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E a me piú a lungo
Sarà preclusa? Egregi modi in vero
D’un condottier di re! — Olà s’accosti,
Argive guardie, una di voi. — Va; reca
Al tuo Signore che di lui soverchio
Aspettar qui s’è fatto, e che precorri
Odimi, deh! per poco
Indugia almeno il tuo proposto: almeno
Pria rischiara la notte ove ravvolto
Altri sta, e donde ogni tuo passo esplora.
Dell’alto cor d’Agamennon non temo:
Ma un traditor non mancherà che il Sire
Primo aggirando alla perfidia il tragga.
Forse illusi o atterriti il ferro i tuoi
T’immergeranno: a libertà tu forse
Prime e innocenti vittime, tu stesso
Li svenerai...
Periglio;... siegui. — Mi contempli e gemi?
Ahi sciagurati ahi sciagurati Achei! —
Dal re venivi... di pietà confuso
Eri... — Pur taci?
Abbi rispetto!
Io leggo già sul tuo volto smarrito. —
Onta resti a chi teme illustre tomba.
Già i miei fati m’incalzano: se fissa
Han la rovina mia, tu pur che m’eri
E padre e specchio di virtú fra tanta
Comun viltà, tu i fati miei seconda.
L’ara al trono s’appoggia: empi e innocenti,
Leggi ed altar seppellirà s’ei crolla.
Re giusto io bramo e qual pur sia l’onoro:
Ma non sarò di tirannia ministro.
Io gemerò le dolci aure del cielo
Abbandonando; ma i miei dí trascorsi
Fede a me fanno che da giusto io vissi,
Morrò da giusto e lo dirà il futuro. —
Se invan t’esorto, avrai il mio pianto. Addio.