Ugo Foscolo
Viaggio sentimentale

VIAGGIO SENTIMENTALE DI YORICK LUNGO LA FRANCIA E L'ITALIA

18 - Su la via; Calais

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18 - Su la via; Calais

 

Non ho, da che vivo, sbrigato più speditamente d'allora un negozio di dodici ghinee. Il tempo, dopo quell'«addio», m'era grave; vidi che ogni momento si sarebbe pigramente raddoppiato per me fino a che non avessi pigliato le mosse: ordinai sul fatto i cavalli, e m'affrettai verso l'albergo.

«Re del cieloesclamai nell'udire che all'oriuolo della città batteano le quattro, e accorgendomi ch'io mi trovava da poco più d'un'ora in Calais.

Vedi che gran libro può in sì breve tratto di vita arricchir d'avventure chi s'affeziona col cuore a ogni cosa, e chi, avendo occhi per vedere ciò che l'occasione ed il tempo gli vanno di continuo mostrando a ogni passo del suo cammino, non trascura nulla di quanto egli può lecitamente toccare!

Se non riesce una cosa, riescirà un'altra; né importa: fu un saggio a ogni modo dell'umana natura; la mia fatica m'è premio; mi basta: il diletto dell'esperimento tien desti i miei sensi e la parte spiritosa del mio sangue, e lascia dormir la materia.

Compiango l'uomo che può viaggiare da Dan a Bersabea34, ed esclama: «Tutto è infecondo!» ed è: e tale è l'universo per chiunque non vede quanto ei sarà liberale a chi lo coltiva.

«Ponetemi» diss'io stropicciandomi lietamente le mani «dentro a un deserto, e troverò di che farmi rivivere tutti gli affetti: ne farei dono, non fosse altro a qualche mirto soave; e mi cercherei per amico un malinconico cipresso: corteggerei le loro ombre, e li ringrazierei affabilmente della loro ospitalità: vorrei intagliare il mio nome sovr'essi, e giurerei ch'ei sono i più amabili fra gli alberi del deserto: se le loro foglie appassissero, imparerei a condolermene; e quando si rallegrassero, mi rallegrerei con essi.»

Smelfungus, uomo dotto, viaggiò da Bologna-a-mare a Parigi, da Parigi a Roma, e via così; ma si partì con l'ipocondria e l'itterizia; ed ogni oggetto da cui passava era scolorato e deforme: scrisse la storia del suo viaggio; la storia appunto de' suoi miseri sentimenti.

Incontrai Smelfungus sotto il gran portico del Pantheon: ei n'esciva.

La è poi — mi diss'egli — un' arena da galli.

— Non aveste almen detto peggio della Venere de' Medici — gli risposi; da che, passando per Firenze, io aveva risaputo ch'egli s'era avventato alla Dea e trattatala peggio d'una sgualdrina e senza la minima provocazione in natura.

M'avvenni anche in Torino, mentr'egli ripatriava, in Smelfungus; e aveva da narrare un'odissea di sciagurate vicende, «ov'ei di casi miserandi dirà per onde e campi, e di cannibali che si divorano, e di antropofagi»35, e che l'avevano scorticato ch'ei ne sfidava san Bartolommeo, e diabolicamente arrostito vivo36 ad ogni osteria dov'ei si posava.

— E lo dirògridava Smelfungus — lo dirò all'universo.

Ditelo al vostro medicorispos'io — sarà meglio37.

Mundungus, e la sua sterminata opulenza, percorsero tutto il gran giro, andando da Roma a Napoli; da Napoli a Venezia; da Venezia a Vienna, a Dresda, a Berlino: e non riportò né la rimembranza d'una sola generosa amicizia, né un solo piacevole aneddoto da raccontar sorridendo: correva sempre diritto, senza guardar né a sinistra né a destra, temendo non la compassione o l'amore l'adescassero fuor di strada38.

Pace sia con loro! se pur v'è pace per essi: ma né l'empireo, se è possibile che sì fatte anime arrivino lassù, avrà mai tanto da contentarli. Ogni spirito gentile aleggerebbe su le penne d'Amore a benedire la loro assunzione; ma svogliatamente ascoltando, le anime di Smelfungus e di Mundungus pretenderebbero antifone di gioja sempre diverse, sempre nuove estasi d'amore, e sempre congratulazioni migliori per la loro comune felicità. Non sortirono, e li deploro cordialmente, non sortirono indole atta a goderne; e fosse pure assegnata a Smelfungus e Mundungus la beatissima tra le sedi del paradiso, ei sarebbero sì lungi dalla beatitudine, che anzi le anime di Smelfungus e di Mundungus vi farebbero penitenza per tutta quanta l'eternità.

 

 





34 Dan era l'estrema parte settentrionale, e Bersabea l'estrema australe della terra del popolo di Dio; e nell'antico Testamento, a Dan usque Bersabee assai volte significa un lunghissimo viaggio. — Regum, I et II. (F.)



35 Versi di Shakespeare, Otello, atto II, sc. 3, innestati prosaicamente nel testo. (F.)



36 Il testo: bedeviled;- indiavolato: voce tutta dell'autore e derivata da devil; - diavolo, - vivanda inglese di carne impregnata di sale, d'aceto acre e di pepe, ed abbronzata su la graticola. (F.)



37 Smelfungus, nome che Yorick assegna al dottore Smollet, il quale pubblicò, e non senza lode, la storia d'Inghilterra, parecchi romanzi, fra' quali Roderick Random, e le lettere del suo viaggio; ma era scrittore amaro, e rigidamente tristo, e tanto malcontento di tutti, dice un giornale, ch'ei non la perdonava né ad autori, né a stampatori, né a libraj, né alle mogli de' libraj. - Nella sua lettera 5 marzo 1765, scrive da Nizza: «Il Panteo ha defraudate le mie speranze; pare un'enorme arena da galli senza tetto»: sanno i lettori che i galli in Inghilterra fanno da gladiatori. Quanto alla Venere de' Medici, Smollet (lettera 28) contende a spada tratta che la non sia altrimenti la statua della Dea, bensì di «Frine quando ne' giuochi eleusini uscì agli occhi di tutto il popolo nuda fuori del bagno». (F.)



38 Mundungus: Sharp, chirurgo rinomatissimo, il quale, poiché si vide arricchito, lasciò l'arte e viaggiò, ma con l'anima irrigidita dall'arte e dall'età e fors'anche dall'opulenza. E pubblicò certe sue Lettere itinerarie, alle quali Giuseppe Baretti rispose con un libro inglese intitolato The Italians, - dove prova: «Che Sharp dimorò per pochi mesi in Italia; che non sapeva sillaba d'italiano; e non avea per la sua nascita e per la sua professione accesso ne' crocchi signorili; però sparlava come impostore di cose che egli non poteva conoscere». (F.)



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