuore ed i sensi; in Napoli, più i
sensi ed il cuore che lo spirito.
Qual altra
nazione di Europa si può vantare di non aver mai prodotta una setta di eresia e
di essersi sempre ribellata ogni volta che le si è parlato di Sant'officio e
d'Inquisizione? La nazione che ha eretto un tribunale nazionale indipendente
dal re contro questa barbara istituzione, che tutte le altre nazioni di Europa
hanno almen per qualche tempo riconosciuta e tollerata, deve essere la più
umana di tutte.
In Napoli era
facile far delle riforme sulle ricchezze del clero tanto secolare quanto
regolare. Una gran parte della nazione era in lite col medesimo per ispogliarlo
delle sue rendite, né il rispetto per la religione e per i suoi ministri
l'arrestava. Perché dunque, quando queste riforme si vollero tentare dalla
repubblica, furono odiate? Perché i nostri repubblicani, seguendo sempre idee
troppo esagerate, voleano far due passi nel tempo in cui ne doveano far uno:
l'altro avrebbe dovuto venir da sé, e sarebbe venuto. Ma essi, mentre voleano
spogliare i preti, volean distruggere gli dèi; si unì l'interesse dei primi e
dei secondi, e si rese più forte la causa dei primi. Ritorniamo sempre allo
stesso principio: si volea fare più di quello che il popolo volea, e conveniva
retrocedere; si potea giugnere alla mèta, ma se ne ignorava la strada.
Conforti
credeva che una religione non si possa riformare se non per mezzo di un'altra
religione. La religione cristiana ridotta a poco a poco alla semplicità del
Vangelo; riformate nel clero le soverchie ricchezze di pochi e la quasi
indecente miseria di molti; diminuito il numero dei vescovati e dei benefici
oziosi; tolte quelle cause che oggi separan troppo gli ecclesiastici dal
governo e li rendono quasi indipendenti, sempre indifferenti e spesso anche
nemici, ecc. ecc.: è la religione che meglio di ogni altra si adatta ad una
forma di governo moderato e liberale37. Nessun'altra religione tra le
conosciute fomenta tanto lo spirito di libertà. La pagana avea per suo dogma
fondamentale la forza: produceva degli schiavi indocili e dei padroni
tirannici. La religion cristiana ha per base la giustizia universale: impone
dei doveri ai popoli egualmente che ai re, e rende quelli più docili, questi
meno oppressori. La religione cristiana è stata la prima che abbia detto agli
uomini che Iddio non approva la schiavitù: per effetto della religione
cristiana, abbiamo nell'Europa moderna una specie di libertà diversa
dall'antica; ed è probabile che i primi cristiani, nella loro origine, altro
non fossero che persone le quali volevano, in tempi corrottissimi, ridurre la
più superstiziosa idolatria alla semplicità della pura ed eterna ragione, ed il
più orribile dispotismo che mai abbia oppresso la cervice del genere umano
(tale era quello di Roma) alle norme della giustizia.
Ma gli uomini
(diceva Conforti) corrono sempre agli estremi. La filosofia, dopo aver
predicata la tolleranza, è diventata intollerante38, senza ricordarsi
che, se non è degno della religione il forzar la religione, non è degno neanche
della filosofia. Non è ancora dimostrato che un popolo possa rimaner senza
religione: se voi non gliela date, se ne formerà una da se stesso. Ma, quando
voi gliela date, allora formate una religione analoga al governo, ed ambedue
concorreranno al bene della nazione: se il popolo se la forma da sé, allora la
religione sarà indifferente al governo e talora nemica. Così tutti gli abusi
della religione cristiana sono nati da quegli stessi mezzi che si voglion
prendere oggi per ripararli.
Conforti
credeva che la Francia istessa si sarebbe un giorno ricreduta de' suoi
princìpi, e che, quando si credeva di aver distrutti i preti, altro non avea
fatto che accrescerne il desiderio, e che avrebbe dovuto renderli di nuovo,
contentandosi il governo di potersi restringere a quelle riforme alle quali si
sarebbe dovuto arrestare.
Ma gli altri
erano lontani dall'avere le idee di Conforti, né seppero mai determinarsi a
prendere su tale oggetto un espediente generale39. Ondeggiando tra lo
stato della nazione e gli esempi della rivoluzion di Francia, abbandonarono
quest'oggetto importante alla condotta degli agenti subalterni; e questo fu il
peggior partito a cui si potessero appigliare. Un atto di forza avrebbe fatto
odiare e temere il governo: questa indolenza lo fece odiare e disprezzare nel
tempo istesso.
Il popolo si
stancò tra le tante opinioni contrarie degli agenti del governo, e provò tanto
maggior odio contro i repubblicani quanto che vedeva le loro operazioni essere
effetti della sola loro volontà individuale. L'odio contro gl'individui che
governano, odio che poco può in un governo antico, è pericolosissimo in un
governo nuovo; perché, siccome il governo nuovo è tale quale lo formano
gl'individui che lo compongono, il popolo contro gl'individui niun soccorso
aspetta da un governo che conosce, e l'odio contro di quelli diventa odio
contro di questo.
È un carattere
indelebile dell'uomo quello di sostener con più calore le opinioni proprie che
le altrui, più le opinioni che crede nuove e particolari che le antiche e
comuni. Io credo, e fermamente credo, che, se le operazioni che taluni agenti
si permisero contro i preti fossero state ordinate dal governo, il loro zelo
sarebbe stato minore. La legge nulla determinava: il suo silenzio proteggeva le
persone ed i beni degli ecclesiastici; quindi quei pochi agenti del governo,
che voleano dare sfogo alle loro idee proprie, si doveano restringere
agl'insulti. Or gl'insulti ricadono più direttamente contro gli dèi, e le
operazioni contro gli uomini. La condotta di molti repubblicani era tanto più
pericolosa quanto che si restringeva alle sole parole: mentre si minacciavano i
preti, si lasciavano; ed essi ripetevano al popolo che gli agenti del governo
l'aveano più colla religione che coi religiosi, perché, mentre si lasciavano i
beni, si attaccavano le opinioni. Si avrebbe dovuto far precisamente il
contrario, ed allora tutto sarebbe stato nell'ordine.
Il governo si
avvide, ma tardi, dell'errore: volle emendarsi e fece peggio. Il popolo
comprese che il governo operava più per timore che per interna persuasione; e,
quando ciò si è compreso, tutto è perduto.
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