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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
A che sí cinto di guerrier t’appressi
È tenda
O reggia questa? Ecco novelli armati
Minacciar dalla soglia. Omai non deggio
Venir qual pria guerrier sommesso, a duce
Che barbarico fasto e d’assoluto
Signore i modi assume. Odami dunque
Attraverso il civil sangue a ritorti
L’armi che forse... nè a te solo ei niega?
Che la vittoria al sovrumano Ettorre
Il mio brando rapisse, e ch’ei mi basti
Ho testimonj i Greci, i Teucri e il sole.
Ma d’un Eroe l’eterna ombra e le spoglie,
Per cenno degli Dei, reputa il campo
Funeste a Troja; e me liberamente
Acclamando ne veste; e nuovo ardire
Quindi il fuggente esercito rinfranca;
E v’ha un duce che il vieta! Esso in Achille
E in me i popoli spregia; esso che vede
Che ad atterrir possente arte è il disprezzo,
E che al terrore servitú succede.
Amar ben deggio e deplorar gli Achei,
Fidarmi in lor non posso. E chi corrompe
Piú sempre ed arma di superbia e d’ira
Il cor pria sí magnanimo d’Atride,
Chi, se non tutti noi sempre tra il giogo
E libertà perplessi? Odio, querele,
Nell’avvenir cieca fidanza, i nostri
Schermi son questi. Ma l’insulto mio
Oggi n’è prova che il servaggio cresce,
E v’ha forse chi l’ama. Atride, e i suoi
Abbian tal prova omai, che se ognun trema
In me la patria e la sua forza vive.
I fati, la tua gloria e il nostro scampo
Stan nell’eccidio de’ Trojani. Impresa
Unica, prima, e al valor tuo commessa
Fu questa sempre, e or piú quando il Pelide
Torna al cielo onde nacque. La fatale
Religïon della sua spada a’ Greci
È necessaria; non a te, cui largo
Fu d’egual possa Iddio. Vero di Troja
Espugnator ti mostra, e al re la via
Dell’assoluto dominar fia tolta.
Tal che il teme non l’ama; altri t’invidia,
E a lui s’attien; tal che di vil favore,
D’oro e di speme s’alimenta, il piaggia,
E il tradisce. Mal vedi in tutti gli altri
Spenta virtú. — Ma e quando amino il giogo
Qual Dio, qual legge ti dà il dritto a sciorre
Chi in obbedir trova sua pace? Or mentre
È dubbio il danno, un regnator che tante
Schiere corregge da gran tempo, e a cui
La maestà del sommo imperio i cieli
Diero e la forza, affronterai. Se cadi,
Piú poderoso infierirà. Ma intriso
Di cittadina strage, ove tu vinca,
Vincer dèi poscia la licenza e il volgo. —
Ahi burrascosa libertà, deh come
Spesso l’anime eccelse a disperato
Quasi dall’alto dell’Olimpo miri
Noi tra i delitti e il sangue, onde sei puro;
E con amor di padre, indarno ahi! guidi
Le nate a delirar menti mortali.
Ma in te pur senti e in tua virtú la pace. —
Io con ben altri sacramenti venni
A questa infausta guerra. Anima e fama,
Toccando le frementi urne degli avi,
Alla patria votai. Splendea negli occhi
Terribil gioja al padre mio: dal capo
Suo venerando il dïadema, ond’ebbe
Gloria di giusto re, trasse e mel cinse.
E a che questa corona, a che il mio brando,
A che la gloria delle mie ferite,
S’io, la mia patria e i miei guerrier, quand’arsa
Troja pur sia, servirem tutti a un solo?...