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Poiché i suoni e i significati degl’idiomi si trasfusero nelle combinazioni degli alfabeti, questo ritrovato perfezionò la facoltà di pensare e i mezzi di abbellire e di perpetuare il pensiero. Le norme dello stile germogliarono spontanee da quelle della favella, perché hanno radice negli organi intellettuali dell’uomo, mentre le regole accidentali secondavano la tempra d’ogni lingua e l’ingegno degli scrittori, finché l’uso e il consenso valsero a convalidarle. Intanto il tempo e le vicende, svelando [61] molti arcani della legislazione teologica, dileguarono le prime illusioni; però la poesia seguì a confortare con l’entusiasmo, con la pittura e con l’armonia le utili passioni degli uomini, ma concesse agli storici d’illuminarle con l’osservazione degli avvenimenti, ed agli oratori di persuaderle col calore della poesia, con l’esperienza della storia e con l’evidenza della ragione. Ne’ poeti dunque, negli storici e negli oratori contiensi la letteratura delle nazioni, la quale tanto è più pregna di bella eloquenza, quant’è più derivata dai sentimenti del cuore, dalle ricchezze della fantasia, dal nerbo del raziocinio e dalla convinzione del vero. Quindi la greca letteratura fu sorgente ed esempio agli studi di tutta l’Europa, perché [62] niun popolo trapassò veloce al pari degli Ateniesi dalla fierezza della barbarie alla raffinatissima civiltà; e niuno potè riunire, quant’essi, le passioni e il criterio, che pur sogliono preponderare ad età differenti negl’individui, ne’ popoli e nelle lingue. Solone meditò di scrivere in versi e fra le cerimonie de’ sacerdoti e gli oracoli le leggi d’una città ove già i metafisici contendeano l’Eliso a’ mortali e l’onnipotenza agl’iddii; ove le virtù della libertà regnavano ad ora ad ora con l’insania della licenza, e la tirannide anch’essa era costretta ad essere moderata e magnanima. Un popolo che sapeva e ragionare ed illudersi, e coronare la virtù ed esiliarla, che trucidava i tiranni, debellava le armi di tutta l’Asia, dava norme di giustizia a’ Romani, e non sapea godere né la giustizia né la libertà né la pace, un sì fatto popolo doveva esercitare la sagacità de’ prudenti, il valore de’ forti, la virtù de’ savi e il vigor degl’ingegni; dovea congiungere ne’ loro pensieri l’entusiasmo ed il calcolo, e nella loro lingua il colorito, la musica e tutto il disegno ad un tempo e la filosofica precisione34. Ma la Grecia non potendo tramandarci tutte le cause della sua felicità nelle lettere, ne die’ invece [64] tutte quelle arti che le corrompono.