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III. Questi laboriosi concieri fecero pensare, fin da quando il Petrarca viveva, che i suoi versi fossero opera più da poeta che da amante.41 È fuor di dubbio, non essere violentissima quella passione che possiamo descrivere a nostro bell'agio. — Ma un grande ingegno sente più intensamente, e soffre più fortemente che altri; e per ciò appunto, quando la forza della passione allenta, egli ne serba più a lungo la rimembranza, e più agevolmente può ridestarsela nell'immaginazione e risentirne gli effetti, e, come parmi, ciò che diciamo potenza d'immaginare sta più ch'altro nel concorso del forte sentire e delle rimembranze. Così al genio è peculiarmente largita la facoltà di osservare il lavorio segreto della natura umana in quanto può nel cuor di lui e d'ogni altro; e per essa è fatto capace di descrivere que' sentimenti, e recarli addentro nell'animo d'ogni lettore. L'alto segreto dell'arte del poeta sta nel farci sentire l'esistenza per forza di simpatia, ma, mentre esso geme sotto le angosce proprie, cercherebbe indarno di esaminare ciò che svolgesi nel suo o nel cuore altrui; — e i lirici versi che il Petrarca durò trentadue anni a scrivere, possono leggersi in pochi dì. Molte composizioni, non è dubbio, furono concepite ne' momenti che la passione più poteva sopra di lui, ma furono scritte assai giorni, forse assai mesi, e certamente perfezionate assai anni dopo. Il sonetto 48° della prima parte della sua raccolta fu dettato undici anni dopo fatta conoscenza con Laura:
Or volge, Signor mio, l'undecim'anno,
Ch'i' fui sommesso al dispietato giogo.
Quattr'anni dopo quest'ultima epoca, dettò il sonetto 85°.
Fuggir vorrei; ma gli amorosi rai,
Che dì e notte nella mente stanno,
Risplendon sì, ch'al quintodecim'anno
M'abbaglian più che 'l primo giorno assai.
Pel corso di questo e di tutto il prossimo anno compose soltanto undici sonetti; perchè il 96° comincia:
Rimansi addietro il sestodecim'anno;
e il 97°:
Dicesett'anni ha già rivolto il cielo.
Così in questi dodici mesi scrisse soli quattordici versi a Laura. E di vero, se la mente di lui non avesse avuto intervalli di riposo, egli sarebbe stato inetto a vestire que' concepimenti, e vie più ad emendarli. Che anzi non sarebbe vissuto sì a lungo, o, se vissuto, avrebbe tratto i suoi dì nella irrequietezza e nella oziosità, inseparabili dai turbati sentimenti. L'armonia, eleganza e perfezione della sua poesia sono frutto di lunga fatica, ma i concetti primitivi e l'affetto scaturì sempre dalla subita inspirazione di profonda e potente passione. Mercè l'attenta lettura di tutti gli scritti del Petrarca, può quasi ridursi a certezza: — che col dimorare di continuo nelle stesse idee, e col lasciare la mente pascersi senza posa di sè stessa, l'intero corso de' suoi sentimenti e delle sue riflessioni ne contraesse un forte carattere e tono; e che, se riusciva mai a rintuzzarli per alcun tempo, essi tornassero con accresciuta violenza; — che, per sedare lo stato irrequieto della mente, egli nel primo caso, corrispondendo co' più intimi amici, comunicasse loro in libero e abbandonato modo tutto ciò che pensava e sentiva; — che quindi riducesse queste narrative con ordine e descrizione migliore in versi latini; — e che all'ultimo le perfezionasse con maggior copia d'imagini e con più arte nella sua poesia italiana, la cui composizione da prima serviva unicamente, come dice più volte, «a divertire e a mitigare tutte le sue afflizioni.»