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SCENA 2a
Or va, né sai che d'un oracol crudo
Qui la voce m'appella, e che un dì forza
Orba del padre a Tebe irne ti fia!
E sallo il Ciel sotto quai feri auspicj!
Ombra crudel del trucidato padre
Esci, or n'è tempo, dalla tomba – Io vengo
Ad espiar i non miei falli – A morte
Tu mi dannavi anzi la vita, e brama
Di trono in te più che natura valse!
Oh perché almen colle tue man me prima
A disbramar la sete empia di regno
Me non spegnevi tra le fasce infauste!
E in don sull'are di quel Dio feroce
Le viscere del figlio non mandavi?
Così d'Edippo il nome nullo or fora,
Nulla la infamia del paterno nome,
E in grido ancor saria tra' Greci Tebe!
Ma delle coltri inaugurate a guardia
Stavan fisse le Eumenidi, nel fato
Scritto altrimenti con note di sangue
Era... ma quai grida son queste?... parmi...
D'Antigone la voce... Oh figlia... figlia!...
Vieni, né m'odi? Oh perché in tuo soccorso
Non m'è concesso di venirne...