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Anton Francesco Grazzini La strega IntraText CT - Lettura del testo |
BARTOLOMEA. O Bonifazio, camminiamo, che mi par vederlo.
FARFANICCHIO. Anzi, vi vorrebbe per suo campione.
VERDIANA. Egli è desso, e ha indosso l'armadura.
BONIFAZIO. Appunto giugneremo a tempo.
FARFANICCHIO. Senza dubbio.
TADDEO. Chi son costoro che ne vengon sì ratti verso noi?
FARFANICCHIO. È vostra madre e vostro zio.
TADDEO. Tu di' il vero, per mia fé.
BARTOLOMEA. O Taddeo, figliuol mio, che pazzia è questa?
BONIFAZIO. Tu hai così l'arme?
TADDEO. I militi par miei come hanno a ire a trovar i nimici?
BARTOLOMEA. Non dicesti tu d'aspettare?
BONIFAZIO. Non m'hai tu promesso di star tutta questa settimana?
TADDEO. O zio, o mia madre, voi vedete: io ho disposto che questa spada mi dia il pane, e che la guerra mi nutrichi.
BARTOLOMEA. Tu hai male di troppo bene.
BONIFAZIO. Tu non sai ancora che cosa ella si sia.
TADDEO. Ahi, ciel turchino! come diavol nollo so? Il soldato va alla guerra, mangia male e dorme in terra.
BONIFAZIO. Non è niente?
BARTOLOMEA. Ti par poco cotesto? e sapete se egli è uso ad essere servito!
VERDIANA. Ditelo a me! egli vuol il letto caldo infino di maggio.
TADDEO. Io saperrò anche, quando bisognerà, mangiar vestito all'acqua e al vento, e dormir ritto e allo scoperto.
BARTOLOMEA. Figliuol mio, tu non sei avvezzo ai disagi.
FARFANICCHIO. E massimamente i par suoi.
BONIFAZIO. Io dico che, se tu avessi provato un tratto la guerra, che tu parleresti d'un altro linguaggio.
TADDEO. Voi mi credete sbigottire: e' vi vanno tanti signori, tanti cavalieri, tanti cortigiani e gentiluomini...
BARTOLOMEA. Te lo concedo, ma essi sono d'altra fatta che non sei tu.
TADDEO. Deh, porca nostra, vostra sosta! io non conosco uomo sotto la cappa del sole che sia da più di me, quando io ho questo spadone in mano.
BONIFAZIO. Riniego la fé che, se si dà un tratto all'arme, tu non tremi a verga a verga.
BARTOLOMEA. E se egli vede una volta i nimici in viso...
FARFANICCHIO. Cacherassi nelle calze.
VERDIANA. Tu non dicesti mai meglio.
TADDEO. Io debbo esser forse un di quegli soldati all'antica, che nelle guerre di Pisa facevano sonare l'Avemaria, quando si aveva a trarre? la bombarda ha fatto il buco: io dico che io ho un cuore come un dromedario.
FARFANICCHIO. Odi qua!
BARTOLOMEA. Taddeo mio, se tu mi sei storpiato o morto, come farò io poi?
BONIFAZIO. Alla guerra non ne nasce.
VERDIANA. Così dice il proverbio.
TADDEO. Chi ha paura di panico non semini passere.
FARFANICCHIO. O bel detto! imparate, giovani innamorati!
BONIFAZIO. Infine, tu non vuoi esser l'uccello del campo.
TADDEO. Doh, Roma cieca! se non fosse stato che voi mi sete zio, al sangue di Cuio, io vi tagliava, Bonifazio, con uno stramazzone, le cosce di netto, e imparavate a favellare.
BARTOLOMEA. Ohimè! figliuol mio dolce, temperati, temperati.
BONIFAZIO. Ah, ah, nipote mio caro, tanto male a un solo? ogni cosa dico per tuo utile e per tuo bene.
TADDEO. Questo spadone è stato per isverginarsi.
BARTOLOMEA. Tu hai scelta la tua arme.
TADDEO. Questa è l'arme di mio padre: e mi ricorda, per l'assedio, che egli era dello squadrone de' vecchi per lo Gonfalone del bue, che io andava seco, che io era un fanciullo, a riveder le sentinelle, e a questa foggia andava armato.
BARTOLOMEA. Una bella foggia!
FARFANICCHIO. Sì, per mia fé.
TADDEO. Non sapete voi che si dice: Arme certa alla bandiera? Io con questo spadone in mano farò ruote intorno alla insegna, che Dio ne guardi le bisce, picche e stinchi sgretolando, braccia e capi tagliando, uomini attraverso e cavagli.
VERDIANA. Padrona, abbianci cura.
TADDEO. Non temer no, Verdiana, che io non sono adirato.
BARTOLOMEA. Vien qua, Taddeo, io vo' che tu facci a mio senno.
TADDEO. Non pensate di darmi più lunghe, né stormi dalla impresa, perché io ho speranza di tornare o capo di squadra o colonnello il meno.
BONIFAZIO. Caso è se tu capiterai per mala via...
TADDEO. Non dubitate, che io so: farò onore alla casa.
BARTOLOMEA. Santa Barbara ti cavi cotesta maladizione della testa.
TADDEO. Mia madre, state allegra, perché io mi sono botato d'arrecarvi una soma di Luteriani.
BARTOLOMEA. Eh, eh, figliuolo mio, ascolta chi ti ricorda il tuo bene e la tua salute.
TADDEO. Io sono risoluto: datemi pure la vostra benedizione.
FARFANICCHIO. Se non par ch'egli abbia a ire alle forche!
BARTOLOMEA. Ohimè! figliuol mio, non piaccia a Dio né voglia.
BONIFAZIO. Orsù, rizzati, sta' su, Taddeo!
TADDEO. Non più cerimonie; Farfanicchio, vien via, camminiamo al paese.
FARFANICCHIO. Eccomi, signor sì.
BONIFAZIO. Ascoltami venti parole, se ti piace.
BARTOLOMEA. Deh sì, che 'l Signor ti benedichi.
TADDEO. Dica, orsù, ch'io son contento.
BONIFAZIO. La guerra, se tu nollo sapessi, è la peggior arte che si possa fare, poiché per sì poco prezzo si mette a ripentaglio la vita cento volte il dì, che è la più cara e la più nobil cosa che noi abbiamo al mondo. Ma lasciamo questo, e odi: due sorte di persone ne fanno manco male dell'altre: l'una sono principi, signori, baroni e gran maestri, perché, sendo nobili e ricchi, hanno gradi sempre e danari assai, dove possano tener cavagli e gente che gli servino, onde vengono a patir meno; l'altra sono uomini poveri, falliti, condannati, rovinati, e disperati, che poco peggio possono stare di quello che si stanno. Tu, non sendo di quei primi né di questi ultimi, vieni a esser nel numero di coloro che ragionevolmente debbano odiare e fuggire la guerra come la peste.
BARTOLOMEA. Odi, odi, Taddeo?
VERDIANA. Ascolta, ascolta chi ti dice il vero.
BONIFAZIO. Tu sei solo e ricco nel grado tuo, avendo case e poderi buoni e ben forniti, danari in sul Monte e in sul banco. Tua madre non ha altro bene che te: comandi, e sei servito e imboccato come un passerotto.
TADDEO. Bene è vero questo che voi mi dite.
BARTOLOMEA. Dunque a che fare ire abbacando al soldo, potendo star benissimo a casa tua?
VERDIANA. Noi nollo guardiamo a mezzo.
BONIFAZIO. Alla guerra si patisce caldo, freddo, fame, sete e sonno; dormesi il più delle volte coll'arme indosso, e sopra lo spazzo; e spesso, quando altri si vorrebbe riposare, bisogna fare alto e camminare, ire alle scaramucce, o far le guardie; e se per disgrazia tu ammalassi, lasciamo andare i medici e le medicine, nonché altro, non puoi avere del pane e dell'acqua.
TADDEO. Come? non v'è egli del marzapane, del trebbiano, dei zuccherini e delle mele cotte?
BONIFAZIO. Nulla di questo mondo: non pure una susina o uno spicchio di melagrancia, da spruzzarsi la bocca.
TADDEO. Cagna baiardo! Oh! io mi sbigottisco.
FARFANICCHIO. Odi i bru.
TADDEO. E se non fusse l'amore che m'assassina, io non v'andrei a patto veruno.
BARTOLOMEA. Se tu avessi avuto tanta pacienza quanto tu ci promettesti...
TADDEO. Che volete voi ch'io faccia se 'l martel lavora?
BARTOLOMEA. Io ti dico che, per tutta questa settimana il più lungo, la Geva sarà tua sposa.
TADDEO. E suo padre ne sarà contento?
BARTOLOMEA. Non cercar altro; a te basta averla per moglie, ed ella stessa te ne pregherà.
BARTOLOMEA. Oh, che benedetto sii tu mille volte!
TADDEO. Ma se io aspetto e noll'ho poi?
BARTOLOMEA. Di bel patto fa' ciò che ti vien bene.
TADDEO. Andronne alla guerra, e se io non vo...
TADDEO. La darò pel mezzo a casa le mondane.
BARTOLOMEA. Così facess'ella figliuoli!
TADDEO. Come non farà figliuoli?
BARTOLOMEA. All'altro marito non ne fece ella mai.
TADDEO. Sta molto bene, se voi mi volete agguagliare a lui che era un cotal tristanzuolo, sparuto, disutile, che non aveva tanta gina che si mettessi la mano a bocca.
VERDIANA. Egli dice bene il vero, che egli non era altro che un po' di merda in su due fuscellini.
TADDEO. Riniego il mondo che, se io le metto il branchino addosso, le farò stralunare gli occhi che parrà proprio che ella dia i tratti; e voglio essere squartato a coda di mula, se io non fo di maniera che voi vi rammaricherete di tanti nipotini.
BONIFAZIO. Tu odi, Bartolomea.
BARTOLOMEA. Piacessi a Dio! io non credo che venga mai quell'ora ch'io vegga di lui figliuoli.
TADDEO. Non dubitate, mia madre, che io ho una schiena tutta piena di bambini: pure che io abbia la Geva.
BARTOLOMEA. La Geva sarà tua.
TADDEO. E la guerra sia di chi la vuole.
FARFANICCHIO. Noi stian freschi.
BARTOLOMEA. Lodato sia il Signore.
VERDIANA. E la Vergine sua madre.
TADDEO. Da' qua la mano, Farfanicchio, che io vo' fare uno scambietto per l'allegrezza.
FARFANICCHIO. Ah, ah, padrone, vostra signoria nella strada?
BARTOLOMEA. Andianne in casa, che tu ti disarmi.
FARFANICCHIO. Apri tosto, Verdiana.
TADDEO. Passate là, zio; entrate, mia madre; Farfanicchio vieni.
FARFANICCHIO. Sì, che la guerra è fornita.
VERDIANA. E l'accordo è fatto: forcuzza, impiccatello!