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Mentre il capitanetto francese si liberava di noi, monsieur Dessein capitò con la chiave della rimessa a introdurci nel magazzino de' suoi calessi.
La prima ad affacciarmisi, allorché egli spalancava le imposte, fu un'altra vecchia sdruscita désobligeante; e quantunque fosse l'effige sputata di quella che un'ora fa nel cortile m'avea dato tanto nel genio, il vederla e il sentirmi rimescolare fu tutt'uno; e pensai che doveva pur essere un selvatico animale colui al quale venne prima nel cuore di costruire sì trista macchina; né io aveva più di carità per l'uomo che si pensasse mai d'adoprarla.
Parvemi che neppure la signora ne fosse molto invaghita; e monsieur Dessein, come savio, ci guidò verso un paio di sedie da posta, una accanto all'altra; dicendo, nel raccomandarcele, che le furono comperate da Lord A. e B. per il grand tour, ma che non oltrepassarono Parigi, ed erano buone per tutti i conti quanto se le fossero nuove. Erano troppo buone, e m'attenni a un'altra, e incominciava già a contrattarla:
— Ma ci capiranno al più due persone — dissi tirando a me lo sportello; e v'entrai.
— Piaccia a madama — disse monsieur Dessein, e le porgeva il braccio — piacciale di salirvi.
La signora ci pensò un minuto secondo, e salì: in quella il ragazzo accennò di voler parlare al padrone: e monsieur Dessein serrò lo sportello, e ci lasciò dentro.