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Anton Francesco Grazzini La strega IntraText CT - Lettura del testo |
VIOLANTE. Venitene, madre mia, col nome di Dio.
SABATINA. Sì: io vengo, io vengo.
VIOLANTE. Fate pure a bell'agio.
SABATINA. Uh! uh! figliuola mia, io sono stata per isguiggiare una pianella, e per rompermi una gamba, che era molto peggio.
VIOLANTE. In buon'ora: che volle dire?
SABATINA. Le cosce, che mi si ripiegon sotto.
VIOLANTE. Da che viene?
SABATINA. Dagli anni, dagli anni: nacqui troppo tosto. Naffe! questa vecchiaia ne viene con tutti i difetti.
VIOLANTE. Come s'ha a fare? non bisogna nascerci, chi non vuol invecchiare.
SABATINA. E però si dice che la vecchiaia è un male desiderato da ognuno, e la giovinezza un bene non conosciuto da persona che lo possegga.
VIOLANTE. Uh, uh! monna Sabatina, voi mi parete una dottoressa. Oh! voi sputate tutte sentenze.
SABATINA. Domine anche, se io ci sono stata più di sessant'anni in questo mondaccio, e sempre praticato con persone accorte!
VIOLANTE. Buon per voi, e buon pro vi faccia.
SABATINA. Caso sarebbe essere giovane e bella come sei tu!
VIOLANTE. E perché?
SABATINA. Per trovarmi qualcosa al mondo.
VIOLANTE. Uh, uh, in buon'ora, che mi dite voi?
SABATINA. Non lo pigliare in mala parte.
VIOLANTE. Infine, voi fate come la pasta del gran calvello, che quanto più si rimena tanto più raffinisce altrui fra le mani.
SABATINA. Stasera a veglia, figliuola mia, ti vo' fare intendere cose che ti piaceranno; ma andianne ora, che noi non fussimo tardi.
VIOLANTE. Voi dite il vero; poiché noi semo giunte alla porta, entriam, che Dio ci aiuti.