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XI. La casa del Petrarca è scomparsa; nè le frequenti descrizioni ch'egli ne fa possono aiutare gli antiquari a scoprire il sito de' suoi giardini: ma la Valle Chiusa è una di quelle opere di natura, cui cinque secoli non valsero a recare oltraggio. Lasciato Avignone, l'occhio di chi fa quel cammino riposa sopra l'ampiezza di una fresca prateria, che va a finire in un piano per copia di vigneti assai vago. Poc'oltre cominciano ad ascendere i colli coperti d'alberi che si specchiano nelle acque del Sorga, le quali sono sì limpide, sì rapidamente corrono e n'è il suono sì dolce, che il poeta le descrive con verità ove dice, «che sono liquido cristallo, il cui mormorio mescendosi a' canti degli augelli riempie l'aere d'armonia.» Le sponde ricuopronsi di piante aquatiche, e in que' luoghi ove la caduta o la rapidità delle correnti toglie il distinguerle, il fiume sembra movere sopra un letto di vivo smeraldo. Più presso alla sorgente, il suolo è sterile; e siccome il canale viene restringendosi, le onde rompono contro le balze, rotolandosi giù in torrente di schiuma e di sprazzi che brillano per la reflessione de' prismatici colori. Inoltrandosi più e più a ritroso del fiume, chi va per quella via riesce in un semicircolare recesso, chiuso da rocce inaccessibili a diritta, scoscese e dirupate a sinistra, sorgenti in obelischi, in piramidi e in ogni fantastica forma, e di mezzo ad esse migliaia di rivoletti discendono. La vallea è terminata da una montagna tagliata a picco da cima a fondo, e, per un porticale di archi concentrici, opera della natura, entra il viandante in vasta caverna. Il silenzio e l'oscurità che quivi regna vengono interrotti soltanto dal mormorio e dal chiarore delle acque d'un bacino, che forma la principale scaturigine del Sorga. Questo bacino, di cui non anco fu scandagliato il fondo, rigonfia in primavera per modo da sforzare l'uscita delle acque per una fessura in cima alla caverna, ad un'altezza di circa cento piedi, d'onde esse di balzo in balzo precipitandosi in cascate, ora svelano or coprono di schiuma gli smisurati massi, lungo i quali trascorrono. Il mugghio de' torrenti non cessa mai duranti le lunghe piogge, tanto che ne diresti le rupi stesse disciolte, e il tuono rimbomba di caverna in caverna. La terribile sublimità di tale spettacolo è svariata da' raggi del sole, che verso il tramonto segnatamente rifrangono e riflettono le varie lor tinte sopra le cascate. Dopo la canicola, le rupi divengono aride e negre, il bacino ripiglia il suo livello, e la valle ritorna a un profondo silenzio.