Ugo Foscolo
Ajace

ATTO QUARTO

SCENA SESTA Agamennone, Ajace

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SCENA SESTA

Agamennone, Ajace

AGAMENNONE

Va; la mia ti giovi. Il campo io movo

Ver le dardanie rocche; e sarà face

Al sentier mio l’incendio delle tende

De’ prigionieri.

AJACE

O crudelmente astuto!

Ben fuggi il sol; ben nella notte fidi!

Ma non osi assalirmi; e vuoi ch’io stesso

Abbandonando i miei congiunti a morte

Mi palesi tuo servo; o che la plebe

Me traditor sospetti, ov’io col greco

Scempio i Frigii difenda. Or di’: non pende

Sui guerrier nostri che tien Priamo avvinti

La scure e il foco? E me divider pensi

Dall’onor, dalla sposa, e dal mio soglio

Con le fiamme e i cadaveri? Vien dunque

Poichè per mari d’innocente sangue

Nuoti al sommo poter, vieni; e la tua

Fama, e la patria, e te sommergi. — Vedi

A terra il balteo e la vagina. Ignudo

Sempre a’ tuoi sguardi questo acciar baleni

Finchè sicura e libera non sia

La Grecia meco.

AGAMENNONE

Il loco ove perisse

Agamennone atterrirà voi tutti

Ed i figli e i nepoti. — A me il mio scettro.

— Tu Ifigenia reggi i destrieri e l’ira.


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