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Però che il vecchio picchiò del manico del suo coltello sul desco, e fu a tutti segnale che s'allestissero al ballo.
E le fanciulle e le donne corsero in fretta alle prossime camere a rannodarsi le trecce; e i giovinotti presso la porta a ripulirsi il viso nella fontana, ed a sbrogliarsi de' loro sabots133; né vi fu chi in tre minuti non si trovasse già bello e lesto sull'aiuola dinanzi alla casa. Il padre di famiglia e la sua donna uscirono ultimi; e mi posero a sedere in mezzo a lor due, sopra un sofà d'erba accanto alla porta.
Fu già, cinquant'anni addietro, il buon vecchio un competente suonatore di viola, ma per allora suonava sufficientemente quanto al bisogno: la sua vecchierella gli faceva tenore canterellando, poi faceva pausa, poi ripigliava la sua canzonetta; e i loro figliuoli e nipoti ballavano tutti quanti davanti ad essi, a quel suono.
Se non che, a mezzo il secondo ballo, nella breve pausa che vi frapposero, gli occhi di tutti s'alzarono; ed immaginai di scorgere ne' loro sembianti certa elevazione di spirito, che non ha che fare con l'esultanza che precede e succede all'innocente tripudio. Parvemi insomma che la religione s'accompagnasse alla danza: ma perch'io, non l'aveva mai veduta in tal compagnia134, l'avrei per certo creduta una delle tante illusioni della mia fantasia che mi divaga come a lei pare e piace ogni sempre, se il vecchio sul finir della danza non mi diceva ch'egli per consuetudine antica, e per regola impreteribile, aveva in tutte le sere della sua vita chiamata dopo cena la sua famiglia a ricrearsi a ballare; perch'io, diceva egli, son certo che un cuore ilare e pago è il ringraziamento migliore che un campagnuolo idiota possa rendere al cielo.
— Non che un dotto prelato — diss'io135.