Ugo Foscolo
Jacopo Ortis

PARTE SECONDA

XXIV - Mezzanotte

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

XXIV - Mezzanotte

 

«Contemplo la campagna: guarda che notte serena e pacifica! Ecco la Luna che sorge dietro la montagna. - O Luna! amica Luna. Mandi ora tu forse su la faccia di Teresa un patetico raggio simile a questo che tu diffondi nell'anima mia? Ti ho sempre salutata mentre apparivi a consolare la muta solitudine della Terra: più volte uscendo dalla casa di Teresa ho parlato con te, e tu eri testimonio de' miei delirj: questi occhi molli di lagrime più volte accompagnata in grembo alle nubi che ti ascondevano: ti hanno cercata nelle notti cieche della tua luce. Tu risorgerai, tu risorgerai sempre più bella; ma l'amico tuo cadrà deforme e abbandonato cadavere senza risorgere più. Or ti prego di un ultimo beneficio: quando Teresa mi cercherà fra i cipressi e i pini del monte, illumina co' tuoi raggi la mia sepoltura

 

«Bell'alba! ed è pure gran tempo ch'io non m'alzo da un sonno così riposato, e ch'io non ti vedo, o mattino, così rilucente! - ma gli occhi miei erano sempre nel pianto; e tutti i miei pensieri nella oscurità; e l'anima mia nuotava nel dolore.

Splendi, su splendi, o Natura, e riconforta le cure de' mortali. Tu non risplenderai più per me. Ho già sentito tutta la tua bellezza, e t'ho adorata, e mi sono alimentato della tua gioja; e finché io ti vedeva bella e benefica tu mi dicevi con una voce divina: Vivi. - Ma nella mia disperazione ti ho poi veduta con le mani grondanti di sangue; la fragranza de' tuoi fiori mi fu pregna di veleno, amari i tuoi frutti; e mi apparivi divoratrice de' tuoi figliuoli adescandoli con la tua bellezza e co' tuoi doni al dolore.

Sarò io dunque ingrato con te? protrarrò la vita per vedertiterribile, e bestemmiarti? No, no. - Trasformandoti, e acciecandomi alla tua luce non mi abbandoni forse tu stessa, e non mi comandi ad un tempo di abbandonarti? - Ah! ora ti guardo e sospiro; ma io ti vagheggio ancora per la reminiscenza delle passate dolcezze, per la certezza ch'io non dovrò più temerti, e perché sto per perderti. - Né io credo di ribellarmi da te fuggendo la vita. La vita e la morte sono del pari tue leggi: anzi una strada concedi al nascere, mille al morire. Se non ci imputi la infermità che ne uccide, vorrai forse imputarne le passioni che hanno gli stessi effetti e la stessa sorgente perché derivano da te, né potrebbero opprimerci se da te non avessero ricevuto la forza? Né tu hai prefisso una età certa per tutti. Gli uomini denno nascere, vivere, morire: ecco le tue leggi: che rileva il tempo e il modo?

Nulla io ti sottraggo di ciò che mi hai dato. Il mio corpo, questa infinitesima parte, ti starà sempre congiunta sotto altre forme. Il mio spirito - se morrà con me, si modificherà con me nella massa immensa delle cose - e s'egli è immortale! - la sua essenza rimarrà illesa.

Oh! a che più lusingo la mia ragione? Non odo la solenne voce della Natura? Io ti feci nascere perché tu anelando alla tua felicità cospirassi alla felicità universale; e quindi per istinto ti diedi l'amor della vita, e l'orror della morte. Ma se la piena del dolore vince l'istinto, che altro puoi tu fare se non correre verso le vie che io ti spiano per fuggir da' tuoi mali? Quale riconoscenza più t'obbliga meco, se la vita ch'io ti diedi per beneficio, ti si è convertita in dolore?

Che arroganza! credermi necessario! - gli anni miei sono nello incircoscritto spazio del tempo un attimo impercettibile. Ecco fiumi di sangue che portano tra i fumanti lor flutti recenti mucchj d'umani cadaveri: e sono questi milioni d'uomini sacrificati a mille pertiche di terreno, e a mezzo secolo di fama che due conquistatori si contendono con la vita de' popoli. E temerò io di immolare a me stesso que' pochi e dolenti che mi saranno forse rapiti dalle persecuzioni degli uomini, o contaminati dalle colpe

 

Cercai quasi con religione tutti i vestigi dell'amico mio nelle sue ore supreme, e con pari religione io scrivo quelle cose che ho potuto sapere: però non ti dico, o Lettore, se non ciò ch'io vidi, o ciò che mi fu, da chi il vide, narrato. - Per quanto io m'abbia indagato, non seppi che abbia egli fatto ne' 16, 17, 18 Marzo. Fu più volte a casa T***; ma non vi si fernò mai. Usciva tutti que' quasi innanzi giorno, e si ritirava assai tardi: cenava senza dire parola: e Michele mi accerta, che avea notti assai riposate.

La lettera che siegue non ha data, ma fu scritta addì 19.

 

Parmi? o Teresa mi sfugge? - essa essa mi sfugge! Tutti - e le sta sempre al fianco Odoardo. Vorrei vederla solo una volta; e sappi ch'io mi sarei già partito - tu pure m'affretti ognor più! - ma sarei partito, se avessi potuto bagnarle una volta la mano di lagrime. Gran silenzio in tutta quella famiglia! Salendo le scale temo d'incontrare Odoardo - parlandomi, non mi nomina mai Teresa. Ed è pur poco discreto! sempre, anche dianzi, m'interroga quando e come partirò. Mi sono arretrato improvvisamente da lui - perché davvero mi parea ch'ei sogghignasse; e l'ho fuggito fremendo.

Torna a spaventarmi quella terribile verità ch'io già svelava con raccapriccio - e che mi sono poscia assuefatto a meditare con rassegnazione: Tutti siamo nemici. Se tu potessi fare il processo de' pensieri di chiunque ti si para davanti, vedresti ch'ei ruota a cerchio una spada per allontanare tutti dal proprio bene, e per rapire l'altrui. - Lorenzo; comincio a vacillar nuovamente. Ma conviene disporsi - e lasciarli in pace.

 

P.S. Torno da quella donna decrepita di cui parmi d'averti narrato una volta. La sconsolata vive ancora! sola, abbandonata spesso gl'interi giorni da tutti che si stancano di ajutarla, vive ancora; ma tutti i suoi sensi sono da più mesi nell'orrore e nella battaglia della morte.

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License