IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
GUELFO Qui rintracciarti io dovrò sempre?... Un'arma
Di man ti cade! - O! ti conosco atroce
Daga! Ben torni a me. Vien ch'io t'accolga,
Non come un dì.... ma per trarti pur sempre
Un'altra volta del mio sangue tinta.
GUELFO Empia donna, t'accosta, - Al furor mio,
Vedi, sottentri alfine orrida calma:
Non son più incerto se abborrirti io posso.
Di pianto sì, ma non di ferro; o almeno
Non ti credea di questo ferro armata. -
Conoscil tu?
RICCIARDA .... Di Guido.... era.
L'hai tu peranche?... Or mira - Tu nol vedi,
Spietata, tu; ma il vedo io di che sangue
Grondante è ancor!... E' ver; io non tel dissi
Quando di questo fodero tu stessa
L'ornasti; è ver; - ma il cor non ti fremea?
Non t'accorgevi con che orribil gioja
D'umile ch'era questo acciaro il volli
Far gemmato e regale? E a me dagli occhi
Torlo indi volli; e al più abborrito braccio
Che fosse mai lo diedi - ed ei tel rende,
Oggi tel rende onde tu in cor mel pianti!
Tremi, perfida? - A me del pianto antico
Riardon gli occhi.... O a me daga funesta!
Nel mezzo il cor d'un mio figlio,. e il più caro
Ti trovai, quando il raccogliea nel campo.
Qual pur fosse la mano, empia, villana
Atroce man fu che sì addentro il seno
Del giovinetto aperse. - E il braccio al figlio
D'un nemico n'armai, per saper sempre
Che impugna il ferro di quel sangue intriso.
Empie tu quella sepoltura abbracci -
Ma e chi tel die'? - Due soli erano, e inermi
Qui. Si partiano meco. A piè del mio
Destrier li vidi valicare il ponte.
A chi? - Perfida taci? - Ecco la notte;
Tu il redentor qui aspetti; e ognor più indugi
Me dal pugnar. Ma vincitore, o vinto
Tornerò a darti libertà sol io.
RICCIARDA Dal ciel l'aspetto, ed innocente.
Ti se' fatta ad un tratto? In te più l'onta
Freno non è: qui tra' paterni avelli
Accoglievi il tuo drudo - e se nol celi
Qui ancor... or riede, or le mie rocche assale -.
Mi rivedrai: tu invan, perfida, allora
RICCIARDA Stava
Nella tua casa il ferro. A disviarlo
Da te che pronto se' a svenarmi ognora
Mel tolsi a forza. Alcun periglio omai
Su te non pende. Or tu svenarmi puoi:
Né più discolpe né lamenti udrai:
Di ciò solo ti prego: d'ogni strazio
D'ogni altra man, non della tua, mio padre,
Né col quel ferro, me dall'infelice
Quanto io più tardo la vendetta mia....
Mal la fo, se ti perdo.... - A che più bado
Investito è Salerno; e sciagurato
Prence sarò, mentr'io venia per farmi
Men sciagurato padre. A liberarti
De' miei danni io correva, a liberarti
Della mia vista che tu abborri. Al porto
Stan su le vele i miei nocchier che tosto
Dovean recarti ove da me lontano
Avresti sposo e reggia,.... Or vil n'andresti,
Misera ed empia. Almen ti avesser pria
Punita i venti e l'onde! - Olà - Ruggero,
Premio ti sia del tuo signor la spada
Tien. Ho una daga, che al trionfo, o a morte
Fia troppa. - In guardia, e se mai cara l'ebbi,
Or l'ho più assai, ti sia Ricciarda. I tuoi
Veglino in armi ad ogni soglia; accerchia
Il castello ed il fosso: altri s'asconde
Qui forse; e certo ci venne, ed oseria
Tornarvi. Ma la figlia mia, la figlia,
Più che la reggia salvami -. Tu, donna,
Meco rimembra ch'io non ho più figli.