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Perché mai se n'andasse così a precipizio, e perché Shakespeare entrasse nella tasca del conte, erano nodi ch'io non poteva mai sciogliere. Le congetture ed il tempo sono spesi assai male quando i misteri si riveleranno da sé: e tornava meglio a leggere Shakespeare. Mi pigliai la commedia che ha il titolo: Gran trambusto per nulla: e mi sono dalla mia seggiola trovato in un batter d'occhio in Sicilia, e in tante faccende con Don Pedro, Benedetto e Beatrice, che Versailles, il conte ed il passaporto non erano più cose mie.
Soave arrendevolezza dello spirito umano, che può in un attimo secondar le illusioni le quali furano i più affannosi momenti alla tristezza ed all'ansietà! Omai, omai da gran tempo gli anni miei non si numererebbero più, s'io non n'avessi trascorsa una parte nell'asilo di quelle terre incantate. Quando la strada m'è troppo aspra alle piante e troppo scoscesa per la mia lena, io mi devìo in un viale di mollissima erbetta, sul quale sparpaglio le rose mattutine della voluttà, e dopo uno o due giri ritornomi rinfrescato, e m'accingo più gaio e più vigoroso al mio viaggio. Quando il male m'incalza sì vittorioso ch'io non ho più terra dove ritrarmi, gitto l'armi, abbandono questo mondo; e poiché gli Elisj mi s'aprono al pensiero più manifestamente del Paradiso, io vi penetro a forza siccome Enea, e lo vedo andar verso l'ombra della sua abbandonata Didone, e sospirar di placarla; e vedo l'ombra sommovere il capo, e fuggire con disdegnoso silenzio colui che le straziò il cuore e la fama: il mio dolore si smarrisce nel suo, ed in tutti quegli affetti che solevano impietosirmi per la misera innamorata regina sino dal tempo ch'io stava a scuola.
Veramente non si cammina per l'ombra vana; l'uomo si travaglia indarno così104. Ma ben gli è indarno, e sovente, per chi si confida che le sue perturbazioni possano essere calmate dalla sola ragione. Or io, per me, posso bravamente asserire, che l'anima mia non è sicura di sconfiggere neppure la minima delle triste emozioni che le muovono guerra, se non suono tosto a raccolta chiamando alcune emozioni grate e soavi per assalire e cacciare fuor del suo campo la prima.
Com'io finiva il terz'atto, monsieur le comte ritornò col mio passaporto in mano, dicendomi:
— Posso dirle che monsieur le duc de Choiseul è buon profeta siccome è uomo di stato.«Un homme qui rit» disse il duca «ne sera jamais dangereux»: e mi sarebbe stato negato anche un passaporto d'un paio d'ore s'io l'avessi chiesto per altri che pel buffone del re.
— Pardonnez-moi, monsieur le comte — gli dissi io — non sono il buffone del re.
— Ma ella è Yorick?
— Io.
— Et vous plaisantez?
Risposi ch'io di fatto celiava; ma senza onorario; anzi in tutto e per tutto a mie spese105.
— La corte nostra non ha più buffone, monsieur le comte; e l'ultimo fu veduto sotto il regno dissoluto di Carlo II. Da indi in qua i nostri costumi si sono di mano in mano sì ripoliti, il trono è attorniato di tanti patriotti che non aspirano a nulla, fuorché agli onori e alla ricchezza della patria; e le nostre gentildonne sono sì pudiche, sì immaculate, sì buone, sì pie, che un beffardo non troverebbe più da cavarne una beffa106.
— Voilà du persiflage! — gridò il conte.
Call forth my dwarf, my eunuch and my fool.
(Ben Johnson, nella commedia del Volpone)
Ma i patrizi italiani si sono sempre contentati di un poeta miserello, che sovente supplisce anche da segretario, da maestro e da cappellano. (F.)