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VI. L'odio del Petrarca contra i Francesi, da lui chiamati «pazzi snervati,» e contra i Tedeschi, da lui riputati «schiavi brutali,»95 ebbe ad esasperarsi allorchè le truppe che sotto Eduardo III d'Inghilterra avevano menato tanto guasto per Francia, trassero al soldo degli Stati italiani. Da indi non cessò di predicare la crociata contra tutti gli strani.
Prenderà l'arme; e fia 'l combatter corto:
Nell'italici cor non è ancor morto.
La speranza di svolgere i principi d'Italia dal persistere nelle lor mutue stragi e rovine, inspirò al Petrarca la canzone:
Italia mia, benchè 'l parlar sia indarno
Che nel bel corpo tuo sì spesse veggio.
Ben provvide Natura al nostro stato
Pose fra noi e la tedesca rabbia.
Tutti i susseguenti poeti italiani si recarono a debito uffizio di opporre lamenti ed imprecazioni al marciare di eserciti stranieri. Ma quando il Petrarca scaltriva l'Italia della sua rovina, non era troppo tardi per allontanarla. I suoi principi avevano appena cominciato a tirarsi in seno quali alleate quelle genti strane che vi rimasero da padroni.
Voi cui fortuna ha posto in mano il freno
Di che nulla pietà par che vi stringa,
Che fan qui tante pellegrine spade?
Del barbarico sangue si dipinga?
Poco vedete, e parvi veder molto;
Che 'n cor venale amor cercate o fede.
Colui è più da' suoi nemici avvolto.
Per inondar i nostri dolci campi!
Se dalle proprie mani
Questo n'avvien, or chi fia che ne scampi?