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IV. Tali opinioni vennero in Italia per mezzo degli antichi Padri della Chiesa; ed alcuni teologi, fra cui Giovanni da Fabriano morto l'anno stesso che morì Laura, scrissero trattati onde conciliare la dottrina di Platone colla Bibbia4. I frati le rivolsero in loro pro, e, citando l'esempio di celebri poeti, predicarono: che le anime delle donne trapassate si sarebbero più prontamente accolte in cielo, suffragate dalle limosine e preghiere de' loro amanti. «Ma pur messer Francesco Petrarca, che è oggi vivo,» dice un predicatore domenicano, «hebe un'amante spirituale apelata Laura: poi che ella morì, gl'è stato più fedele che mai, et àli data tanta fama, che l'à sempre nominata, et non morirà mai. Et questo è quanto al corpo; po' li ha facto tante limosine, et fatte dire tante messe et orationi con tanta divotione, che s'ella fosse stata la più cattiva femina del mondo, l'avrebbe tratta dalle mani del Diavolo, benchè se raxona che morì pure santa»5. Così la filosofia e la religione cospirano cogli usi cavallereschi di que' tempi a lusingare e ad abbellire la più irresistibile di tutte le umane propensioni. La facilità nel cedere all'amore si aveva per l'indizio più aperto di mente benevola: la costanza, il disinteresse e la sommessione al sesso gentile furono i più sicuri pegni di valor militare e di eroismo: bella poesia provava, non già il genio del poeta, bensì la forza della passione che lo inspirava. Beltà, grado, virtù domestiche non avevano merito, se non celebrate dall'adorazione di un amante, e dalla passione di un poeta. A' tempi del Petrarca, Agnese di Navarra, contessa di Foix, scrisse alcuni versi d'amore a Guglielmo di Machaut, poeta francese: egli divenne geloso, ed ella gli mandò il proprio confessore dolendosi degl'ingiusti sospetti, e giurando ch'eragli tuttora fedele. Richiese pure all'amante di scrivere e pubblicare in versi la storia dell'amor loro; e conservò nel tempo stesso agli occhi del marito e del mondo fama di virtuosa principessa6. La riputazione, e forse la virtù, del bel sesso venivano protette dalle Corti d'Amore, che per due secoli furono tenute in tutta Francia. Queste corti erano le scuole insieme e i tribunali ove si decretavano premii a' migliori poeti e a' più fedeli amanti, ove problemi di galanteria venivano sciolti, ove si formavano processi e si condannavano individui. Colà le donne facevano ufficio di giudici, nè davasi appello da esse. Ma per ridevoli che ci riescano somiglianti instituti, la vanità e la moda fecero cercare e temere questi tribunali preseduti talvolta da principesse; nè concedevasi a' mariti di dare innanzi ad essi querela della indifferenza della propria moglie. La contessa di Champagne, figliuola di Luigi il giovane, sentenziò nel suo tribunale che: En amour tout est grace; et dans le mariage tout est nécessité; par conséquent l'amour ne peut pas exister entro gens mariés. La Regina, cui fu portato appello da tale sentenza, rispose: A Dieu ne plaise que nous soyons assez osée pour contredire les arrêts de la comtesse de Champagne7.