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Anton Francesco Grazzini
La strega

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Scena settima - Fabrizio, Orazio giovane

 

FABRIZIO. Oh, noi abbiam penato tanto.

ORAZIO. Cicala, cicala, il tempo passa.

FABRIZIO. Oh, quel consiglio che tu m'hai dato, mi piace!

ORAZIO. Non t'ho io trovato un modo buono da far restar contenti Bonifazio, monna Bartolomea e Taddeo?

FABRIZIO. Ottimo, dico io, senza pericolo e riuscibile; e maggiormente che tu me ne aiuterai con tuo padre.

ORAZIO. S'intende; ma può egli esser però che tu abbi cavato cento ducati per cotesta via? tu sei fuori d'ogni fondo.

FABRIZIO. Se io ho quest'altri da Luc'Antonio, io voglio che sien tuoi.

ORAZIO. Basta che noi facciamo a mezzo; ma, se io entro in casa, mio danno poi se mi manca cosa alcuna.

FABRIZIO. Come noi abbiam desinato, tu ti leverai cotesta barbuzza, muteratti vestimenti, e andrencene a casa tua di compagnia, e io ti mostrerò a tuo padre, faren quella faccenda, e io me ne andrò a fare il parentado.

ORAZIO. Appunto, sta bene ogni cosa; andianne in casa, che noi aren fatto dilungare loro il collo.

FABRIZIO. Abbiano pacienza per questa volta; ma dove vai tu?

ORAZIO. Voglio che noi andiamo dall'uscio di dietro, donde stamattina usci' fuora, perché io ho la chiave; dove costì dinanzi aremmo a picchiare.

FABRIZIO. Non importa, andian donde ti piace.


 

 




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