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E il maître dell'hôtel mi tenne dietro; ed entrò nella stanza a significarmi che mi provvedessi d'alloggio.
— E perché, galantuomo? — diss'io.
Il perché si era ch'io quella sera per due lunghe ore mi chiusi con una giovine; il che, diceva l'albergatore, è contro alle regole della casa.
— Sta bene — gli dissi — noi ci divideremo da buoni amici, da che né la fanciulla sta peggio; né io starò peggio: e voi vi rimarrete tale quale vi ho ritrovato.
— E' ci vuol poco — rispose l'oste — a screditare un albergo; Voyez-vous, monsieur! — e additò la fossetta da noi lasciata a' piedi del letto.
Confesso che l'indizio per chi non udiva le discolpe era quasi una prova, ma l'orgoglio mio sdegnava di stare a contradittorio con l'oste. E l'esortai che se ne andasse a letto con l'anima in pace, perch'io voleva pure quella notte dormire di buona voglia; e che domattina dopo la mia colazione avrei saldato il suo conto.
— Cred'ella, monsieur — disse l'oste — che quando anche fossero venute venti ragazze, ne avrei fatto caso?
— La è una ventina più del mio bisogno — diss'io.
— Purché — aggiunse l'oste — venissero di mattina.
— Che? la differenza dell'ora fa differente in Parigi anche il fallo?
— No — risposemi — ma lo scandalo.
Una buona distinzione mi va subito al cuore; né posso dire ch'io fossi pessimamente adirato contro a colui.
— Vedo — continuava l'oste — ch'egli è bene che un forestiero trovi come comperarsi de' merletti, delle calzette, de' manichini, et tout cela; onde, quando una giovine viene con una scatola, non v'è da ridire.
— Giuro — diss'io — che anche la fanciulla l'aveva la scatola; ma non vi guardai.
— Dunque, monsieur — disse l'oste — non ha fatto spesa?
— Di nulla di questo mondo110 — risposi.
— Perch'io — disse l'oste — le raccomanderei, monsieur, una giovine che tratterebbe en conscience.
— Ma la vo' vedere stasera — diss'io. L'oste mi s'inchinò divotamente, e discese.
— Or sì — gridai — or sì ch'io trionferò di questo maître d'hôtel. E poi?, e poi gli farò vedere ch'io l'ho conosciuto per quel sozzo uomaccio ch'egli è. E poi?, e poi… — Non poteva, a dir vero, farmi merito del mio zelo col prossimo, perch'io mi sentiva tocco troppo nei vivo; né la coscienza poteva sincerarmi che la mia vendetta derivasse dal risentimento generoso della virtù; e me ne vergognai prima di mandarla ad effetto.
Poco dopo capitò la grisette con la sua scatola di merletti.
— Vieni a tua posta — dissi fra me — non comprerò nulla.
La grisette voleva lasciarmi vedere ogni cosa. Io aveva dello svogliato; ed essa mostrava di non se n'accorgere: e, schiudendo il suo piccolo magazzino, mi esponeva dinanzi l'un dopo l'altro tutti quanti i suoi merletti: e spiegavali e ripiegavali ad uno ad uno con mansuetissima placidezza: comperassi, non comperassi, lascerebbe ogni cosa a mia stima. La pover'anima struggevasi (o mi parea) di guadagnarsi un quattrino; né lasciò persuasiva alcuna intentata, e non pareano moine: perch'io mi sentiva attorniato da un non so che di semplice e carezzevole.
Se v'è chi non penda a quella dabbenaggine vereconda la quale fa vista di non avvedersene, e si lascia gabbare, tal sia di lui. Il mio cuore si disacerbò e mi dissuase dal proponimento di non comprare con la facilità con cui m'aveva distolto dal mal talento contro l'albergatore.
«Adunque ti farò io» diceva meco guardandola in viso «ti farò, o poveretta, scontar l'altrui colpa? e se tu sei tributaria di quel tiranno di locandiere, pur troppo! il tuo pane è più scarso.»
Quand'anche io non mi fossi trovato che quattro louis d'or, io non avrei saputo alzarmi a mostrarle l'uscio fino a che io non ne avessi spesi tre in un paio di manichini.
Ma l'oste farà a mezzo con lei. Che mi fa a me? Pago, come tanti altri pagarono prima di me, per un atto a cui mancava ad essi il potere o la volontà.