Ugo Foscolo
Dell’origine e dell’ufficio della letteratura

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O non hai teco pensato mai che quante cose sappiamo per legge essere ottime, e dalle quali abbiamo norme alla vita, tutte le abbiamo imparate con l’aiuto della parola!

Socrate presso Senofonte. Memorab., lib. III, cap. 3.

 

[5] SOLENNE principio agli studi sogliono essere le laudi degli studi; ma furono soggettofrequente all’eloquenza de’ professori e al profitto degl’ingegni, che il ritesserle in quest’aula parrebbe consiglio ardito ed inopportuno. Né io, che per istituto devo oggi inaugurare tutti gli studi agli uomini dotti che li professano e ai giovani che gl’intraprendono, saprei [6] dipartirmi dalle arti che chiamansi letterarie, le sole che la natura mi comandò di coltivare con lungo e generoso amore, ma dalle quali la fortuna e la giovenile imprudenza mi distoglieano di tanto, ch’io mi confesso più devoto che avventurato loro cultore. Bensì reputai sempre che le lettere siano annesse a tutto l’umano sapere come le forme alla materia; e considerando quanto siasi trascurata o conseguita la loro applicazione, mi avvidi che, se difficile è l’acquistarle, difficilissimo è il farle fruttare utilmente. Sciagura comune a tanti altri beni e prerogative di cui la natura dotò la vita dell’uomo per consolarla della brevità, dell’inquietudine e della fatale inimicizia reciproca della nostra specie; beni e prerogative che spesso si veggono posseduti, benché raro assai, da chi sappia o valersene o non abusarne. Gli annali letterali e le scuole contemporanee ci porgono documenti di città e di uomini doviziosi d’ogni materia atta a giovevoli e nobili istituzioni di scienze e di lettere, ma sì poveri dell’arte di usarne, e sì incuriosi dello scopo a cui tendono, che o le lasciano immiserire con timida ed infeconda avarizia, o le profondono con disordinata prodigalità. Onde opportune a tutte le discipline, e necessario alle letterarie credo il divisamento di parlare dinanzi a voi, Reggente magnifico, Professori egregi e benemeriti delle scienze, ingenui giovani che confortate di speranze questa patria, la quale, ad onta delle [8] avverse fortune, fu sempre nudrice ed ospite delle muse, di parlare oggi dinanzi a voi tutti, gentili uditori, dell’Origine e dell’Ufficio della Letteratura.

 


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