Ugo Foscolo
Ajace

ATTO PRIMO

SCENA QUINTA Ulisse, Teucro

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SCENA QUINTA

Ulisse, Teucro

TEUCRO

Ira e minaccie! Tanto dunque il nostro

Obbedir lungo e i detti tuoi fors’anco

Fan piú superbo Atride? Or sia: men tarde

Fian e piú giuste le vendette nostre.

ULISSE

Atride meco secondava i fati.

TEUCRO

Tu il dici.

ULISSE

Premio eran quell’armi al duce

Che piú funesto guerreggiasse i Teucri

Nella vegnente notte. Il re supremo

Non può senz’odio favorir la fama

D’un guerrier solo. Armi, livore e tempo

Han molti, e campo d’alleati è questo

Di forti e vili. E credi tu che l’oste

Oggi a caso imperversi?

TEUCRO

Di te solo

Che temi ogn’uom spesso a temer mi sforzi.

Anzi che indurre occulto odio e sospetti,

Che non palesi i traditori e il vero,

Se il sai? palesi allor saran gli sdegni:

Allor le furie drizzeranno i nostri

Brandi a punir le scellerate teste.

ULISSE

E piú palesi alla città nemica

Le forsennate nostre risse allora

Saranno. Omai tempo parea, che l’Asia,

Finor dal nostro parteggiar difesa,

Cadesse; e il fato e la vittoria piena

Stava in Ajace; ed eran sue quell’armi. —

Già al suo fine è la tregua: e all’odio, aggiunto

Fia l’ardire ne’ Teucri. Ombra d’Achille

Sorgi tu almeno ad atterrirli! Vedi;

Dell’armi tue contenditor facondi

Siedon gli eroi... ma tu vivo, eri fiamma

Che arder volevi in civil guerra il campo.

Del valor tuo lasciasti eredi; meco

Parlano, e son del tuo furore eredi! —

Ma che piú sto! Solo al fero cimento

N’andrò...

TEUCRO

Tu solo?... e dove?...

ULISSE

Or poi che Ajace

È lunge, andrò colla mia schiera io solo.

TEUCRO

D’Ajace or forse ami la gloria tanto?

ULISSE

E lo amerò s’ei m’odia?

TEUCRO

Mai di te

Non parla.

ULISSE

E forse piú mai vedermi

Dovrà. Per voi corro a non dubbia morte.

TEUCRO

Or che ti fingi?

ULISSE

E troppo dissi. Or vivi

Col favor degli Dei, Teucro, che il merti:

Se la mia morte o il mio trionfo al campo

Non si palesi, questi ultimi detti,

Ultimi forse... taci. Strana è l’opra

Ch’io tento. Ajace sdegneria d’udirmi.

Avverso a lui come sarei, se in lui

Gran sta della fortuna Achea?

Oh! se queste dell’armi insorte gare

L’imminente battaglia oggi non frena,

Vedrai tu allor tutti i nemici veri

Di tuo fratello, e quanta ira di parti

E ambiziose trame in parlamento

Guerreggieran per quelle spoglie, e in noi

Le volgeranno.

TEUCRO

Oggi si pugni; resta

Tempo e petto ad Ajace, ove conteso

Gli fosse il premio.

ULISSE

Guerre, infami guerre! —

Quindi piú onesto or m’è il periglio. Mie

L’armi saran, se vinco io solo... Ah! solo

Perir degg’io co’ miei guerrieri. — Ajace

Plachisi almen! — con l’ombra mia si plachi...

Ma e che? Placarvi! O voi chi siete?

TEUCRO

Irato

Parti?

ULISSE

Meco m’adiro.

TEUCRO

E di che pugna

Parli?... ristatti. —

ULISSE

Il dir teco non giova.

Ch’io non ti mento il mostri l’opra.

TEUCRO

Aggiri

Tu i re in congresso, ond’io non t’odo; e sembri

Degli altrui merti insidiator. Ma in campo

Tu se’ mente divina, e Palla è teco.

Quivi mi scorgi; io pugnerò.

ULISSE

Il tuo brando

Che pro se l’ora fugge?

TEUCRO

Ah parla! Incerto

Sto s’io ti creda; ma pietà e rossore

Mi vince se a cimento orrido corri

Tu per la patria e non t’ajuto.

ULISSE

E certo

Chi mi farà del tuo silenzio?

TEUCRO

Ai fati

Del popol greco, e sul mio brando il giuro.

ULISSE

Delle rocche l’assalto Agamennone

Ad Ajace commette; ardua e mal certa

Fia la vittoria, ove distolti i Teucri

Non sien dal muro: io d’aggirarli elessi.

Opportuno all’intento evvi oltre il Xanto

Selvoso un giogo; e mel fe’ noto Reso

Quando notturno il colsi. Ma di scudi

Grave e d’usberghi è il mio stuolo impedito;

basta: aggiunger ben poteva Ajace

I saettieri tuoi; spediti al corso,

Atti a’ boschi e agli agguati. O Teucro! teco

Pugnava Ulisse allor... — Ma vedi; il sole

Rapido s’alza; i padiglioni vostri

Discosti troppo, e anche piú lunge è Ajace:

a dargli avviso omai ora ne avanza.

Ma quando pur... d’un traditor pavento

Che a’ nemici il palesi... — addio; gran tempo

Vuolsi a raccorre i miei...

TEUCRO

Fien pochi a tanta

Opra. Se a te corre il nemico, a stento

Non sarai vinto. Dal Sigeo tornati

Meco son dianzi i saettier; qui presso

Stanno; ratte ed occulte orme terremo.

Da te sappialo Ajace; ov’io poi giunga,

Gli farò noto degli agguati il loco.

Frattanto i tuoi raduna, e per diversa

Via m’aggiungi. Maligne voci spesso

Tentan contro di te l’alma d’Ajace;

Smentirle or puoi... Ma già ti penti... E t’odo?

Fosti leal tu mai?

ULISSE

D’Agamennone

Tal detto udimmo... nol cred’io... Ma quando

Arbitro di quell’armi il parlamento

Fosse pria della pugna; ove tu parta

Fra quanti emuli suoi non lasci Ajace?

TEUCRO

Tu pur rimanti emulo suo. Per lui

Pugna il consenso degli Achei; la mente

Per lui de’ fati, e la sua fama. Intanto

Chi per la patria pugna? Io per voi tutti,

E a far piú certo il guiderdon d’Ajace,

Combatterò. Tu lode avrai s’io vinco:

Me s’io non riedo, piangeranno i Greci,

Che vinto a voi non tornerò. — Ma l’ora

Precipita. Tu il dici. A divisarmi

Pregoti il loco, il tempo e il modo.

ULISSE

Vieni:

Dio sarà meco: pari al brando hai senno,

E tua virtú magnanima mi sforza.

... Pur...

TEUCRO

Che piú ondeggi?

ULISSE

I figli miei rammento

Se alla comun salute offrir la vita

Vedo giovani egregi. Oh quanta speme

Precideresti, o giovinetto, a noi

E al venerando padre tuo canuto!

TEUCRO

Pronto al sepolcro ed alla gloria io vivo!

O Telamone padre mio! Richiami

Forse alla tua reggia deserta i figli.

Ma s’io perissi, il minor figlio perdi.

A’ greci e a te rimane invitto Ajace. —


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