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XV. Conformato ad amare, il Petrarca si studiò di conciliarsi la benevolenza altrui; sospirava maggiore l'amicizia, che non soglia consentirla l'amor proprio dell'uomo; e così scadde negli occhi, e fors'anche nel cuore delle persone a lui più devote. I suoi disinganni rispetto a ciò, spesso amareggiandone l'animo, gli strapparono quella confessione, «ch'ei temeva coloro che amava.»165 I nimici di lui, sapendolo pronto a sfogar l'ira, ma più anche a dimenticare le ingiurie, trovarono in tal temperamento passionato buon giuoco alle beffe,166 e lo stuzzicarono a compromettersi pure in vecchiezza con discolpe.167 — Dante al contrario uno fu di que' rari spiriti, cui non arrivano gli strali del ridicolo, e in cui gli stessi colpi de' maligni altro non fanno che vie più elevare la natia dignità. Agli amici, meglio che commiserazione, inspirava rispetto; e a' nimici timore e odio — disprezzo non mai. L'ira sua era inesorabile; e la vendetta fu non solo impeto di natura in lui, ma dovere:168 e pregustò nella conscia mente quella tarda, ma certa e in eterno duratura vendetta che
Fe dolce l'ira sua nel suo segreto.
Taci, e lascia volger gli anni
Sì ch'io non posso dir se non che pianto
Giusto verrà di retro a' vostri danni.
Altri potrebbe agevolmente vederlo ritratto in que' versi relativi all'anima di Sordello:
Ella non ci diceva alcuna cosa:
Ma lasciavane gir, solo guardando
A guisa di leon quando si posa.
Come probabilmente il Petrarca senza l'amore non sarebbe mai divenuto un gran poeta, così, se non era la persecuzione ingiusta che ne accese l'indignazione, Dante forse non avrebbe mai perseverato a compiere
Al quale ha posto mano e Cielo e Terra,
Sì che m'ha fatto per più anni macro.