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Ohimè che notti lunghe, angosciose! - il timore di non rivederla mi desta: divorato da un presentimento profondo, ardente, smanioso, sbalzo dal letto al balcone e non concedo riposo alle mie membra nude aggrezzate, se prima non discerno sull'oriente un raggio di giorno. Corro palpitando al suo fianco e stupido! soffoco le parole, e i sospiri: non concepisco, non odo: il tempo vola, e la notte mi strappa da quel soggiorno di paradiso. - Ahi lampo! tu rompi le tenebre, splendi, passi ed accresci il terrore e l'oscurità.