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Certo, donna gentile — diss'io sollevandole alquanto la mano — e questo è pure uno de' tanti capricci della fortuna: ecco come ha congiunte due mani di persone ignote fra loro, diverse di sesso, e forse di diversi canti del globo; e congiunte in un attimo, e in sì cordiale attitudine, che né pur l'amicizia, se ci avesse pensato da un mese, avrebbe forse saputo far tanto.
— E si vede dalla vostra riflessione, monsieur, che la fortuna v'imbroglia non poco co' suoi capricci.
Ove la congiuntura ti giovi, oh quanto importunamente vai stuzzicando il perché e il come è avvenuta!
— Voi ringraziate la fortuna — continuò la signora — e così andava fatto; il cuore sapeva ogni cosa, e n'era contento; ma chi mai, fuorché un filosofo inglese, n'avrebbe mandate novelle al giudizio perché annullasse la sentenza del cuore?
E parlando liberò la sua mano con un'occhiata che mi fu chiosa bastante a quel testo.
È pur deplorabile la pittura ch'io paleserò qui del mio fievole cuore! Confesso dunque ch'ei fu straziato da tanta pena, che più degne occasioni non avrebbero potuto infliggergli mai. Io era mortificato d'avere perduta quella mano; e il modo ond'io l'aveva perduta non recava né olio né vino su la ferita: né mai da che vivo ho sì miseramente provato la confusione d'una sguajata inferiorità.
Ma in un vero cuor femminile il trionfo di queste sconfitte è brevissimo; ed ella assai prima d'un mezzo minuto aveva, come per finire il discorso, posata già la sua mano sulla balzana del mio abito: così che - ma io non so come sappialo Dio! - riacquistai la mia posizione. Ella non avea più che dire.
E immediatamente ripresi a modellare una conversazione più confacente all'ingegno ed all'animo della signora, da che m'accorsi ch'io n'aveva mal conosciuto il carattere; ma, mentr'ella rivolgevasi a me, vidi che gli spiriti, i quali avevano animato la sua risposta, s'erano a un tratto smarriti: i muscoli rallentavansi; ed io contemplava di nuovo quell'aspetto di sventura derelitta che mi fece a bella prima tutto suo. Che passione a veder tanto brio mortificato dall'afflizione! Il mio cuore gemeva per lei di pietà. Or voi, anime assiderate, vorreste provarvi di ridere: ma io avrei potuto abbracciarla, e senza arrossirne, e riconfortarla, anche in mezzo alla via, sul mio petto.
E in quello io temeva d'essermi tanto quanto provato di stringere un po' più la sua mano, perch'io mi sentiva nella palma una sottilissima sensazione, non come se la signora volesse ritrarre la mano, ma che ci pensasse; ed io irremissibilmente la riperdeva, se l'istinto, più che la ragione, non m'avesse guidato all'ultimo ripiego, in tali frangenti, di tenerla lentissimamente e quasi lì lì per lasciarla da me. Così ella lasciò correre, finché monsieur Dessein tornò con la chiave; ed io in quel mezzo fantasticava: «Certo certo, se il povero francescano le avesse ridetto il suo caso meco, e' bisogna pure che io mi liberi dal tristo concetto che le si sarà piantato nell'animo: ma e come?». Mi posi a cercar questo come.