Ugo Foscolo
Ricciarda

ATTO QUARTO

Scena quarta – Ricciarda, Guelfo, Uomini d’arme

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Scena quartaRicciarda, Guelfo, Uomini d’arme

 

GUELFO Qui rintracciarti io dovrò sempre?... Un'arma

Di man ti cade! - O! ti conosco atroce

Daga! Ben torni a me. Vien ch'io t'accolga,

Non come un .... ma per trarti pur sempre

Un'altra volta del mio sangue tinta.

 

SILENZIO.

 

GUELFO Empia donna, t'accosta, - Al furor mio,

Vedi, sottentri alfine orrida calma:

Non son più incerto se abborrirti io posso.

Di pianto sì, ma non di ferro; o almeno

Non ti credea di questo ferro armata. -

Conoscil tu?

 

RICCIARDA .... Di Guido.... era.

 

GUELFO Snudato

L'hai tu peranche?... Or mira - Tu nol vedi,

Spietata, tu; ma il vedo io di che sangue

Grondante è ancor!... E' ver; io non tel dissi

Quando di questo fodero tu stessa

L'ornasti; è ver; - ma il cor non ti fremea?

Non t'accorgevi con che orribil gioja

D'umile ch'era questo acciaro il volli

Far gemmato e regale? E a me dagli occhi

Torlo indi volli; e al più abborrito braccio

Che fosse mai lo diedi - ed ei tel rende,

Oggi tel rende onde tu in cor mel pianti!

Tremi, perfida? - A me del pianto antico

Riardon gli occhi.... O a me daga funesta!

Nel mezzo il cor d'un mio figlio,. e il più caro

Ti trovai, quando il raccogliea nel campo.

Qual pur fosse la mano, empia, villana

Atroce man fu che sì addentro il seno

Del giovinetto aperse. - E il braccio al figlio

D'un nemico n'armai, per saper sempre

Che impugna il ferro di quel sangue intriso.

 

RICCIARDA O madre mia!

 

GUELFO Arretrati. Con mani

Empie tu quella sepoltura abbracci -

Ma e chi tel die'? - Due soli erano, e inermi

Qui. Si partiano meco. A piè del mio

Destrier li vidi valicare il ponte.

Rispondi.

 

RICCIARDA Io il tolsi

 

GUELFO Dove? Come? Quando?

A chi? - Perfida taci? - Ecco la notte;

Tu il redentor qui aspetti; e ognor più indugi

Me dal pugnar. Ma vincitore, o vinto

Tornerò a darti libertà sol io.

 

RICCIARDA Dal ciel l'aspetto, ed innocente.

 

GUELFO Ardita

Ti se' fatta ad un tratto? In te più l'onta

Freno non è: qui tra' paterni avelli

Accoglievi il tuo drudo - e se nol celi

Qui ancor... or riede, or le mie rocche assale -.

Mi rivedrai: tu invan, perfida, allora

Eluderai le mie domande

 

RICCIARDA Stava

Nella tua casa il ferro. A disviarlo

Da te che pronto se' a svenarmi ognora

Mel tolsi a forza. Alcun periglio omai

Su te non pende. Or tu svenarmi puoi:

Né più discolpelamenti udrai:

Di ciò solo ti prego: d'ogni strazio

D'ogni altra man, non della tua, mio padre,

Né col quel ferro, me dall'infelice

Mia vita sciogli....

 

GUELFO Il mio periglio cresce

Quanto io più tardo la vendetta mia....

Mal la fo, se ti perdo.... - A che più bado

Investito è Salerno; e sciagurato

Prence sarò, mentr'io venia per farmi

Men sciagurato padre. A liberarti

De' miei danni io correva, a liberarti

Della mia vista che tu abborri. Al porto

Stan su le vele i miei nocchier che tosto

Dovean recarti ove da me lontano

Avresti sposo e reggia,.... Or vil n'andresti,

Misera ed empia. Almen ti avesser pria

Punita i venti e l'onde! - Olà - Ruggero,

Premio ti sia del tuo signor la spada

Tien. Ho una daga, che al trionfo, o a morte

Fia troppa. - In guardia, e se mai cara l'ebbi,

Or l'ho più assai, ti sia Ricciarda. I tuoi

Veglino in armi ad ogni soglia; accerchia

Il castello ed il fosso: altri s'asconde

Qui forse; e certo ci venne, ed oseria

Tornarvi. Ma la figlia mia, la figlia,

Più che la reggia salvami -. Tu, donna,

Meco rimembra ch'io non ho più figli.

 


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