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Antonio Labriola
In memoria del manifesto dei comunisti

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Di qui la incoerenza e la inconsistenza dei partiti, di qui le facili oscillazioni dalla demagogia alla dittatura, di qui la folla, la turba, l'infinita schiera dei parassiti della politica, e poi dei progettisti, dei fantastici e degl'inventori d'idee. Rischiara di luce vivissima questo singolare spettacolo uno sviluppo sociale impedito, ritardato, intralciato e perciò incerto, l'acuto ingegno, che se non è sempre frutto ed espressione di molta e vera coltura moderna, reca però in sé, per vecchio abito di millenare civiltà, l'impronta di un raffinamento cerebrale quasi insuperabile. L'Italia non fu, per ragioni ovvie, terreno proprio di una autogenetica formazione di idee e di tendenze socialistiche. Filippo Buonarroti, italiano, da amico già del minore dei Robespierre divenne il compagno di Babeuf, e fu poscia più tardi il rinnovatore del babuvismo nella Francia di dopo il 1830! Il socialismo fece la sua prima apparizione in Italia ai tempi della Internazionale, nella confusa e incoerente forma del bakuninismo; e non come movimento di massa proletaria, ma anzi come di piccoli borghesi, di déclassés e di rivoluzionari per impulso e per istinto1. Di recente, in questi ultimi anni, il socialismo vi si è andato fissando e concretando in una forma che riproduce, con molta incertezza però, ossia con poca precisione, il tipo generale della democrazia sociale2.Ebbene, in Italia, il primo segno di vita, che il proletariato abbia dato di sé, è consistito nelle sollevazioni dei contadini di Sicilia, alle quali altre dello stesso tipo ne tennero dietro sul continente, ed altre assai probabilmente ne succederanno in seguito. Non è ciò assai significativo?

 

 




1 Diverso fu il caso della Germania. Ivi, di dopo il 1830, il socialismo venuto di fuori si diffuse come corrente letteraria, e subì le alterazioni filosofiche di cui Grün fu il rappresentante tipico. Ma già prima che apparisse la nuova dottrina, il socialismo proletario avea raggiunto nella persona, nella propaganda e negli scritti del Weitling una forma di notevole e caratteristica originalità. Come Marx diceva nel «Vorwärts» (Parigi) del 1844, era quello il gigante in culla.



2 Ciò molti chiamano marxismo. Il marxismo è, e rimane dottrina. Né da una dottrina piglian sostanza e nome i partiti. «Moi je ne suis pas marxiste» diceva - indovinate - proprio Marx in persona!






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