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GUELFO Com'io intenda d'udirti, abbi argomento
Signor, io veggo de' tuoi padri: e gioja
Essi n'avran se col fratel....
GUELFO Non ebbi
Fratelli io mai. So che scendea Tancredi,
Mentr'io versava in Palestina il sangue,
A nuove nozze: e dimezzò il mio regno
Quindi per darlo a chi credea suo figlio.
So che colui fanciullo, e inetto al brando,
Al mio tornar fuggì in Lamagna, e l'anno
Trentesmo volge omai da ch'ei pur sempre
Fratel mi chiama a guerreggiarmi e tormi
E regno, e figli, e onore. Alto or m'appella
De' suoi figli assassino, e disertarmi
Giura de' tetti miei. Se il feci - o ingiusta
Vendetta feci - ecco, alla sua vendetta,
Oppongo l'armi. Se nol feci, - io deggio
Trar dalla sua calunnia alta vendetta.
Or più assai ch'ogni taccia, or la discolpa
Vil mi faria: resterà l'onta al vinto.
Or come offerir mai, né accettar pace,
S'egli nel sangue si richiama offeso,
Io nella fama?
AVERARDO. Assai ragion di pace
Stan nelle accuse tue. Esul fuggiva
Il signor mio, perché tu d'Asia in armi
Minacciando venivi. Che Tancredi
Tra voi partisse ingiustamente il regno,
Non so; ma ben più ingiusto era Averardo
Se abbandonava i figli suoi mendichi
Del retaggio degli avi: e sol. da quando
Fu padre, ei tel chiedea. L'armi opponesti:
E tel chiedea con l'armi: e i figli tuoi
Cadder - ma in campo, ed han sepolcro e fama.
Vinse; e ancor regni: ecco ragion di pace.
GUELFO Ragion di guerra è il dirlo - Astuto meco
AVERARDO.. Ardito; e più il vorrebbe
Forse Averardo; astuto no, se m'odi.
GUELFO Ma e tu chi sei che parli?
Tosto all'aspetto il ghibellino core.
Prode guerrier tu sei: ma meno antico
Della tua fama io ti credea nel volto -
Or dimmi: e quando data era la fede
Di quella pace, orrido aguato forse
Teso non fu? Guido avvilia l'altero
Cor di Ricciarda anzi che nuora il padre
Me la chiedesse; e quindi, ov'io l'avessi
Ripulso, a fuga seco trarla; e quindi
Con quel dritto sul mio trono sedersi.
Vidi l'aguato.... ahi! non in tempo a trarvi
L'iniqua stirpe tutta. E co' suoi figli
Perché non venne allor nella paterna
Casa Averardo?... ed io l'avrei.... pur anche
Come nell'alma, conosciuto in volto.
AVERARDO. Allor che Guido occultamente il core
Pose in vergin regale, e ne fu amato
Ben si fe' reo: né ancor sapea che in corte
Delitto è amore; e ch'oggi a vil si tiene
Chi gli dà pena che non sia di sangue.
Ma di che fero duol dovea piagarti
L'orror del figlio suo, vide Averardo;
Né ad altro intento che di pace ei chiese
La figlia a te. Che se a vendetta giusta
Simulasti assentirla, assai vendetta
Non t'è colui che spirò in grembo a Guido? -
Giusto duole armò il padre; or si rimane,
Che oltre molte cagioni oggi il costringe
Anche l'amor per l'infelice Italia.
GUELFO Amor d'Italia? A basso intento è velo
Spesso:e tale oggimai s'è fatta Italia,
Ch'io, non che dirmi suo campione, e inulto
Lasciar per essa d'un mio figlio il sangue,
Io sdegnerei di dominarla, ov'anche
Sterminar potess'io, tutti i suoi mille
Vili signori, e la più vil sua plebe.
AVERARDO. Inerme freme, e sembra vile Italia
Da che i signori suoi vietano il brando
Al depredato cittadino, e cinti
Di sgherri o di mal compre armi straniere
Corrono a rissa per furor di strage
E di rapina; e fan de' dritti altrui
Schermo e pretesto alla vendetta.. e quindi
Or di Lamagna i ferri, or gl'interdetti
Del Vaticano invocano. Ben s'ode
Il Pastor de' fedeli gridar: Pace
Ma frattanto, a calcar l'antico scettro
Che a Cesare per tanto ordine d'anni
Diedero i cieli, attizza i prenci: e indurli
Ben può alle colpe; non celarle al guardo
Di chi vindice eterno il ver conosce.
Ma a noi che pro chi vinca? infame danno
Bensì a noi vien dal parteggiar da servi
In questa pugna fra la croce e il trono,
Per cui città a cittade, e prence a prence
E castello a castello, e il padre al figlio
Pace contende, e infiamma a guerra eterna
L'odio degli avi, ed a' nepoti il nutre.
E di sangue, e di obbrobrio inonderemo
Per l'ire altrui la patria?, Imbelle, abbietta,
Divisa la vedran dunque i nepoti
Per l'ire altrui'? Preda dell'ire altrui
Forse da tante e grandi alme d'eroi,
Fondata fu? - Togli alla Guelfa setta,
Che in te fida, l'ardire; e a' Ghibellini
Averardo il torrà. Congiunte e alfine
Brandite sien da cittadine mani
Le spade nostre; e in cittadini petti
Trasfondererno altro valore, altr'ira.
E co' pochi inagnanimi trarremo
I molti e dubbi itali prenci a farsi
Non masnadieri, o partigiani, o sgherri,
Ma guerrieri d'Italia. Ardua, è l'impresa,
E incerta forse; ma onorata almeno
Fia la rovina; e degli antichi al nome
L'età future aggiugneranno il nostro.
GUELFO Se grande Italia un tempo era, nol cerco.
Qual è la vedo, e la dispregio. Io patria
Non ho che il trono, a cui nulla io prepongo
Che la vendetta. E a che parli d'eroi?
Tacer fia meglio degli antichi: e giova
Che stolti più di noi sieno i nepoti:
La gloria altrui splende a mostrarci abbietti.
Io del futuro a me chiudo la porta:
Io sol dell'oggi ho cura. Ardire a' Guelfi,
Perché voi li temete; e omaggio a Roma,
Perché sta inerme e frena il volgo, io presto:
Mi benedice e non mi spezza il brando
Se ragioni di pace altre non rechi,
Ti parti.
AVERARDO. Se né patria omai né fama
Ti tocca il cor, di te medesmo almeno
Amor ti vinca. Ribellanti e scarse
Son le tue schiere: e di Salerno intanto
Di bavariche spade orrido è il piano,
Al signor mio devote, alla vittoria
Atta sol ne' codardi, onde il nemico
Vuol atterrire altrui di quel terrore
Ch'ei per sé prova; -
AVERARDO. Sì,... teme Averardo
Pel figlio suo unico omai, che amore
Forsennato può torgli. E l'ira tua
Teme per la tua figlia; e per sé teme,
E perciò sol fuggì il tuo aspetto.... ei teme
Che tu a forza nol tragga un dì a macchiarsi
Del sangue tuo.
GUELFO Io il bramo.... ov'io del suo
Nol possa. Ah mai, se non se morto, e d'altra
Man non vorrà ch'io vegga alfin chi egli era
Quel mio fratel! - E quali patti or m'offre?
AVERARDO. Che tu Salerno e le castella e il mare:
Esso Avellino e Benevento regga;
E Guido in moglie abbia Ricciarda.
Denno esser dunque da Ricciarda i patti
Pria che da me.. Perfidamente venne
Altro orator: ma, a quanto io so.... nol vide.
La udrai tu qui. Col tuo scudier frattanto
Abbiate stanza, e la mia fè. - Mi siegui.