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V. Le sue tre politiche canzoni, squisite come sono in fatto di versificazione e di stile, non spirano quell'entusiasmo che attuò Pindaro a versare tutta quella piena d'immagini, tutti que' tesori di storico ammaestramento e di verità morali, che illustrano ed esaltano i suoi concenti. Pure il vigore, la collocazione, e la perspicuità delle idee in queste canzoni del Petrarca; — il tono di convinzione e di melanconia onde il cittadino sgrida la patria e piange sovr'essa, colpiscono il cuore con tal forza, che supplisce al difetto di grandi ed esuberanti immagini, e a quell'impeto irresistibile che è più proprio dell'ode. Da lunghe e tuttavia incessanti discordie civili esausta, declinava già l'Italia a rovinare in quello stato d'inerzia e di servaggio, dal quale non si rialzò mai più.
Che s'aspetti non so nè che s'agogni
Italia, che suoi guai non par che senta;
Dormirà sempre e non fia chi la svegli?
Le man l'avess' io avvolte entro i capegli!
«Non veggo scampo che nella unione di que' pochi alti spiriti, che amano la patria.»
Fra magnanimi pochi a chi 'l ben piace
I' vo gridando: pace, pace, pace. —
Ma indarno. I rancori di una divisa nazione non possono spegnersi che da un conquistatore, e nondimeno la conquista può solo serbarsi col tenerli vivi. Se i consigli del Petrarca non riuscirono a buon fine, non però cadde l'animo al generoso, e gli andò ripetendo in ogni guisa, giovandosi perfino dell'adulazione a temperare l'asprezza de' suoi veri. Tuttavia, se non fosse stato protetto da grande popolarità, il Petrarca di certo sarebbe incorso nel pericolo che sovrasta a' profeti inermi. Lapidato non fu mai, ma talvolta fu deriso. Il doge Andrea Dandolo, antichissimo storico e ambiziosissimo guerriero di Venezia, e uno ad un tempo de' più devoti ammiratori del Petrarca, gli scrisse — «Amico mio, spiegaci come va, che un uomo, cui Dio ha fatto dono dell'eloquenza e della saviezza ad additare altrui le vie del bene, vada ad ognora tramutandosi di luogo a luogo? Questi tramutamenti di dimora hanno a tornare in danno degli studi tuoi. Noi ti ringraziamo delle tue esortazioni a fermar pace co' Genovesi; ma ci è forza combattere. Se la nostra risposta alla tua elaborata lettera ti paresse corta, ascrivilo a' termini in che ci troviamo, i quali vogliono da noi fatti, non parole».94