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V. Il potere delle immagini sopra la mente procede in poesia secondo la progressione stessa della natura: — guadagnano prima i sensi — poi il cuore — quindi colpiscono l'imaginazione — e all' ultimo stampansi nella memoria, evocando l'opera della ragione, che consiste, più ch'altro, nell'esame e nel confronto delle nostre sensazioni. Questa progressione è per verità così rapida, che a pena viene avvertita; pure a chi abbia facoltà di ponderare il lavoro della propria mente tutti i gradi ne sono discernibili. Pensieri altro non sono per sè che materia grezza: pigliano l'una o l'altra forma; ricevono più o manco splendore e calore, più o manco novità e ricchezza, secondo il genio dello scrittore. Col condensarli in un composto di suoni melodiosi, di caldi sensi, di luminose metafore, e di profondo raziocinio, i poeti trasformano in vivide immagini eloquenti molte idee, che si rimangono oscure e mutole nella mente nostra; e con la magica presenza d'immagini poetiche c'insegnano a subitamente sentire, a immaginare, a ragionare e a meditare a un tratto con tutto il piacere e senza veruna di quelle pene, che comunemente si tira dietro ogni sforzo mentale. Il pensiero, «Che la memoria e l'arte di scrivere conservano tutto il sapere umano;» — il pensiero, «Che la speranza non abbandona l'uomo neppure sull'orlo del sepolcro, e che l'aspettativa di chi sta per morire è tuttavia tenuta viva dal prospetto di una vita avvenire;» — sono verità assai facili a comprendersi, perchè inculcate da cotidiana esperienza. Pure i termini astratti, in cui è forza racchiudere ogni massima generale, sono inetti a creare quel simultaneo eccitamento, mediante il quale le facoltà nostre mutuamente si aiutano tutte; siccome allorchè il poeta apostrofa la Memoria:
Quanto al guardo rapito il Genio scopre,
E quanto l'Arte a sublimarne affina,
Ogni etade, ogni clima a te comparte:
De la sacra sua cella a te custode
Pensierosa il Saver fidò le chiavi;
E tu ognor vigilante il freddo astergi
Vapor, ch' invido Oblio spira furtivo
Ad appannar la sua virginea lampa.
ROGERS, I Piaceri della Memoria.
Alle voci astratte Genio, Arte, Sapere, si frammischiano oggetti proprii a colpire i sensi, così che la massima posta innanzi al lettore ei la vede quasi in una pittura. — Non è dato a' poeti di aspirare al merito di originalità, se non col mezzo d'imagini; però che col moltiplicato accozzamento di pochissimi concetti esse vengono a produrre novità, e formano gruppi che, sebbene differenti in disegno e carattere, tutti esibiscono lo stesso vero. Il seguente passo italiano sopra la Memoria non ha la più leggiera somiglianza a' versi inglesi tradotti di sopra, e nondimeno il divario sta solo nel mutato accozzamento d'immagini:
Siedon le Muse su le tombe, e quando
Il tempo con sue fredde ali vi spazza
I marmi e l'ossa, quelle Dee fan lieti
Di lor canto i deserti, e l'armonia
Vince di mille e mille anni il silenzio.
E che potrebbe dirsi del nostro aspettare l'immortalità, che tutto non sia compreso e spiegato in questa invocazione alla Speranza?
Assisa, o Dea, sorriderai secura
Su le rovine, e allumerai tua face
CAMPBELL, Piaceri della Speranza.