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VIII. Le poesie amorose del Petrarca si possono avere in conto d'anello intermedio tra quelle de' classici e le moderne. La dipintura lasciataci da Saffo della sua passione è ciò che ognuno di pari ardore di mente non potrebbe non provare in pari condizioni, e ciò che ogni osservatore può scernere e creder forse di poter descrivere. Il genio nondimeno di afferrare d'un tratto e di ordinare armoniosamente, e di ritrarre a tocchi rapidi e vibrati tutti quanti gli esteriori accidenti di una passione, in guisa da recarla ben dentro nell'anima d'ogni lettore, è dato a pochi eletti; richiedendo perspicace conoscimento di tutti i moti dell'uman cuore. Solo il profondo studio anatomico potè insegnare a Michelangelo a dar correzione ed energia alle forme ed agli atteggiamenti delle sue figure: ma se un artista, a sfoggio di sapere anatomico, avesse a rappresentare l'interna, anzichè l'esterna struttura del corpo umano, la natura nelle sue mani potrebb'ella assumere quell'aspetto, onde piace ad ogni occhio e muove ogni cuore? Una moderna Saffo, più scaltrita a svolgere la notomia interna de' suoi sentimenti, li fa piuttosto comprendere, che vedere e sentire a' suoi lettori:48 ma chi può freddamente notomizzare le proprie passioni, non può destare in altri simpatia. Il Petrarca e sente come gli antichi e filosofeggia come i moderni poeti. Ov'ei dipinge ritraendo da' classici, li pareggia, se pur non li vince. Lo spirito di Laura poggia al cielo; angeli ed anime beate scendono ad incontrarla: ella si volge addietro per vedere se il Petrarca la segue, e sembra soffermarsi nell'aereo suo cammino:
Mirando s'io la seguo, e par ch'aspetti.
In queste poche parole è una sublime e passionata pittura, cui manca solo il colorito di un Tiziano. Il poeta non potea darci prova maggiore della forza e purità della passione di Laura, che quella d'indugiarne il volo al cielo per aspettare l'amante. Ben è vero queste essere illazioni che per noi stessi si hanno a trarre: ma i cuori inetti a coglierle di lancio non meritano che sieno loro suggerite. Allorchè il Petrarca compiace al gusto del secolo, amore e religione danno talvolta calore e un non so che di solenne anche alle antitesi per sè più fredde. Lo spirito di Laura così conforta il suo amante:
Di me non pianger tu; ch'e' miei dì fersi,
Morendo, eterni; e nell'eterno lume,
Quando mostrai di chiuder, gli occhi apersi.
Ma dovunque gli avvenga di spiegare astratte idee, o di ravvolgersi per entro a' recessi del cuore, il Petrarca non si trattiene a definire ed amplificare: ma adopera ogni industria dell'arte, acciocchè le sue imagini trapassino, qual fulgido e rapido lampo, per la mente di chi legge. — «So,» egli dice, «con quale ansietà inseguiamo colei che ci sfugge; e pure quanta temenza abbiamo di raggiugnerla!» Siccome chiunque abbia amato provò somigliante contrasto in sè stesso, così è di tanto più presto a consentire nell'osservazione che segue, ugualmente giusta, benchè non ovvia ugualmente: «So che un amante può essere tutto assorto ne' pensieri della sua donna, a segno da credersi quasi immedesimato con essa:»
So della mia nemica cercar l'orme,
E temer di trovarla; e so in qual guisa
L'amante nell'amato si trasforme.