Ugo Foscolo
Ricciarda

ATTO SECONDO

Scena seconda – Guelfo, Ricciarda

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Scena secondaGuelfo, Ricciarda

 

GUELFO Qui dianzi, e a gran fatica, io volli

Dissimulando divorarmi l'ira

Che nel cor mi rompea; vidi che noto

T'era colui che si fuggia sull'alba;

S'ei ti parlasse, io nol saprò.... e ne tremo.

Ma ch'ei venne a sedurti, e perché questa

Via gli falliva, a nuova arte s'appigli,

M'è chiaro indizio l'orator di pace

Che il padre suo dal campo oggi m'invia:

udirlo io vo', se non perché tu meco

Piena risposta gli darai.

 

RICCIARDA Che posso

Dir, signor mio, che tu nol voglia?

 

GUELFO Non sol dèi tu.; ma qui - su le sacre ossa

Di tua madre giurarlo. Ove tu il nieghi,

Saprò ch'io posso giustamente odiarti.

 

RICCIARDA E a me il giusto odio tuo, misera manca,

A veder piena la sciagura mia!...

E la tua forse. Ancor talvolta, o padre,

Trovi conforto nel veder ch'io merto

La tua pietà.

 

GUELFO Assai men duro assai

Sarebbe il viver mio, s'io non t'amassi;

E men reo, se tu rea prima non eri

D'occulto amor per chi più abborro; e a cui,

Solo a chiarire i miei sospetti, io in moglie

Fingea di darti: e tu più lieta allora

Già col pensiero abbandonavi il padre,

Lieta correvi al figlio di colui

Che da astuta madrigna ebbi fratello;

Che al moribondo padre mio carpiva

Mezzo il retaggio mio; che mi diè guerra

Tal che perdesti due fratelli.... e mai,

Per vendicarmi, o al fratricidio trarlo,

Nol vidi io, mai! - Mortal veleno in petto

Mi versò la tua gioia, e rimertarne

Volli il tuo seduttore; - e tu il salvasti!

E all'onta della colpa, e alle minacce

Resto, e al terror che tu mi fugga: e vedi

Se il sospetto, e il funesto amor paterno,

E la pietà di me medesmo, e l'ira,

Ma più l'incerta mia lenta vendetta

Mi faccian dentro orribil guerra.... E spesso

Sovra il tuo cor m'armano il pugno; e or fiero

Dagli occhi miei strappato il pianto, e il vedi

Tu spesso, e n'ho rabbia e vergogna - Un solo

Scampo (e non io, che me fuggir non posso)

Un solo scampo hai tu; ma s' il perdi,

Meco uscir dèi d'ogni speranza.

 

RICCIARDA Ah tolta

M'è da che teco sei crudel. Ma pena

A me fu amor pria che in me fosse errore.

Errai troppo sperando; e colpa io m'ebbi

Così di farti e sventurato e reo.

Ma involontaria il feci. Ohimè! sperai

Che le mie nozze ti sarieno pace

Di tanta guerra; e che sopite alfine

Vedute avrei le crude ire fraterne.

Sperai, che se a te il ciel tolse la prole

Atta al brando e allo scettro, e insidiato

Sei d'eredi stranieri, io forse un giorno

Ti farei lieto di nepoti, e sgombra

La tua casa vedrei di compre, infide,

Barbare spade che a noi son terrore,

Più che difesa. E non per anche al tutto

Sarà, se il vuoi, la mia speranza estinta.

Dall'amor tuo per l'infelice figlia

Che rea cagion di tua miseria estimi,

Saper ben puoi quanto Averardo un figlio

Unico e sempre in gran periglio, or deggia

Amar: e forse egli a te pace or chiede

Obliando l'offese, e alla comune

Pace fors'io....

 

GUELFO Ma e pensi tu che nozze

E Amore acquietin gli odj? Amor diè sempre

Dritti a usurpare, ed armi occulte ai prenci:

Ti strascinava Amor dove al mio scettro

S'anela e al sangue; o misera! tu andavi

Ostaggio eterno e schiava: e indarno avresti

Di riveder il genitor morente

Forse implorato dagl'iniqui; e forse

Più non vivresti a darmi tomba. Io deggio

Ben io temerli, e odiarli quindi; odiarli

Quanto gli offesi; e quanto può avvilirmi

Il lor perdono: e odiarmi denrio; e ogni uomo,

Purché nessun mi spregi, ogni uom m'abborra;.

Tremar mi faccia e tremi. - E' di tant'odio

Pace tra noi che perfida non sia?

Pace un recò Guido, e ti sedusse!

Vorrò dar pace ad altri, io che più averla

Nemmen sotterra.... potrò forse? - Un tempo,

Un tempo fu ch'io mi pascea di liete

Lusinghe anch'io! ma nel mio seno allora

Gioia e dolcezza il tuo sguardo spandea,:

Eri innocente allor; né m'irritava

Una lagrima tua, né sul tuo volto

Mi sforzavi a spiar nuovi e crudeli

Indizi, e a paventar d'esser tradito. -

Appieno almen fossi tu rea!... Ma fuggi;

Stien l'alpi e i mari in mezzo a noi: t'invola

E se più orrenda si farà la mia

Solitudine lunga, io, non foss'altro,

Dovrò in me solo incrudelire. - A sera

Te n'andrai sposa di Bretagna al Conte

Pria che le colpe e le sciagure nostre

Risappia, e averti chiesta egli si penta,.

Ma innanzi all'orator, sovra queste ossa

Rinunzia a Guido, e l'odio mio gli giura.

 

RICCIARDA L'odio tuo? Qui?, dove sovente a Guido

Amor giurai? - Tu allor m'udivi, o Madre!

E se dal ciel non prevedevi i tristi

della figlia tua, lieta eri forse

De'giuramenti miei. Deh padre! io sempre

Starò divisa, poiché il vuoi, da Guido:

Piangerò teco io sempre; e ben il merto,

Se pel mio fallo ogni uomo abborri, e sei

Di speme, e di te stesso, e d'Iddio privo:

Piangerò teco: e ne' solinghi amari

Ombrosi giorni che tu meni, al pianto

Della tua figlia, e spesso il provi, avrai

Talor conforto.... E se per altri il pianto

Mai verserò, tu nol vedrai. Chi, resta

Qui, se, non io, che vegliando, pregando

Con penitenti gemiti t'implori

Pietà dal cielo, e che distor ti possa

Dal morir disperato?

 

GUELFO E tu pur sempre

Mi fai forza alle lagrime?... Chi sei

Tu, perch'io deggia trapassar dall'ira,

Alla pietà? Riarde l'ira al pianto

In me; e tu il sai. Va piangi teco, e teco

Fin ch'io t'appelli ti consiglia. Poscia

Qui, non dolente, ma in regale aspetto,

Altri che or giunge dovrà udirti; e i tuoi

Detti fien norma all'oprar mio. Ti parti.

 


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