Ugo Foscolo
Odi

3 - A Bonaparte liberatore

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3 - A Bonaparte liberatore

 

Dove tu, diva, da l'antica e forte

dominatrice libera del mondo

felice a l'ombra di tue sacre penne,

dove fuggivi, quando ferreo pondo

di dittatoria tirannia le tenne

umìl la testa fra servaggio e morte?

Te seguìr le risorte

ombre de' Bruti, ai secoli mostrando

alteramente il brando

del padre tinto e del figliuol nel sangue;

te, o Libertà, se per le gelid'onde

del Danubio e del Reno

gisti fra genti indomite guerriere;

te se raccolse nel sanguineo seno

Brittannia e t'ascondea mortifer angue;

te se al furor di mercenarie spade

de l'Oceàno da le ignote sponde

t'invitàr meste, e del tuo nome altere

le americane libere contrade;

o le batave fonti,

o tu furo ricetto

coronati di gel gli elvezi monti;

or che del vero illuminar l'aspetto

non è delitto, or io te, diva, invoco:

scendi, e la lingua e il petto

mi snoda e infiamma di tuo santo foco.

 

Ma tu l'alpi da l'aërie cime,

al rintronar di trombe e di timballi

Ausonia guati e giù piombi col volo;

anelanti ti sieguono i cavalli

che Palla sferza, e sul latino suolo

Marte furente orme di foco imprime:

odo canto sublime

di mille e mille che vittoria, o morte

da l'italiche porte

giuran brandendo la terribil asta;

e guerrier veggo di fiorente alloro

cinto le bionde chiome

su cui purpuree tremolando vanno

candide azzurre piume; egli al tuo nome

suo brando snuda e abbatte, arde, devasta;

senno de' suoi corsier governa il morso,

ardir li 'ncalza, e de' marziali il coro

Genj lo irraggia, e dietro lui si stanno

in aer librate con perpetuo corso

Sorte, Vittoria, e Fama.

Or che fia dunque, o diva?

Onde tal'ira? e qual fato te chiama

a trar tant'armi da straniera riva

su questa un reina, or nuda e schiava

Italia, ahi! solo al vituperio viva,

al vituperio che piangendo lava!

 

E depor le corone in Campidoglio,

e i re in trionfo tributari e schiavi

Roma già vide, e rovesciati i troni:

re-sacerdoti or con mentite chiavi

di oro ingordi e di sangue, altri Neroni,

grandeggiar mira in usurpato soglio:

siede a destra l'Orgoglio

cinto di stola, e ferri e nappi accoglie

sotto le ricche spoglie,

vendendo il cielo, ai popoli rapite;

sgabello al seggio fanno e fondamento

cataste di frementi

capi co gli occhi ne le trecce involti,

e tepidi cadaveri innocenti,

cui sospiran nel fianco alte ferite

pel fulminar di pontificio labbro;

e misti in pianto e in sangue, atro cemento,

calcati busti e cranj dissepolti

fanvi; e lo Inganno di tal soglio è fabbro:

quindi, al Solopossente

la folgore è strappata,

eran d'Orto terrore e d'Occidente,

e si pascean di regni e di peccata.

Non più. - Dio disse: e lor possa disparve;

pur ne l'Ausonia ancor egra e acciecata

passeggian truci le adorate larve.

 

Passeggian truci, e 'l diadema e il manto

de' boreali Vandali ai nepoti

vestendo, al scettro sposano la croce;

onde il Tevere e l'Arno a te devoti,

Libertà santa dea, cercan la foce

sdegnosamente in suon quasi di pianto;

e la turrita Manto

offre scampo ai tiranni, e il bel Sebeto

irriga mansueto

le al Vesuvio soggette auree campagne

e ricche aduna a usurpator le messi;

abbevera il Ticino

Ungari armenti, e l'ospitali arene

non saluta il Panaro in suo cammino;

t'ode gridar oltre le sue montagne

la subalpina donna e l'elmo allaccia

e s'alza e terge i rai nel suol dimessi,

ma le gravano il piè sarde catene,

onde ricade e copresi la faccia;

e le a te care un giorno

città, nettunie, or fatte

son di mille Dionisj empio soggiorno:

Liguria avara contro sé, combatte;

e l'inerme leon prostrato avventa

ne' suoi le zampe e la coda dibatte

e gli ammolliti abitator spaventa.

 

De! mira, come flagellata a terra

Italia serva immobilmente giace

per disperazïon fatta secura:

or perché turbi la sua dolente pace,

e furor matto e improvida paura

le movi intorno di rapace guerra?

Piaghe immense rinserra

nel cor profondo; a che piagar suo petto,

forse d'invidia oggetto,

per chi suo gemer da lontan non sente?

ma tu, feroce Dea, non badi e passi,

e a l'armi chiami, a l'armi,

e al tuon de' bronzi e al fulminar tremendo

e a l'ululo guerrier perdonsi i carmi.

Cede Sabaudia, e in alto orribilmente

del tuo giovin Campion splende la lancia;

tutto trema e si prostra anzi i suoi passi,

e l'Aquila real fugge stridendo

ferita ne le penne e ne la pancia.

Gallia intuona e diffonde

di Libertade il nome

e mare e cielo Libertà risponde:

l'Angel di morte per le imbelli chiome

squassa ed ostende coronata testa:

Libertà! grida a le provincie dome,

del Re dei folli Re vendetta è questa.

 

Del Re dei Re! - Quindi tra il fumo e i lampi

s'involve in sen di tempestosa nube,

che occupa e offusca di Germania il suolo;

donde precorsa da mavorzie tube

balda rivolge e minacciosa il volo

l'Aquila, e ingombra di falangi i campi;

e par che Italia avvampi

di foco e guerra, di ruina e morte:

spezzar sue ritorte

osa, né armarsi del francese usbergo.

Ma s'affaccia l'Eroe; sieguonlo i prodi

repubblicano in fronte

nome vantando con il sangue scritto;

ecco d'estinti e di feriti un monte,

ecco i schiavi aleman ch'offrono il tergo

e la tricolorata alta bandiera

in man del Duce che in feral conflitto

rampogna, incalza, invita, e in mille modi

passa e vola qual Dio di schiera in schiera:

pur dubbio è marte; ei dove

più de' cavalli l'ugna

nel sangue pesta, e sangue schizza e piove,

e regna morte in più ostinata pugna

co' suoi si scaglia, e la fortuna sfida

guerriero invitto, e tra le fiamme pugna

e vince; e Italia libertade grida.

 

E del Giove terren l'augel battuto

drizza a l'aere natio tarpati i vanni

e sotto il manto imperïal si cela:

ma il vincitor lo inceppa, e gli alemanni

colli che borea eternamente gela,

senton lo altero vertice premuto

dal Guerrier cui tributo

offre atterrita dal suo cenno e doma

la pontificia Roma,

dal Guerrier che ad Esperia i lumi terge

e falla ricca de' tuoi puri doni,

o Libertà gran dea,

e l'uom ritorna ne gli antichi dritti

che prepotente tirannia premea.

In vetta a l'Aventin Cesare s'erge

tirannic'ombra rabbuffata e fera,

e mira uscir di Libertà campioni

popoli dal suo ardir vinti e sconfitti,

ond'alza il brando, e cala la visiera...

Ombra esecranda! torna

sitibonda di soglio

ove lo stuol dei despoti soggiorna

oltre Acheronte a pascerti d'orgoglio:

eroe nel campo, di tiran corona

in premio avesti, or altro eroe ritorna,

vien, vede, vince, e libertà, ridona.

 

Italia, Italia, con eterei rai

su l'orizzonte tuo torna l'aurora

annunziatrice di perpetuo sole;

vedi come s'imporpora e s'indora

tuo ciel nebbioso, e par che si console

de' sacri rami dove a l'ombra stai!

I desolati lai

non odi più di vedove dolenti,

non orfani innocenti

che gridan pane ove non è chi 'l rompa: -

ve' ricomporsi i tuoi vulghi divisi

nel gran Popol che fea

prostrare i re col senno e col valore,

poi l'universo col suo fren reggea;

vedi la consolar guerriera pompa

e gli annali e le leggi e i rostri e il nome!

Come, non più del civil sangue intrisi,

vestonsi i campi di feconde messi

e di spiche alla pace ornan le chiome!

E come benedice

il cittadin villano

tergendo il fronte, Libertà felice!

Come dovizïanti a l'oceàno

fendon gl'immensi flutti onusti pini,

cui commercio stranier stende la mano

sin da gli americani ultimi fini!

Ma de l'Italia o voi genti future, me vate udite cui divino infiamma

libero Genio e ardor santo del vero:

di Libertà la non mai spenta fiamma

rifulse in Grecia sin al che il nero

vapor non surse di passioni impure;

e le mura secure

stettero, e l'armi del superbo Serse

dai liberi disperse

di civico valor fur monumento:

ambizïon da le dorate piume

sanguinosa le mani,

e di argento libidine feroce,

e molli studj, piacer folli e vani

a libertà cangiar spoglia e costume.

Itale genti, se Virtù suo scudo

su voi non stende, Libertà vi nuoce;

se patrio amor non vi arma d'ardimento,

non di compre falangi, il petto ignudo,

e se furenti modi

dal pacifico tempio

voi non cacciate, e sacerdozie frodi,

sarete un a le età misero esempio:

vi guata e freme il regnator vicino

de l'Istro, e anela a farne orrido scempio;

e un sol Liberator dievvi il destino.


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