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Né io aveva peranche provato l'affanno dell'abbondanza; ma, traversando il Bourbonnais, temperatissima contrada di Francia, nel tripudio della vendemmia, allorché la natura profonde in ogni grembo la sua dovizia, e gli occhi dei suoi figliuoli si sollevano per gratitudine al cielo, e la musica comparte allegramente il lavoro, e tutti portano danzando i loro grappoli; ed io ad ogni passo del mio viaggio mi sentiva prorompere e infiammare nell'anima mille affetti per tanti gruppi che mi venivano incontro, ed ogni gruppo m'era liberale di liete avventure.
Dio mio! ne riempirei venti volumi: e ohimè! pochi e brevi fogli appena m'avanzano, e dovrò darne almen la metà alla povera Maria, la quale fu già incontrata dall'amico mio Shandy presso Moulins.
Perché in questo e nel seguente capitolo Yorick tocca un racconto che molti de' suoi concittadini e pochi de' miei hanno letto, io, Traduttore, stimai bene di volgarizzarlo e di frammetterlo qui come segue:
Erano le più dolci note ch'io avessi udito mai: e calai tosto il cristallo per udire distintamente.
— È Maria — dissemi il postiglione, il quale s'avvide ch'io stava attento. — Povera Maria! — e si chinò da un lato, perch'egli stava in linea retta e temeva ch'io non potessi vederla — eccola lì, seduta a quel greppo, sonando i vespri sul flauto, con la sua capretta da canto.
E queste parole furono da quel giovinotto proferite con accento e con volto sì concordi a' moti d'un cuore pietoso, ch'io feci subito voto di dargli una moneta di ventiquattro soldi tosto ch'io fossi a Moulins.
— E chi è la povera Maria? — gli diss'io.
— È l'amore e la pietà di tutto il contado qui attorno — risposemi il postiglione. — Il Sole, tre anni fa, non risplendeva sul viso di veruna fanciulla né più spiritosa, né più amabile di Maria; povera Maria! tu non meritavi che le tue nozze ti fossero interdette per le brighe del curato della parrocchia.
E seguitò a dirmi, come il curalo aveva fatte già dall'altare le denunzie di quelle nozze.
Se non che Maria, che s'era un po' riposata, s'accostò il flauto alla bocca, e ripigliò la sua aria; ed erano le medesime note, ma dieci volte più soavi.
— Questo è l'Ufficio della sera alla Vergine — disse il ragazzo — né si sa chi a lei l'abbia insegnato, né come riesca a sonarlo sul flauto; noi crediamo che il cielo per sua misericordia la ispiri; perché dal dì ch'ella è fuori di sé, pare che non trovi verun'altra consolazione; non si lascia uscire di mano quel flauto, e sona l'Ufficio quasi dì e notte.
La discrezione e l'ingenua eloquenza del postiglione mi costringevano a diciferare certa gentilezza che gli traspariva, superiore alla sua condizione, dal viso; e sarei stato voglioso di sapere la sua storia: ma allora l'anima mia era tutta della sfortunata Maria.
Ci siamo frattanto avvicinati al greppo ove sedeva Maria. Portava un rado guarnellino bianco; e tutti i capelli, da due ciocche in fuori, ravvolti in una rete di seta con alquante foglie d'ulivo bizzarramente intrecciatevi da una banda. Era bella assai! e s'io ho mai provato la piena d'un onesto crepacuore, fu nel punto ch'io la guardai.
— Iddio ti consoli, povera donzella! — esclamò il postiglione. E volgendosi a me, tornò a dire:
— Più di cento messe si sono già celebrate in tanti conventi e nelle chiese parrocchiali del contado per lei; ma senza pro. Talvolta rinviene in se stessa; e noi abbiamo fede che un dì la Vergine la risani; ma i meschini suoi genitori, che la conoscono meglio di noi, non però sono consolati nemmeno dalle speranze; e temono che non riavrà più i suoi sentimenti; mai più.
Com'ebbe il postiglione ciò detto, Maria fece una cadenza sì melanconica, sì affettuosa, e sì querula, ch'io balzai fuor di carrozza a riconfortarla; e nel risentirmi del mio entusiasmo, mi trovai seduto in mezzo a lei e la sua capra.
Maria m'affissò pensosa alcun poco; poi guardò la sua capra, poi me; e poi la sua capra ancora: e così ora l'una ora l'altro.
— Or bene, Maria — le dissi amorosamente — che rassomiglianza ci trovate voi?
Ma e tu, candido lettore, credi ch'io non le feci questa interrogazione se non perch'io sono umilmente convinto che anche l'uomo è una bestia; credimi, e di questo te ne scongiuro, ch'io non avrei lasciato andare una burla intempestiva alla presenza venerabile della miseria; no, quand'anche m'impadronissi di quanta arguzia sgorgò mai dalla penna di Rabelais.
— Addio, Maria! Addio, povera mal'avventurata donzella; non oggi, un dì forse, udrò dalle tue labbra i tuoi guai; — e fui sino ad ora deluso. Intanto ella prese il suo flauto, e mi fe' con esso tal racconto di sciagura, ch'io mi rizzai, e a passi rotti ed incerti me ne tornai adagio adagio alla mia carrozza.