Ugo Foscolo
Ajace

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA Calcante, Ajace, Guerrieri

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA QUINTA

Calcante, Ajace, Guerrieri

CALCANTE

A che cinto di guerrier t’appressi

Al padiglion del sommo duce?

AJACE

È tenda

O reggia questa? Ecco novelli armati

Minacciar dalla soglia. Omai non deggio

Venir qual pria guerrier sommesso, a duce

Che barbarico fasto e d’assoluto

Signore i modi assume. Odami dunque

Qui favellar da re.

CALCANTE

E andrai tu, o figlio,

Attraverso il civil sangue a ritorti

L’armi che forse... a te solo ei niega?

AJACE

Che la vittoria al sovrumano Ettorre

Il mio brando rapisse, e ch’ei mi basti

Ho testimonj i Greci, i Teucri e il sole.

Ma d’un Eroe l’eterna ombra e le spoglie,

Per cenno degli Dei, reputa il campo

Funeste a Troja; e me liberamente

Acclamando ne veste; e nuovo ardire

Quindi il fuggente esercito rinfranca;

E v’ha un duce che il vieta! Esso in Achille

E in me i popoli spregia; esso che vede

Che ad atterrir possente arte è il disprezzo,

E che al terrore servitú succede.

Amar ben deggio e deplorar gli Achei,

Fidarmi in lor non posso. E chi corrompe

Piú sempre ed arma di superbia e d’ira

Il cor pria magnanimo d’Atride,

Chi, se non tutti noi sempre tra il giogo

E libertà perplessi? Odio, querele,

Nell’avvenir cieca fidanza, i nostri

Schermi son questi. Ma l’insulto mio

Oggi n’è prova che il servaggio cresce,

E v’ha forse chi l’ama. Atride, e i suoi

Abbian tal prova omai, che se ognun trema

In me la patria e la sua forza vive.

CALCANTE

I fati, la tua gloria e il nostro scampo

Stan nell’eccidio de’ Trojani. Impresa

Unica, prima, e al valor tuo commessa

Fu questa sempre, e or piú quando il Pelide

Torna al cielo onde nacque. La fatale

Religïon della sua spada a’ Greci

È necessaria; non a te, cui largo

Fu d’egual possa Iddio. Vero di Troja

Espugnator ti mostra, e al re la via

Dell’assoluto dominar fia tolta.

Tal che il teme non l’ama; altri t’invidia,

E a lui s’attien; tal che di vil favore,

D’oro e di speme s’alimenta, il piaggia,

E il tradisce. Mal in tutti gli altri

Spenta virtú. — Ma e quando amino il giogo

Qual Dio, qual legge ti il dritto a sciorre

Chi in obbedir trova sua pace? Or mentre

È dubbio il danno, un regnator che tante

Schiere corregge da gran tempo, e a cui

La maestà del sommo imperio i cieli

Diero e la forza, affronterai. Se cadi,

Piú poderoso infierirà. Ma intriso

Di cittadina strage, ove tu vinca,

Vincer dèi poscia la licenza e il volgo. —

Ahi burrascosa libertà, deh come

Spesso l’anime eccelse a disperato

Furor strascini!

AJACE

Fortunato vecchio

Quasi dall’alto dell’Olimpo miri

Noi tra i delitti e il sangue, onde sei puro;

E con amor di padre, indarno ahi! guidi

Le nate a delirar menti mortali.

Ma in te pur senti e in tua virtú la pace. —

Io con ben altri sacramenti venni

A questa infausta guerra. Anima e fama,

Toccando le frementi urne degli avi,

Alla patria votai. Splendea negli occhi

Terribil gioja al padre mio: dal capo

Suo venerando il dïadema, ond’ebbe

Gloria di giusto re, trasse e mel cinse.

E a che questa corona, a che il mio brando,

A che la gloria delle mie ferite,

S’io, la mia patria e i miei guerrier, quand’arsa

Troja pur sia, servirem tutti a un solo?...


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License