IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
GUELFO Qui dianzi, e a gran fatica, io volli
Che nel cor mi rompea; vidi che noto
T'era colui che si fuggia sull'alba;
S'ei ti parlasse, io nol saprò.... e ne tremo.
Ma ch'ei venne a sedurti, e perché questa
Via gli falliva, a nuova arte s'appigli,
M'è chiaro indizio l'orator di pace
Che il padre suo dal campo oggi m'invia:
Né udirlo io vo', se non perché tu meco
RICCIARDA Che posso
Dir, signor mio, che tu nol voglia?
GUELFO Non sol dèi tu.; ma qui - su le sacre ossa
Di tua madre giurarlo. Ove tu il nieghi,
Saprò ch'io posso giustamente odiarti.
RICCIARDA E a me il giusto odio tuo, misera manca,
A veder piena la sciagura mia!...
E la tua forse. Ancor talvolta, o padre,
Trovi conforto nel veder ch'io merto
La tua pietà.
Sarebbe il viver mio, s'io non t'amassi;
E men reo, se tu rea prima non eri
D'occulto amor per chi più abborro; e a cui,
Solo a chiarire i miei sospetti, io in moglie
Fingea di darti: e tu più lieta allora
Già col pensiero abbandonavi il padre,
Lieta correvi al figlio di colui
Che da astuta madrigna ebbi fratello;
Che al moribondo padre mio carpiva
Mezzo il retaggio mio; che mi diè guerra
Tal che perdesti due fratelli.... e mai,
Per vendicarmi, o al fratricidio trarlo,
Nol vidi io, mai! - Mortal veleno in petto
Mi versò la tua gioia, e rimertarne
Volli il tuo seduttore; - e tu il salvasti!
E all'onta della colpa, e alle minacce
Resto, e al terror che tu mi fugga: e vedi
Se il sospetto, e il funesto amor paterno,
E la pietà di me medesmo, e l'ira,
Ma più l'incerta mia lenta vendetta
Mi faccian dentro orribil guerra.... E spesso
Sovra il tuo cor m'armano il pugno; e or fiero
Dagli occhi miei strappato il pianto, e il vedi
Tu spesso, e n'ho rabbia e vergogna - Un solo
Scampo (e non io, che me fuggir non posso)
Un solo scampo hai tu; ma s'oggi il perdi,
Meco uscir dèi d'ogni speranza.
M'è da che teco sei crudel. Ma pena
A me fu amor pria che in me fosse errore.
Errai troppo sperando; e colpa io m'ebbi
Così di farti e sventurato e reo.
Ma involontaria il feci. Ohimè! sperai
Che le mie nozze ti sarieno pace
Di tanta guerra; e che sopite alfine
Vedute avrei le crude ire fraterne.
Sperai, che se a te il ciel tolse la prole
Atta al brando e allo scettro, e insidiato
Sei d'eredi stranieri, io forse un giorno
Ti farei lieto di nepoti, e sgombra
La tua casa vedrei di compre, infide,
Barbare spade che a noi son terrore,
Più che difesa. E non per anche al tutto
Sarà, se il vuoi, la mia speranza estinta.
Dall'amor tuo per l'infelice figlia
Che rea cagion di tua miseria estimi,
Saper ben puoi quanto Averardo un figlio
Unico e sempre in gran periglio, or deggia
Amar: e forse egli a te pace or chiede
Obliando l'offese, e alla comune
GUELFO Ma e pensi tu che nozze
E Amore acquietin gli odj? Amor diè sempre
Dritti a usurpare, ed armi occulte ai prenci:
Ti strascinava Amor dove al mio scettro
S'anela e al sangue; o misera! tu andavi
Ostaggio eterno e schiava: e indarno avresti
Forse implorato dagl'iniqui; e forse
Più non vivresti a darmi tomba. Io deggio
Ben io temerli, e odiarli quindi; odiarli
Quanto gli offesi; e quanto può avvilirmi
Il lor perdono: e odiarmi denrio; e ogni uomo,
Purché nessun mi spregi, ogni uom m'abborra;.
Tremar mi faccia e tremi. - E' di tant'odio
Pace tra noi che perfida non sia?
Pace un dì recò Guido, e ti sedusse!
Vorrò dar pace ad altri, io che più averla
Nemmen sotterra.... potrò forse? - Un tempo,
Un tempo fu ch'io mi pascea di liete
Lusinghe anch'io! ma nel mio seno allora
Gioia e dolcezza il tuo sguardo spandea,:
Eri innocente allor; né m'irritava
Una lagrima tua, né sul tuo volto
Mi sforzavi a spiar nuovi e crudeli
Indizi, e a paventar d'esser tradito. -
Appieno almen fossi tu rea!... Ma fuggi;
Stien l'alpi e i mari in mezzo a noi: t'invola
E se più orrenda si farà la mia
Solitudine lunga, io, non foss'altro,
Dovrò in me solo incrudelire. - A sera
Te n'andrai sposa di Bretagna al Conte
Pria che le colpe e le sciagure nostre
Risappia, e averti chiesta egli si penta,.
Ma innanzi all'orator, sovra queste ossa
Rinunzia a Guido, e l'odio mio gli giura.
RICCIARDA L'odio tuo? Qui?, dove sovente a Guido
Amor giurai? - Tu allor m'udivi, o Madre!
E se dal ciel non prevedevi i tristi
Dì della figlia tua, lieta eri forse
De'giuramenti miei. Deh padre! io sempre
Starò divisa, poiché il vuoi, da Guido:
Piangerò teco io sempre; e ben il merto,
Se pel mio fallo ogni uomo abborri, e sei
Di speme, e di te stesso, e d'Iddio privo:
Piangerò teco: e ne' solinghi amari
Ombrosi giorni che tu meni, al pianto
Della tua figlia, e spesso il provi, avrai
Talor conforto.... E se per altri il pianto
Mai verserò, tu nol vedrai. Chi, resta
Qui, se, non io, che vegliando, pregando
Con penitenti gemiti t'implori
Pietà dal cielo, e che distor ti possa
GUELFO E tu pur sempre
Mi fai forza alle lagrime?... Chi sei
Tu, perch'io deggia trapassar dall'ira,
Alla pietà? Riarde l'ira al pianto
In me; e tu il sai. Va piangi teco, e teco
Fin ch'io t'appelli ti consiglia. Poscia
Qui, non dolente, ma in regale aspetto,
Altri che or giunge dovrà udirti; e i tuoi
Detti fien norma all'oprar mio. Ti parti.