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Antonio Labriola In memoria del manifesto dei comunisti IntraText CT - Lettura del testo |
Saint-Simon e Fourier, tuttoché non riprodotti nel tenore delle loto idee, né imitati nell'andamento delle loro trattazioni, rimanevano, per tale elevazione teoretica, come giustificati ed inverati. Ideologi ambedue, essi aveano per anticipazione di singolare genialità superata dentro di sé l'epoca liberale, che nell'orizzonte loro culminava nella Grande Rivoluzione. Il primo capovolse la interpretazione della storia dal diritto all'economia, e dalla politica alla fisica sociale, e, in mezzo a molte incertezze d'intendimento idealistico e d'intendimento positivo, trovò quasi la genesi del terzo stato. L'altro, per ignoranza di particolari, o in genere non noti ancora, o da lui trascurati, e per esuberanza d'ingegno non disciplinato, fantasticò una gran sequela di epoche storiche, vagamente distinte e contrassegnate per certi indici del principio direttivo delle forme di produzione e di distribuzione. E si argomentò poi di costruire una società in cui le presenti antitesi sparissero. Di queste antitesi scovrì, con acume di genialità, e studiò con amore una principalmente: il circolo vizioso della produzione; concorrendo in ciò, senza saperlo, col Sismondi, che nel medesimo tempo, con altro animo e per altre vie, per l'esempio delle crisi e pei denunciati inconvenienti della grande industria e della spietata concorrenza, timido dichiarava il fiasco della scienza economica, appena e da poco arrivata a compimento. Dall'alto della serena meditazione del mondo futuro degli armoniosi, Fourier guardò con sereno disprezzo la miseria dei civilizzati, e scrisse tranquillo la satira della storia. Ignari così l'uno come l'altro, perché ideologi, dell'aspra lotta che il proletariato è chiamato a sostenere, prima di metter termine all'epoca dello sfruttamento e delle antitesi, divennero, per bisogno subiettivo di conchiudere, l'uno progettista e l'altro utopista1. Ma per divinazione afferrarono alcuni lati notevoli dei principii direttivi della società senza antitesi. Il primo concepì nettamente il governo tecnico della società, senza dominio dell'uomo su l'uomo; e l'altro, cioè Fourier, indovinò, intravvide e presagì, attraverso a tante e tante stravaganze della sua lussureggiante e irrefrenata fantasia, non pochi aspetti notevoli della psicologia e della pedagogica di quella convivenza futura, nella quale, secondo l'espressione del Manifesto: il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti.