Ugo Foscolo
Ricciarda

ATTO TERZO

Scena seconda – Guido, Averardo

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Scena secondaGuido, Averardo

 

GUIDO .... Signor....

 

AVERARDO. Oh figlio mio! - Tu piangi

Dimmi tu pur, se impallidir vedesti

Mai, se non oggi, di tuo padre il volto?

 

GUIDO A pianger tu.... forza mi fai; tu solo.

 

AVERARDO. Né gemi tu per l'onor nostro? Il nome

Mentir degg'io; venir furtivo e umile

Dov'io saprei correr col brando: e quasi

Da bassi iniqui oltraggi, e più dal troppo

Timor per te, tratto a svelarmi, e insieme

Perdere e fama e patria e figli: e quando

Da vincitore io dar potrei perdono,

Il chieggo; e a chi!... - Sangue vuol Guelfo.

 

GUIDO Il nostro

Incerto e poco è a dissetarlo: ei pronto

Tien della figlia l'innocente sangue.

 

AVERARDO. Dono è di lei se ancor son padre; e il paga

D'acerbissime lagrime: né mai

Mi crederei d'averti salvo, ov'ella

Schiava restasse. Ma il suo scampo e il nostro

Nell'armi sta. Se qui non eri, or certo

M'era il trionfo. Molte vele a noi

Pisa inviò che il mar quindi e la fuga

Torriano a Guelfo. Alle mie tende, irati

Del sangue ond'ei punisce ogni lor fallo,

Molti de'suoi rifuggono: e se pronti

Assalirem le mura evo la notte

Ombrosa sorga, sbaldanzito a un tratto

Il tiranno vedrai, che dal timore

Proprio e dal nostro il suo furor desume.

 

GUIDO Quindi il furor fia disperato - Ahi! certo,

Ricciarda mia, certo il tuo scempio or veggio.

 

AVERARDO E teco il mio - se patria io non avessi.

 

GUELFO Signor, deh corri a vendicar quel figlio,

Che non moriva ingrato; abbatti l'empio;

Spegni le faci onde in Italia infuria

La Guelfa setta. Io no, padre, non bramo

Che il glorioso brando tuo si calchi

Dal traditor. Ma né sperar tu dèi,

bramar più ch'io viva. Ogni mia speme,

Poca, ed iniqua.... Odimi, e fremi - tutta

Posta io l'avea nella vittoria sola

Di Guelfo.

 

AVERARDO. O mio misero figlio!... Al pianto,

Più che all'ira mi sforzi. E sì funesto

Amor t'acceca?

 

GUIDO Amor, io solo il sento

Sol io mi so quanto da lunge ci scerna

Le sue vere sciagure. In forza altrui

E' l'infelice donna mia; più m'ama

Più ch'io stesso non l'amo; e in sé pur chiude

Core e virtù di figlia, e il padre mai

Non lascerà finché è in periglio; ed io

Non vorrò indurla, a tal disdoro io mai.

Sol se un ci vedrà' miseri e inermi

Vinti da Guelfo e senza patria... allora

M'anteporria forse al felice padre -

Ma non che mai gioirne io sdegno e abborro

Cosi iniqua lusinga, e mal mio grado

Talor m'assale; e a te svelarla, io deggio:

Giusto è ben che tu sappia or per qual figlio

T'armi e t'arrischi, onde ti sia men grave

Se oggi tu il perdi.

 

AVERARDO. Tutto perder bramo,

Anzi che te; ma tutto perdo io teco

Finché tu chiudi a ogni speranza il core,

Finché ogni umano ajuto or la deserta

Vergine teme o sdegna.

 

GUELFO Morir meco,

null'altro può, né vuol Ricciarda,: e questo

Ultimo dono di sublime amore

Sol da lei sperar deggio; e da te, o padre,

Il non vietarlo. Alla tua patria vivi,

O generoso; e il deturpato scettro

A redimer degli avi, e la tua casa,

E queste tombe; e il tuo Guido, e Ricciarda

Saranno in sacro o lagrimato avello

Di tua, mano congiunti - altro non puoi.

Quai che pur sien dell'armi oggi gli eventi,

Si certo io son ch'ella sé stessa, or serba

Vittima incauta a sua virtù, ch'io spesso

Veggo lo spettro di Ricciarda; e l'odo

Parlar, e dirmi - Il padre mio m'ha uccisa.

 

AVERARDO Empio il conosco; non però il presumo

disumano. O Guido mio! non vive

Padreiniquo, che non senta in core

Pietà de'flgli suoi -- Ma il cielo a'figli

Non diè pietà per gl'infelici padri!

Terror t'illude per l'amata donna;

Terror men vano è il mio....

 

GUIDO Né tu mi salvi

Or mi costringi a seguitar tuoi passi,

Ch'io snaturato figlio esser non posso,

Quanto infelice io sono - ma ch'io viva,

Far non potrai. S'anche pietà del padre

A tollerarle m'astringesse, ahi lente

Ali struggeranno agli occhi tuoi le angosce

Mie disperate. Con sicuro e quasi

Lieto sguardo io finor vidi la morte.

Solo il tuo lungo necessario lutto

Pianger mi fea; ma il tuo periglio orrendo

Mi strazia il cor di nuova piaga, e ch'io,

Padre.... io da te non attendea.

 


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