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RICCIARDA Torgli il pugnal degg'io. - Né omai può salvo
Fuggir per or; né oggi vorria lasciarmi.
Troppa certezza, ch'io scontar col sangue
Deggia i dì che gli serbo, i suoi pensieri
Ostinata possiede - Ed oggi io stessa
Quel terror (vano forse) io mal mio grado
Più mestamento il sento. Ah di qual mano
Morrei!... Tu, Guido, spirar mi vedrestI....
Fuggi o Guido, e ch'io pera. Empia son io
Se tu qui a morte e alla vendetta resti
O padre, io dunque un uccisor ti serbo?
Eccolo; e il giurar mio di duol mortale
Già l'ha piagato.... E dirgliel degg'io prima.