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Di questo Itinerario del parroco Lorenso Sterne, Didimo mi disse due cose (da lui taciute, né so perché, nell’epistola a’ suoi lettori) le quali pur giovano a intendere un autore oscurissimo anche a’ suoi concittadini, e a giudicare con equità de’ difetti del traduttore. La prima si è: «Che con nuova specie d’ironia, non epigrammatica, né suasoria, ma candidamente ed affettuosamente storica, Yorick da’ fatti narrati in lode de’ mortali, deriva lo scherno contro a molti difetti, segnatamente contro alla fatuità del loro carattere». L’altra: «Che Didimo benché scrivesse per ozio, rendeva conto a sé stesso d’ogni vocabolo; ed aveva tanto ribrezzo a correggere le cose una volta stampate (il che, secondo lui, era manifestissima irriverenza a’ lettori) che viaggiò in Fiandra a convivere con gli Inglesi, i quali vi si trovano anche al dì d’oggi, onde farsi spianare molti sensi intricati; e lungo il viaggio si soffermava per l’appunto negli alberghi di cui Yorick parla nel suo Itinerario, e ne chiedeva notizie a’ vecchi che lo avevano conosciuto; poi si tornò a stare a dimora nel contado tra Firenze e Pistoia, a imparare migliore idioma di quello che s’insegna nelle città e nelle scuole».