Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SAGGIO SOPRA LA POESIA DEL PETRARCA

V

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V. Se il Petrarca non avesse abusato senza modo delle antitesi, troppo di frequente ripetute le iperboli, troppo spesso paragonata Laura al Sole; i numerosi plagiarii di lui, che però non seppero mai imitarne le bellezze, non sarebbero stati cotanto insigni pe' loro vizi; e a Salvator Rosa sarebbe mancata cagione di dolersi nelle Satire, che

 

Le metafore il Sole han consumato.

 

Il gioco sopra le parole Lauro e Laura, e i concetti somministrati dalla trasformazione di Dafne amata da Apollo nel lauro immortale, ammiransi tuttora da alcuni forestieri,42 per l'autorità di uno de' più celebri critici d'Italia,43 il quale peraltro compiacevasi dell'Italia Liberata del Trissino, volle mai concedere la Gerusalemme del Tasso essere opera da poeta. Io per me non senza qualche pietà guardo a un grande ingegno, che di mente al sommo dilicata e ardente, di giudizio tanto difficile e di gustoraffinato, di calda imaginativa e di cuore passionato, potè condiscendere, a trastullo di Laura e de' suoi lettori, a sì fredde affettazioni. Se non che anche il Petrarca fu tenuto a scontare il misero debito di quasi tutti gli scrittori col piegare il proprio sentire a quello de' contemporanei. Innestò ne' suoi versi le agudezas, ternuras y conceptos de' poeti spagnuoli, e fu a ragione tassato di plagio. — «Avemmo anticamentedice uno storico di Valenza, «un famoso poeta chiamato Mossen Jordi e il Petrarca, nato cent'anni dopo, gli rubò i versi, e li vendè in italiano al mondo come propri, di che potrei convincerlo in molti luoghi; nondimeno starò contento al citarne pochi:»44

 

MOSSEN JORDI.

 

E non he pau, e no tin quim guerreig;

Vol sobre 'l ciel, et nom' movi de terra;

E no estrench res, e tot lo mon abras;

Oy he de mi, e vull a altri gran be:

Si no es amor, donchs azò que sera?

 

PETRARCA

 

Pace non trovo, e non ho da far guerra;

E volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;

E nulla stringo; e tutto 'l mondo abbraccio;

Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui;

S'amor non è, che dunque è quel ch'i' sento?

 

Se il Petrarca si giovasse o no d'altre opere spagnuole, non mi è dato .45 Qua e insertò vari concetti tolti manifestamente dai Provenzali; e, quantunque spesso li migliorasse, spiacciono appunto perchè non armonizzano col tenore solenne, profondo e passionato del suo stile. Il seguente sonetto, in cui il Petrarca, se non tolse i pensieri, imitò gli amorosi lamenti de' francesi Trovatori, può dare non imperfetta idea della loro poesia amatoria. È un mosaico d'antitesi: i canti e gli affetti loro, agghiacciati da epigrammatico raffinamento, mostrano com'essi non fossero poeti inspirati, caldi amatori:

 

S'una fede amorosa, un cor non finto,

Un languir dolce, un desiar cortese;

S'oneste voglie in gentil foco accese;

S'un lungo error in cieco laberinto;

Se nella fronte ogni penser dipinto,

Od in voci interrotte appena intese,

Or da paura, or da vergogna offese;

S'un pallor di viola e d'amor tinto;

S'aver altrui più caro che stesso;

Se lagrimar e sospirar mai sempre,

Pascendosi di duol, d'ira e d'affanno;

S'arder da lunge ed agghiacciar da presso,

Son le cagion ch'amando i' mi distempre;

Vostro, donna, il peccato, e mio fia 'l danno.

 





42 Il romanzo di Madama di Genlis, Pétrarque et Laure.



43 Gravina, Ragione Poetica, lib. II, cap. 27 e 28.



44 Gasparo Scuolano, Istor. Valenz.



45 La quistione fu decisa non solo dalle autorità recate nelle due precedenti edizioni della traduzione di questi Saggi, ma anche da opere posteriori. Un Ms. della Biblioteca nazionale di Parigi, Cançonier des obras enamorades, contiene una cobla di Mossen Jordi, in cui, tranne quello Si no es amor, donchs azò que sera? incontransi e i versi citati ed altri comuni al poeta fiorentino e all'aragonese. Che il vero plagiario fosse, non il Petrarca, ma Jordi, lo prova anche Bruce-White nella sua Hist. des langues romanes et de leur littérature. Paris, 1841, tomo II, pag. 418-423. [T.]



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