Ugo Foscolo
Ajace

ATTO SECONDO

SCENA UNDICESIMA Ajace, Agamennone

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SCENA UNDICESIMA

Ajace, Agamennone

AGAMENNONE

Signor, m’ascolta. Noi finor divisi

Fummo: te indusse inopportuno zelo

De’ dritti altrui: me non ingiusto orgoglio.

Non parve a me finch’ebbi avverso Achille

Persuaderti alle mie parti, quasi

Debole io fossi. Il tacer nostro acerbe

Parer fa l’ire; ed oltre al ver le narra

Tal cui giova innasprirle. Ch’io paventi

Di te d’altri, nol presumi, io penso;

Ma ch’io t’onori in te medesmo il senti

Che sai quanto il valor pregia il valore.

ti chiedo amistà. Son tale omai,

Che mentre il mondo m’obbedisce e ammira,

Nessun può amarmi; e tu men ch’altri: credi,

Talor non sono io di me stesso amico.

Ma voaperto il tuo sdegno, onde non forse

A te, ben piú che a me, torni funesto.

AJACE

A te, Signor?... Se alle paterne leggi

Tu sei custode; se pietà del nostro

Sangue teco versato e amor di vera

Fama ti vince; a me funesto o a Troja

Sarò...

AGAMENNONE

Ma intanto abbiam trofei le tombe

Che la discordia empia di greche vite:

Cosí il Pelide avverò i fati, e Troja

Cosí atterrò! — prima ebbe la Parca

Con lui tronche le sette, ecco novello

Terror d’augurii: ecco le armate gregge

Pervertite alla fuga; e la sua spada

In mezzo al campo guiderdone eretta

A chi fia piú ribelle, e a te commessa,

A te...

AJACE

Se intendi oppormi insidie vili,

Cessiam; udirti scolparmi io deggio.

AGAMENNONE

Cieco nel tuo valor corri sull’orme

Ov’altri te precipita. i soli

Tuoi settatori: ogni emulo, e il piú torvo...

Se n’hai... tal larva di virtú mostrarti

Può, che per essa ver me reo ti faccia.

AJACE

Consigli odo o minacce? io del divieto

Ragion dianzi ti chiesi.

AGAMENNONE

Agamennone

Minaccia oprando. — Or piena odi ragione:

Nell’arbitrio de’ regi a me quell’armi

Trasferir piacque: altri le merta forse

O lo presume: ivi contendi. Troja

Mai non cadrà, mai per l’acciar d’Achille.

AJACE

Eternamente odierai dunque Achille! —

Ma tue vendette primo ei non assunse

Giovinetto in Epiro? Avea di genti

Nerbo e tesori, e fama e onnipotenza

Tal di valor che attonita la Grecia

Suo lo dominator futuro.

Pur te in Asia seguiva; e me v’indusse

Me difensor di picciol regno, e speme

Unica quasi di cadenti padri.

E chi tentò scettro serbarti e figlia?...

AGAMENNONE

— Che ogn’uom mi versi quel sangue sul volto! —

AJACE

... Fremi?... Obbliate cose io mi credea

Rammentarti, obbliate; e da gran tempo.

Ma e chi volea scettro serbarti e figlia

Se non Achille, Palamede ed io?

Di Marte no; della calunnia preda

Fu Palamede. Poscia il cor d’Achille

Caldo d’amore e di gentil fierezza,

D’atra ingiuria piagasti: orrido amaro

Si fe’ quel cor liberale in pria!

Pur in te, benchè ingiusto, accolta io vidi

La maestà de’ patrii numi; e Achille

Orator tuo m’udí; da me sostenne

Veraci, forti udir regie parole.

E a chi d’avi e d’amor fratello m’era

Per te infido sembrai. — Sdegnosamente

O fratel mio, forse or mi nomi all’ombre

Di lor che teco divorò la guerra!

AGAMENNONE

Pur me fuggivi.

AJACE

E tu il volevi. Cupo

Solitario, assoluto, in te ogni dolce

Senso a studio palliasti. A pochi aperto

Fu il padiglion ch’era a principio albergo

D’accoglienze, di gioja e di conviti,

Ove la fede e l’amor patrio e tutte

Virtú guerriere avean premio ed esempio.

E a che miri? ad estinguere la fiamma

Onde le anime greche arde natura?

Serperà obbliqua torbida. Tendea

Piú che al racquisto d’Elena, e tu il sai,

Questa impresa, a sviar l’armi civili

Sovra barbara terra; e tu l’oltraggio

Tuo vendicando e del fratello, addurle

A concordia potevi ed a’ trionfi:

Che brando e mente e altero animo saldo

Ti dier le sorti; e il tuo mortale aspetto

Spira la luminosa ira di Giove.

Ma le tue doti a noi che pro? per esse

Vedo piú sempre conculcata l’alta

Dignità de’ mortali, e dar lor nome

Di greggia... a te venir dunque io dovea

Ammonitor, complice o servo? — Tutte

Poichè tu il brami, eccoti aperte, o sire,

Le cagion del mio sdegno. — Intanto l’armi

Tremende ad Ilio, e care a’ Greci, e illustri

Al Pelide le stimo; e perchè degno

Men credo, ai re le chiederò. Novello

Rito a me sembra che altro duce regga

Il parlamento, e te lontano, forse

Tal avviso si elegga onde t’incresca...

Ma inviolato a me sarà il decreto

Qual ch’ei pur sia de’ regi: ov’altri il rompa,

A vendicarlo io nuoterò nel sangue.

AGAMENNONE

Signor, te aspetta l’assemblea.

AJACE

Potremo

I nostri fati oggi discerner.

AGAMENNONE

Oggi.


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