Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SOPRA L'AMORE DEL PETRARCA

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X. Che sia possibile dar libero corso alla immaginazione, e non adescare la mente in un laberinto di errori e d'affanni, è sentenza assai volte sostenuta coll'esempio del Petrarca e di Laura da chi non per anco ne ha fatto prova in stesso, e da chi ha vaghezza di trarre altrui fuori dell'asilo della tranquillità o dell'innocenza, — volendo forse insegnare che la virtù si acquista a prezzo delle più care nostre inclinazioni, — ovvero, come più spesso accade, con tardo ed eterno pentimento.

La voce nondimeno che Laura non sempre fosse inesorabile, è ugualmente popolare, in ispecial modo appo coloro che sono a un tempo meno favoriti dal bel sesso, e più in apprensione delle sue lusinghe. Tal voce fondasi pur anco in quelle tradizioni romanzesche che poeti e viaggiatori sono corrivi ad accogliere. Gli abitanti di Valchiusa additano l'altura ove sorgeva il castello di Laura, ond'ella poteva conversare con l'amante per segnali. L'abate Delille scopre la grotta stessa cui riparava in segreto la felice coppia, e l'albero ch'erale cortese d'ombra ospitale:

 

Une grotte écartée avait frappé mes yeux;

Grotte sombre, dis-moi si tu les vis heureux?

M'écriai-je. Un vieux tronc bordait-il le rivage:

Laure avait reposé sous son antique ombrage.18

 

Una donna va anche più oltre che l'abate:

 

Dans cet antre profond, , sans autres témoins

Que la naïade et le zéphyre,

Laure sut par de tendres soins

De l' amoureux Pétrarque adoucir le martyre;

Dans cet antre l'amour tant de fois fut vainqueur,

Il exprima si bien sa peîne, son ardeur,

Que Laure, malgré sa rigueur,

L'écouta, plaignit sa langueur,

Et fit peut-être plus encore.19

 

Non si potrà certo, per veruna confessione sfuggita al Petrarca, riuscire a tor di mezzo la vecchia quistione. Ma, quanto è all'incontrare Laura a Valchiusa, egli ritirossi colà, «sperando, com'ei dice, di spegnere nella solitudine e collo studio la fiamma che mi andava consumando. Povero sfortunato! il rimedio ad altro non valse che ad innasprire la piaga. Le meditazioni mie si raccolsero tutte in colei sola che io m'affannava di sfuggire20 — In altra lettera da Valchiusa egli scrive: «Qui gli occhi miei, che troppo si affissarono nella beltà ad Avignone, non possono veder altro che cieli, rupi ed acque. Qui sono in lotta con tutti i miei sensi. Melodiose parole non più dilettano le mie orecchie. — Altro non odo più che il muggito delle mandre. Dall'un canto gorgheggiano gli uccelli, — dall'altro strosciano le acque, o mormoreggiano. Non si amenità maggiore più rara di quella de' miei due giardini. Ho fin dispetto che tanto possa incontrarsi fuori d'Italia. Ma la vicinanza d'Avignone avvelena tutto!21 Quando penso a lei — e quand'è mai che io non pensi a lei? — mi guardo intorno alla mia solitudine, e trovomi gli occhi bagnati di lagrime. Sento che sono uno di que' miseri, la cui passione d'altro non si pasce che di memoria, trova conforto se non nel pianto; ma che tuttavia desidera di pianger solo:»

 

Amor col rimembrar sol mi mantiene.

Ed io son un di quei che il pianger giova

 

Ed io desio,

Che le lagrime mie si spargan sole.

 





18 Les Jardins, ch. III.



19 Madame Deshoulières: Epître sur Vaucluse.



20 Epist. Famil., lib. VIII, ep. 3.



21 Epist. Famil., lib. XXII, ep. 8.



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