Ugo Foscolo
Edippo

ATTO SECONDO

SCENA 2a   TESČO, ARCADE, EDIPPO, ANTIGONE.

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SCENA 2a

 

TESÈO, ARCADE, EDIPPO, ANTIGONE.

 

ARCADE

Stranieri,

Eccovi il re.

 

EDIPPO

Monarca alto d'Atene

Prostrato a' piedi tuoi...

 

TESÈO

Mortal qual sia,

Sorgi, che vuoi?

 

EDIPPO

Stupore non ti prenda

Se vecchio, cieco, e in forme abjette osava

Appresentarsi a te – Spesso dall'alto

Volto hanno i Numi agli infelici il guardo,

Tale io mi son, quant'altri il fosse; a sdegno

Deh non abbi la inchiestaAsilo darmi...

 

TESÈO

Oh chi se' tu? Donde ne vieni? Oh fera

Orrida vista! Deh qual tua sventura

D'ambo i lumi t'orbava? Tal non certo

Nascesti tu, che pur vegg'io degli occhj

Dalle incavate fosse escirne il sangue

Per dense stille, e giù scenderti al petto...

Oh misero!...

 

EDIPPO

In me d'aspro fato vedi

Un esemplo tremendo – Io tal non nacqui

Qual or me vedi, o qual mi vide un giorno

Entro Trezene il tuo gran padre Egèo.

 

TESÈO

E a cui venivi?

 

EDIPPO

Ai giochi ad Ercol sacri.

Ma allor la fresca gioventù sul volto

Stavami, e altrui non la cedeva, o fosse

Nel corso, o in brandir ferro, o inseguir belve...

Ma l'età passa, e più non torna!... Ahi lasso!

Che il Cielo avverso a me ad un tempo tolse

E le dovizie, ed il maggior dei beni

La vista!...

 

TESÈO

Oh come alta di te pietade

Mi prende!... Or deh buon vecchio ti rinfranca,

Libero parla, qual chiedesti asilo

Avrai dentro Colono, il giuro, dimmi

Qual fu la patria tua?

 

EDIPPO

Tebe.

 

ARCADE

Che sento!

 

ANTIGONE

Ah noi perduti!

 

TESÈO

Tebe? Oh maledetta

Empia città, che di tue colpe infami

Hai minori le pene! Illustre troppo

Pei parricidj, per gli incesti, e gli odj

Ereditari, e pei delitti ignoti

Da Cadmo in poi!... Ma di', viv'anco Edippo?

Che fa quell'empio? Ove ricovra? In quali

Lidi portò la vendetta celeste?

Incestuoso, parricida, carco

Di mille falli, e ben di Cadmo erede

Cerca altre colpe? Oh che dich'io? Quai puote

Inventar colpe e Pluto, e quante aduna

Per eccelsi misfatti alme dannate

Erebo tutto, che pur sien minori

Ai delitti d'Edippo?

 

EDIPPO

Anco respira

Aura abborrita, d'abborrita vita,

E tal ch'ogn'uom tranne i suoi figli iniqui

N'avrien pietade! Oh qual viv'egli chiedi?

Esul, cieco, cadente, occulto, e noto

Al solo suo destin, perseguitato

Dagli uomini, dal Ciel, da' suoi delitti,

Mosse gran tempo fuor di quelle mura,

Che macchiò di delitti, alto invocando

In suo soccorso i fulmini di Giove!

 

TESÈO

Oh ben gli sta! Ma ad un Edippo poca

Fora una morte, e mille averne, e mille

Soffrirne prima di morir.

 

EDIPPO

Tu parli

Vero, Signor. Nulla adeguar (se a fama

Fidanza presti, che dei grandi i vizj,

E le virtudi a suo talento spesso

Sublima, oscura) può d'Edippo i falli

Nulla agguagliarSoffri però che nato,

Cresciuto, e bianco fatto il crine in Tebe,

A te d'Edippo le cagion, che a colpe

Non volute lo trassero disveli.

 

TESÈO

Che dir potrai?

 

EDIPPO

Che per antiche offese

Non emendate in odio ai Numi, a lungo

Percossa Tebe, e indarno sempre, alfine

Dovea de' feri Labdacidi il sangue

Purgar le colpe d'una infame corte

Edippo fu, che il Ciel stromento, e pena

De' non suoi falli a sua vendetta scelse;

Lo scelse sì, ma egli sa pur che iniquo

Fu perché il volle, e reo del mondo in faccia

Di lui nel Cielo l'innocenza è nota.

Tal se il Tonante allor che i nembi aduna,

E le tempeste, e i dardi avventa, e in polve

Riduce i Templi suoi medesmi, Giove

Empio perciò non è, né quanto crede

L'insano vulgo il fulmine profano.

Se in Delfo i Dei disser che spento Lajo

Fora dal figlio anco non nato, come

Dirsi poteva anzi ch'ei fosse iniquo?

Nodrito Edippo in strania corte, ignoto

Agli altri, a sé, la mai fallace lingua

Del Delfico Profeta interrogando

Pien di desio, di santo amor si volse

Ratto in Beözia a ricercar del padre.

Trovollo ah lasso! che di ferro armato

Di Focide sul ponte, e con minacce,

E con insulti il giovinetto appella

A singolar tenzone; ei lo fuggiva,

E lo pregava per gli Dei che in pace

Ir nel lasciasse a lui cedendo il passo,

E si torcendo dal cammin suo dritto,

Ma invan, che Lajo dal destin suo tratto

Ebbro di sdegno col nudato acciaro

Sovra Edippo correndo orribilmente...

Misero ei cadde, e pria che a Dite l'alma

Dello non conscio genitor varcasse

Fuggiasco Edippo in sen delle foreste

Dalle veglie lunghissime consunto,

Dai rimorsi, dai palpiti di morte

Trovossi in Tebe a consumar novelli

Non voluti delitti – E della Sfinge,

Che ritta immota sulla immonda rupe

Stava ingorda di sangue, e mai satolla

Sciolse l'enimma – Or che ti narro cose

A te non men che a Greciatutta, e al mondo

Ben troppo conte? Ed il polluto ostello,

E le notti nefande, e i scellerati

Infami amplessi di Giocasta madre,

E fratel de' suoi figli, e de' fratelli

Padre... Signor ecco d'Edippo i falli.

Ma sì punendo di sua man se stesso

Dal capo antico con rabbia si svelse

Gli occhj, e gittolli della madre ai piedi,

Della infelice, non colpevol madre!...

Ma i figli, i figli... Oh non inteso mai

Più che umano furor! coi pie' fra gli urli

Feri di morte calpestar del padre

Gli occhi di pianto, e di sangue grondanti,

E lo cacciar fuor della reggia – Ei vive

Esul, ramingo, dai rimorsi atroci

Lacerato, inseguito, al Ciel mostrando

Le vuote cave della cieca fronte.

Pietade no, ma d'una morte lunga

Il fine impetra...

 

TESÈO

E l'avrà tal ch'il merto

Ei vada intanto, e altrove porti quella

Maledizion, che lo accompagnaEdippo

È nome tal, che per sé solo basta

A destar lo spavento in ogni petto

Quindi si lasci, e a te si torniAsilo

Chiedesti, darlo a te giurai; ragione

Vuol che tu poscia e 'l sangue ond'esci, e quali

Aspre vicende in sì terribil stato

T'abbian tratto mi sveli.

 

EDIPPO

O re, che cerchi?

Credimi, tale mi son io, che il dirlo

Sollievo alcuno a' mali miei non fora,

Né a te in udirlo util verria, né danno

Niuno per certo – A te possente, e grande,

E cui ben siede assimigliarsi ai Numi

Saper che giova qual d'un vecchio imbelle

Sangue trascorra entro le fredde vene?

 

TESÈO

Alto mistero ne' tuoi detti io leggo...

ragion scerno, onde celar ti debba

A me cui franco pria chiedesti stanza...

 

EDIPPO

Sacro per fama agli ospitali Numi

L'attico suol fu sempre, indi securo

Al felice signor di questa terra

Rivolsi il piede – Oh se pietade alcuna

Entro al tuo petto generoso senti

Non chiedermi, gran re, qual io mi fossi;

Qual mi sia tu 'l vedi, e certo a nullo

Già avuto avrei miei , se in salvo avessi

Saputo questa infelice mia scorta...

 

TESÈO

Qual t'è costei?

 

EDIPPO

Figlia.

 

TESÈO

Né d'altra prole

Tu padre?

 

EDIPPO

Deh così nol fossi!

 

TESÈO

Or come

Sceglier potesti al tuo venir qui duce

Donna di membra anco non ben formata

Fra gli altri figli?

 

EDIPPO

Iniqui figli!

 

ANTIGONE

Ahi troppo!

 

EDIPPO

Né quanto dessi a nostra infame stirpe

Anco nol son, ma un verranlo, spero.

 

TESÈO

Gran dio qual voti!

 

EDIPPO

Scellerati voti

Parranti il so, che tali aver pur densi

Di genitor sul labro – Ah forse padre

Tu d'ampia, eletta, e riverente prole

Ami te stesso ne' tuoi figli – Il Cielo

Sa se padre vi fu, che tanto amasse

Quant'io suoi figli! Oh s'io gli amava! Questo

Ben tel può dir donna innocente, solo

A mia cadente senettude appoggio

Or vedi intanto e cieco padre, e imbelle

Suora cacciati da que' crudi in bando,

Quindi ricetto altrui chiedendo, o scarso

Alimento di lagrime bagnato!

 

TESÈO

Ma quai tue colpe...

 

EDIPPO

Niun delitto al mondo

M'ebbi, ch'io sappia, ch'aver loro io data

La vita.

 

TESÈO

Inver gran cose a me tu narri!

Da meraviglia, da terror compreso

Non so ben quale a' tuoi racconti io debba

Fede prestar – Pur se il grave tuo volto,

Il crin tuo bianco, i franchi alteri modi,

E la fiducia, e la pietà non finta

Contemplo di costei, che da' tuoi fianchi

Immobil pende, e cui dal ciglio io veggo

Cader lagrime in copia, più che audace,

Infelice ti estimo – Or tu li scorgi

Alle mie stanze – Anzi che il poi cada,

Meglio vedrò se degno appien tu sia

Della pietà, che per te sento in petto

 

 

 


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