Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SAGGIO SOPRA IL CARATTERE DEL PETRARCA

XIII

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XIII. Tali offerte provennero altresì dalla vita solitaria, in che il Petrarca traeva i più de' suoi giorni. Padre qual era di prole illegittima, fu astretto a por modo agli affetti domestici, che soli potevano consolare l'ardente suo cuore. Il figliuolo, o pel suo mal talento, o per l'eccessiva paterna ansietà della sua futura elevazione, gli fu sorgente di tribolazioni e di vergogna;121 e ad accennarlo non usa mai altro nome che — il giovane; — così che, se non era la scoperta fatta non è gran tempo dal De Sade di una bolla di Clemente VI, che lo legittimò, nessuno, compreso il Tiraboschi, avrebbe indovinato, lui essere figliuolo del Petrarca.122 Fatto canonico in Verona, allorchè morì, suo padre ricordò il caso nella stessa copia di Virgilio, dove aveva inserito la memoria della morte di Laura: «Colui che nacque al mio travaglio ed affanno, che vivendo mi fu cagione di gravi e infinite cure, e morendo mi aprì una ferita nel cuore, goduti pochi giorni lieti, si partì dal mondo nel vigesimo quinto anno d'età123 Più il Petrarca invecchiava, e più si sentiva desolato, e più sospirava «quel giovane,» che vivo odiò a parole, ma dal quale morto non sapeva staccare i suoi pensieri che a lui sempre con tenerezza tornavano; lo accarezzava in suo cuore; la memoria di lui gli stava continuamente fitta nell'animo; e gli occhi suoi lo cercavano per ogni dove.124 Andò men rattenuto nel parlare della figlia, cui avea posto più affetto, perchè gli rassomigliava nelle fattezze e nell'indole: pure v'ha ragione di credere, ch'ella non gli ponesse piede in casa finchè non fu maritata, — e nel testamento fa ad essa la seguente indiretta allusione, e non altro: — «Prego Francesco di Brossano (era questi marito della figliuola) non solo quale erede, ma qual carissimo figliuol mio, a dividere il danaro ch'ei potrà trovare alla mia morte in due parti; una serberà per , e darà l'altra a chi ben sa125





121 Unicus vitae labor, unicus dolor, unicus pudor est. Famil., lib. XXIII, ep. 12.



122 Regest. Clem. VI, vol. XLV, fac. 200.



123 Homo natus ad laborem, ac dolorem meum, qui et vivens gravibus me curis exercuit, et acri dolore moriens vulneravit, cum paucos laetos dies vidisset in vita sua, obiit anno Domini 1361, aet. suae XXV.



124 Quem viventem verbo oderam, defunctum mente diligo, corde teneo complectorque memoria, quaero oculis. Senil, lib. I, ep. 2.



125 Et ipsum rogo non solum ut haeredem, sed ut filium carissimum, ut pecuniam dividat in duas partes; et unam sibi habeat, et alteram numeret cui scit me velle. Testam. Petr.



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