Ugo Foscolo
Edippo

ATTO PRIMO

SCENA 1a   ANTIGONE, EDIPPO.

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA 1a

 

ANTIGONE, EDIPPO.

 

 

ANTIGONE

Eccoci Edippo – Appena or sorge l'alba,

E già siam presso alla cittàSinch'alto

Rifulga il sol, lena ripiglia – Molto

Oltre l'usato in questa oscura notte

Senza arretrarci mai le vie calcammo

Anzi di trarci in questo locoAntichi

Marmi qui stan – Siedi.

 

EDIPPO

Deh dove, o figlia,

Dove siam noi?

 

ANTIGONE

Che dir poss'io? Per quanto

Volga lo sguardo, altro non veggo intorno

Che cipressi, ed allori, e in lunga fila

Il verde ulivo – Eppur, s'io mal non scerno,

Ergersi miro in non lontana parte

Marmorea porta, e sulle eccelse basi

Sculta d'astata Vergine discopro

La immagine – Se ben m'avviso, è quella

Pallade, Edippo, e tal pingeasi Atene

In Tebe nostra...

 

EDIPPO

Atene! Oh di fatale,

E dolce a un tempo rimembranza! Allora,

Che giovinetto, e puro il cuor, più puro

Di quest'aura che spira, da Corinto

A Focide men gìaMisero! Or quale

Ritorni Edippo! Esul, canuto, infame

Per cento colpe, abbandonato, e solo...

Ah solo no, meco per tutto io porto,

Meco la impronta del mio crudo fato!

 

ANTIGONE

Oh padre!... Questa, che ti stringe al seno,

E che d'amare lagrime ti bagna

Il petto, Antigone non è?

 

EDIPPO

Purtroppo!

Lasso! se almeno te nomar potessi

Senza arrossir mia figlia, al par che padre

Me tu appellar non sdegni, e che i miei voti

Ergere osassi insino ai Numi... fausti,

Per me non già, ma per Antigon sola

Gl'invocherei...

 

ANTIGONE

Né i miei non s'ebbe a nullo,

Teco m'univa, e basta

 

EDIPPO

Eccoti il dono

(Dono fatal) che col viver ti diedi,

Ecco l'infausto retaggio paterno

Il pianto, la miseria, e 'l tremar sempre!

 

ANTIGONE

Forse ch'il sa!... Deh nol dicevi? ... Atene

Scopo a' tuoi voti ella non era?

 

EDIPPO

Ell'era,

Ma che perciò? Fuor che miseria, e pianto

Assente il Cielo al sangue nostro?

 

ANTIGONE

Almeno

Lungi di Tebe, e 'l pianto nostro, e i stenti

Nostri, trarremo...

 

EDIPPO

Oh sì!... Ma a qual terracci

Poscia Teseo, chi l'assecura?

 

ANTIGONE

Meno

Crudo dei figli...

 

EDIPPO

Oh pareggiar chi fora

Essi da tanto? ... E la tua madre stassi,

E qual si stia, lasso! ch'il vede in !

In odio ai figli, al fero padre, oppressa

Sotto il carco fatal de' non suoi falli...

Eppur ch'il crederebbe? e tu tel membri,

Com'ella il che me cacciavan sordi

Alle voci del sangue i rei fratelli

Mi scortasse oltre TebeOhimè!... di pianto

Ella bagnava l'assassin suo crudo,

E osava al ciel porger sommessi voti...

Ah! perché i Numi i miei, pria non udiro

In quella orribil notte!

 

ANTIGONE

Amari giorni

Certo vivrà, ché eterno il duolo in Tebe

Esser pur debbe – Ma speranza il petto

Dolce m'avviva che il minor fratello,

Quel Polinice, che pur ella amava

Meno dell'altro, l'alto suo dolore

Rattempri...

 

EDIPPO

È ver, indol men cruda, e sensi

Più generosi d'Etèocle, aversi

E' ben mostrava – Ma il cuor ch'il scerne,

Nel cuor chi legge dei figli d'Edippo?

L'innato aggiungi odio dell'avo, l'arti

Del rio Creonte, oh quanto infame vile!

Ei me prima tradia, traditi a un tempo

I nepoti poi forano; quant'essi

Brama di trono, e assai più ch'essi, l'alma

Gli incende, – ed avrà trono in Tebe, degno

Ben ei di starsi a paragon del nostro

Sangue su seggio scellerato

 

ANTIGONE

Ah tolga

Il Ciel che mai questi tuoi voti, o padre,

Avverati si veggan... Forse un giorno

Mossi i Numi a pietà de' tanti affanni

Tuoi...

 

EDIPPO

Che puon darmi altro che morte alfine

Questi empj Dei? Che quasi poco fosse

E onor, e lumi, e patria, e figli tormi,

M'han tratto a tal, che sino il pianto ascritto

Emmi a gran fallo, e s'io versarlo osava

Nel tuo seno pietoso, al mio non certo,

Al tuo stato pensando, io lo versava

 

ANTIGONE

Oh caro padre!... Benché alto il mio duolo

Fosse, nel petto i miei lunghi singulti

Premea tacitamente, onde i tuoi mali

Non addoppiar co' miei lamenti, e 'l Cielo

Pregavo io sì, che ricader pur fesse

Tutta su me l'ira sua eterna...

 

EDIPPO

E tutta

Versolla il , che me seguivi a Lerna

 

ANTIGONE

Oh che dici?... anzi io mai da te staccarmi,

Mai non dovea, ma i fratei crudi svelta

M'ebbero a forza! ... In dubbio orrendo intanto

Tristi giorni vivea presso Giocasta

Infelice, dolente, e di tua vita

In forse ognor – Ma eluder quindi io seppi

L'empie lor cure, ond'io giungessi in tempo

Di partir le tue pene – Oh come io ratta

Venni di Tebe ad abbracciarti a Lerna!

Oh come all'ansio paterno tuo petto

Tenacemente m'avvincevi senza

Muover parola... Oh Edippo!... in quel momento,

E 'l sangue nostro, e i lunghi affanni, e Tebe

Ben io scordava... Oh caro padre!... io teco

Starommi io sempre...

 

EDIPPO

Sì... sempre... lo spero

Ma deh, tu 'l vedi, il tempo passa, vuolsi

Cercar da noi qual egli sia tal loco,

E cui chieder ricetto...

 

ANTIGONE

Saggio parli

Ristatti or dunque, e teco in breve io torno.

 

 

 


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