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XI. In sul declinare della vita di Dante gli statuti de' dominii italiani subirono intera e quasi universale mutazione; e uomini, costumi, letteratura e religione subitamente ne assunsero nuovo carattere. Allora si fu che papi e imperadori, col risiedere fuori d'Italia, l'abbandonarono alle fazioni, le quali, avendo combattuto per l'indipendenza o pel potere, continuarono a lacerarsi a brani per animosità, finchè ridussero la patria in tali stremi da farla agevole preda a' demagoghi, a' despoti ed agli strani. I Guelfi ne' loro conflitti per le franchigie popolari contro i feudatarii dell'Impero cessarono dal ricevere la sanzione della Chiesa. I Ghibellini non più si allearono con gl'imperadori per conservare i lor privilegi quali grandi proprietarii. Firenze e altre piccole repubbliche, sterminati i nobili, venivano governate da mercadanti, i quali, non avendo nè maggiori da imitare, nè sensi generosi, nè militare educazione, perpetuavano le risse intestine per via di calunnia e di confisca. Paurosi di domestica dittatura, a' nemici esterni opposero estranei condottieri di truppe mercenarie, composte spesso di venturieri e vagabondi d'ogni paese, i quali saccheggiavano amici e nimici similmente, esasperavano le discordie e contaminavano la morale della nazione. Principi francesi regnarono in Napoli, e, per allargarsi la preponderanza sopra l'Italia meridionale, vi distrussero fin l'ombra dell'imperiale autorità coll'aizzare i Guelfi a tutti i delirii della democrazia. Frattanto i nobili, nervo della fazione ghibellina nel settentrione d'Italia, possedendo la ricchezza e la forza del paese, continuarono a movere incessanti guerre civili, fin tanto ch'essi con le città e i vassalli loro rimasero tutti soggiogati dal militare dominio de' vittoriosi condottieri, i quali venivano assassinati spesso da' lor proprii soldati, e più spesso dai presuntivi eredi del poter loro. Unica Venezia, circondata dal mare e perciò libera dal pericolo d'invasione e dalla necessità d'affidare le sue armate a un singolo patrizio, andò lieta di stabile forma di governo. Nondimeno, per conservare ed ampliare le colonie e il commercio, sostenne nel Mediterraneo una lotta micidiale con altre città marittime. I Genovesi, perduta la loro flotta principale, mercarono l'aiuto de' tiranni lombardi a prezzo della loro libertà. Ebbero così modo di sbramar gli odii e disfare i Veneti, i quali col ripetere gli assalti esaurirono le forze; ed ambedue gli Stati combattevano omai men per acquisti che per vendetta. Allora intravvenne che alle pacifiche esortazioni del Petrarca il doge Andrea Dandolo diede quell'altiera risposta.155 Così gl'Italiani, sebbene a que' dì arbitri de' mari, vidersi ridotti in cotali termini di debolezza da ciechi rancori, che nel vegnente secolo Colombo fu costretto di mendicare l'aiuto di principi estranei, onde aprire quel passaggio di navigazione, che da quell'epoca diede l'ultimo crollo alla commerciale grandezza d'Italia.