Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Anton Francesco Grazzini
La strega

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

INTERLOCUTORI NEL PRINCIPIOPROLOGO E ARGOMENTO

 

Questi escono fuori insieme, uno da capo e l'altro da piè della scena, e favellano a un tratto, fingendo di non si vedere e non si udire.

 

PROLOGO. Dio vi salvi, onoratissimi spettatori.

ARGOMENTO. Buon giorno vi dia Dio, uditori nobilissimi.

PROLOGO. Qui semo per recitarvi...

ARGOMENTO. Bonifazio, cittadino fiorentino...

PROLOGO. Chi è costui sì mal creato?

ARGOMENTO. Chi vuol questo insolente di qua?

PROLOGO. Chi sei tu, olà, e che vai cercando?

ARGOMENTO. E tu che fai qui, e come ti domandi?

PROLOGO. Sono il Prologo, e vengo a recitarlo a questi generosi gentiluomini.

ARGOMENTO. E io son l'Argomento, e vengo a farlo a queste belle e valorose donne.

PROLOGO. Non sai tu che 'l Prologo va sempre innanzi alla commedia? Però vattene dentro, e lascia prima dir a me.

ARGOMENTO. Vattene dentro tu, che non servi a niente, e lasciami far l'uffizio mio.

PROLOGO. Tu fusti sempre mai odioso e rincrescevole.

ARGOMENTO. E tu villano e presontuoso.

PROLOGO. Se io ho questo privilegio e questa maggioranza, perché voi tu tormela?

ARGOMENTO. Tu l'hai anco senza ragione; non avendo a far nulla con la commedia, e si può fare agevolmente senza te; e fusti aggiunto alle commedie, non già per bisogno che elle n'avessino, ma per comodo del componitore, o di colui o di coloro che le facevano recitare; e non sei buono se non a scusargli; ma senza me non si può fare in modo niuno.

PROLOGO. E però, non sendo io necessario, e per conseguente chiamato e introdotto sempre nelle scene, è segno che io sono molto caro, e piaccio sommamente alle persone; e poi, per dirne il vero, la maggior parte delle commedie, e massimamente moderne, fa anche senza te; che non ti paressi essere il bel messere, perciocché nelle prime scene del primo atto s'introducono dai componitori migliori alcuni personaggi, che, per via di ragionamento, aprono e manifestano agli uditori tutto quello che è seguito innanzi, e parte di quello che deve seguir dopo nella commedia: e questa è appunto una di quelle commedie che seguita l'ordine che io t'ho detto.

ARGOMENTO. Dunque noi potevamo far senza venirci.

PROLOGO. Sì, tu; ma io bisogna pur che dica a questi cortesissimi ascoltatori il nome della scena, della commedia e di chi l'ha composta.

ARGOMENTO. Se tu non ci hai altro che fare, tu potevi rimanerti a casa. Primieramente la scena si conosce benissimo esser Firenze; non vedi tu la Cupola, bue! edifizio che di grandezza, d'altezza, di bellezza e di maestà avanza e passa quanti ne sono oggi nell'universo? Sapere o non sapere il nome dell'autore non importa niente; sì che tu potevi anche tu fare senza capitarci.

PROLOGO. Non è egli ben fatto coll'esaltare e magnificare gli uditori, umiliandoci e abbassando noi, rendergli benigni e discreti?

ARGOMENTO. Poco importa o niente.

PROLOGO. E chiedendo loro grato e riposato silenzio, farcegli mansueti e attenti?

ARGOMENTO. Tutti son panni caldi; altro bisogna.

PROLOGO. Che diavol bisogna?

ARGOMENTO. Bisogna che la commedia sia allegra, capricciosa, arguta, ridicola, bella e ben recitata.

PROLOGO. Dove sono oggi queste commedie così fatte, e questi buoni strioni?

ARGOMENTO. Bisogna saperle trovare e conoscere i recitanti; e questo consiste nel dar le commissioni a uomini pratichi, intendenti e giudiciosi.

PROLOGO. Orsù, vedrem come questa riuscirà.

ARGOMENTO. Questa non è fatta da principi, né da signori, né in palazzi ducali e signorili; e però non arà quella pompa d'apparato, di prospettiva e d'intermedi che ad alcune altre nei tempi nostri s'è veduto; né anco si può comandar alli strioni, sendo fatta da persone private, da una compagnia di giovani onorati e amatori delle virtù.

PROLOGO. Che voi tu inferire per questo?

ARGOMENTO. Voglio inferire, che ella ha bisogno in questa parte d'esser scusata.

PROLOGO. Anzi merita commendazione, perché non sta bene, non è lecito, e non si conviene che i sudditi e i vassalli competino e gareggino coi principi, e coi signori padroni.

ARGOMENTO. E così pare a me; anzi dico che alle commedie poco belle e poco buone, interviene come a certe donne attempate e brutte, che quanto più si sforzano, vestendosi di seta e d'oro, e con ghirlande e vezzi di perle, e ornandosi, lisciandosi e stribbiandosi il volto, di parer giovani e belle, tanto più si dimostrano agli occhi dei risguardanti vecchie e sozze.

PROLOGO. Non è dubbio che la ricchezza e la bellezza degli intermedi, i quali rappresentano per lo più muse, ninfe, amori, dèi, eroi e semidei, offuscano e fanno parer povera e brutta la commedia.

ARGOMENTO. E di che sorte! veggendosi poi comparirvi in scena un vecchio, un parassito, un servidore, una vedova e una fantesca; bella convenevolezza!

PROLOGO. Che vuoi tu fare? il mondo va oggidì così: bisogna accomodarsi all'usanza.

ARGOMENTO. Un'usanza da dirle voi! Già si solevon fare gli intermedi che servissero alle commedie, ma ora si fanno le commedie che servono agl'intermedi: che ne di' tu?

PROLOGO. Intendola come te in questa parte, ma né tu né io semo atti a riformare i cervelli di oggidì.

ARGOMENTO. So ben io donde viene.

PROLOGO. Donde viene?

ARGOMENTO. Viene che la poesia italiana, toscana, volgare, o fiorentina ch'ella si sia, è venuta nelle mani di pedanti.

PROLOGO. Ohimè! ch'è morta con monsignor della Casa, il Varchi, e Annibal Caro la nostra lingua?

ARGOMENTO. È restata come mosca senza capo.

PROLOGO. Ci è pur l'Accademia Fiorentina.

ARGOMENTO. Accademia?... mi piacque... tu vorresti farmi dire.

PROLOGO. Orsù, lasciamo andar questo ragionamento, e torniamo alla commedia.

ARGOMENTO. Se la commedia nostra non arà né tanta pompa d'apparati né tanta ricchezza d'intermedi, ella arà il principio, il mezzo e il fine tanto distinti l'uno dall'altro che chiaramente saranno conosciuti; né in lei saranno quei discorsi dispettosi e rincrescevoli, né quei ragionamenti lunghi e fastidiosi, e massimamente a solo a solo, né quelle recognizioni deboli e sgarbate, che in molte, molte volte si sono vedute.

PROLOGO. Non osserverà ella il decoro, l'arte e i precetti comici?

ARGOMENTO. Che so io? ella sarà tutta festivola e lieta.

PROLOGO. Non basta; non sai tu che le commedie sono immagini di verità, esempio di costumi e specchio di vita?

ARGOMENTO. Tu sei all'antica, e tieni del fiesolano sconciamente: oggidì non si va più a veder recitare commedie per imparare a vivere, ma per piacere, per spasso, per diletto, e per passar maninconia e per rallegrarsi.

PROLOGO. Si potrebbe anche mandare a chiamare i Zanni.

ARGOMENTO. Piacerebbero forse anche più le loro commedie gioiose e liete, che non fanno queste vostre savie e severe.

PROLOGO. Il poeta vuole introdurre buoni costumi, e pigliare la gravità e lo insegnare per suo soggetto principale, che così richiede l'arte.

ARGOMENTO. Che arte o non arte? che ci avete stracco con quest'arte! l'arte vera è il piacere e il dilettare.

PROLOGO. Il giovamento dove rimane?

ARGOMENTO. Assai giova chi piace e diletta; ma non t'ho io detto che le commedie non si fanno più oggi a cotesto fine? perché chi vuole imparare la vita civile o cristiana, non va per impararla alle commedie, ma bene leggendo mille libri buoni e santi che ci sono, e andando alle prediche, non pur tutta la Quaresima, ma tutto quanto l'anno, i giorni delle feste comandate, di che abbiamo assai a ringraziar messer Domenedio.

PROLOGO. Io non voglio che noi entriamo ora in sagrestia, perché né il tempo né il luogo lo richieggono, ma dico bene che l'osservanza dei precetti antichi, come ne insegna Aristotile e Orazio, sono necessarissimi.

ARGOMENTO. Tu armeggi, fratello: Aristotile e Orazio videro i tempi loro, ma i nostri sono d'un'altra maniera: abbiamo altri costumi, altra religione e altro modo di vivere, e però bisogna far le commedie in altro modo; in Firenze non si vive come si viveva già in Atene e in Roma; non ci sono schiavi, non ci si usano figliuoli adottivi, non ci vengono i ruffiani a vender le fanciulle, né i soldati dal d'oggi nei sacchi delle città o de' castelli pigliano più le bambine in fascia, e allevandole per lor figliuole, fanno loro la dote, ma attendono a rubare quanto più possono, e se per sorte capitasser loro nelle mani; o fanciulle grandicelle o donne maritate (se già non pensassero cavarne buona taglia), terrebbero loro la virginità e l'onore.

PROLOGO. Le persone dotte e discrete accomodano in guisa le loro invenzioni e favole secondo l'arte, che non si può loro apporre.

ARGOMENTO. Tu l'hai con questa dottrina e con questa arte. Questi tuoi dottori e artefici fanno un guazzabuglio d'antico e di moderno, di vecchio e di nuovo, a tal che le loro composizioni riescono sempre grette, secche, stitiche e sofistiche di sorte che elle non piacciono quasi a persona, come s'è veduto mille volte per esperienza.

PROLOGO. Sì di' tu; gli uomini che sanno non la intendono così.

ARGOMENTO. Tu vorresti che quelle gentildonne, che son venute per ricrearsi e rallegrarsi, stessero attonite e confuse, vedendo una favoluccia pedantesca, che tenesse di predica o di sermone, da non fare altrui né riderepiagnere?

PROLOGO. Questi valentuomini restarebbero soddisfatti loro, riconoscendo in quella l'arte e i precetti comici.

ARGOMENTO. Tu sei bene giovane! questi valentuomini non sono venuti qui per vedere e udire la commedia.

PROLOGO. O perché ci sono venuti?

ARGOMENTO. Per vedere e contemplare la immensa bellezza, la somma leggiadria e la divina grazia di queste nobilissime ed onestissime giovani donne, madonne e signore; di maniera che la commedia passerà invisibile agli occhi e agli orecchi loro.

PROLOGO. Al nome di Dio, io vorrei sempre andarmene con l'opinione di coloro che sanno.

ARGOMENTO. Cotesto sarebbe ben fatto, ma tu te ne vai con quella di coloro che ti pare che sappiano, con quella de' sofisti, e t'inganni. Ma vedi coloro, che di già escono fuori!

PROLOGO. Fia buono dunque che noi diamo loro luogo e torniamo dentro.

ARGOMENTO. Sì, che noi abbiam fatto una lunga cicalata.

 


 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License